LA FINANZA ITALIANA NELLA PIOVRA TEDESCA

LA FINANZA ITALIANA NELLA PIOVRA TEDESCA LA FINANZA ITALIANA NELLA PIOVRA TEDESCA Soldi e misteri negli anni della Grande Guerra ^^^^^^^^ ■ HI l'ha detto che i soldi non hanjjBf no odore? Stando a campagne di JSg ^ stampa che si ripetono regolar- fC%1 1 mente sembra che talvolta, nell'e- «9 ■ volversi delle vicende storiche e politiche di un Paese, si possa scote prire come i quattrini venuti da oltre frontiera, o meglio da deterHH minate nazioni, assumano un 1 H I odore sgradevole. 0 meno grade- Yt^ J vole di altri. ^Bk. jA E questa scoperta - che avviene ^^•w quasi sempre all'improvviso - in^^^^^^^^ ■ nesca virulentissime polemiche, cascate di accuse e sospetti. Proprio come è avvenuto - nel Regno d'Italia - in concomitanza con lo scoppio della «grande guerra» che ci vede prendere le distanze da quella Triplice Alleanza con l'Austria e la Germania alla quale ci si era vincolati sin dal 1892. Per approdare nel maggio del 1915, dopo un periodo di neutralità di dieci mesi, all'intervento a fianco dell'Intesa, contro i nostri ex alleati. Il nostro «esfiltrarsi» dall'Alleanza e l'intervento in guerra danno vita, nel corso dei mesi che vanno dall'estate del 1914 alla primavera del 1915, ad una rilettura dei decenni passati che - scrive lo storico Enzo Collotti - è condotta «tutta in funzione della ricerca di una legittimazione per motivare e giustificare le scelte del presente... il dilagare delle manifestazioni di odio antitedesco ancor prima di essere espressione di stati d'animo popolari... furono espressione di una campagna propagandistica, orientata a convogliare il consenso alla guerra e a giustificare le scelte del governo italiano». E' in questo ambito che rapporti economici e industriali, scambi scientifici e commerciali consolidati con la Germania guglielmina vengono improvvisamente messi sotto accusa. E' come se, al di là dell'immediata ostilità verso il nemico più diretto, l'Austria, polemisti e saggisti scoprissero all'improvviso il peso che la finanza tedesca aveva avuto e continuava ad avere nelle attività economiche e produttive italiane di quel tempo. Colossi della finanza e appalti regolarmente concessi a ditte germaniche, joint-venture industriali e regolari rapporti commerciali vengono passati al setaccio da uno zelantissimo ma tutt' altro che obiettivo stuolo di improvvisati analisti economici. Tra questi, due personaggi - che negli anni del fascismo giocheranno ruoli non secondari in tragiche vicende - si segnalano per la tempestività con cui danno alle stampe due libelli virulentissimi contro la penetrazione finanziaria e industriale tedesca. I due sono Ezio Maria Gray e Giovanni Preziosi che, nei rispettivi volumetti Germania in Italia e La Germania alla conquista dell'Italia, delineano i finanzieri di Berlino come una piovra che, agli ordini dello Stato Maggiore prussiano, ha stretto con diabolica abilità e grandissima riservatezza i suoi tentacoli sulla vita finanziaria della nostra penisola. Al centro della piovra tedesca in Italia stanno - raccontano i diversi autori - i proconsoli di Berlino rinserrati negli uffici della Banca Commerciale Italiana. Joel e Toeplitz, rispettivamente consigliere delegato e direttore generale, sono investiti di accuse per non aver avuto la sensibilità - non appena la Germania è entrata in guerra - di dimettersi dalle numerose cariche che occupano in aziende e industrie italiane. Dimissioni che libererebbero i consigli di amministrazione delle stesse dalla noiosa presenza di coloro che pure rappresentano parte rilevante dell'azionario se non decisivi investitori. Poiché non funzionano i richiami alla sensibilità, la polemica scende a insinuazioni più velenose: una di queste, rivolta agli uomini della Commerciale nei mesi della neutralità, è quella di rifornire la Germania, attraverso aziende italiane e altre associate, di materie prime e materiali strategici sotto embargo. Rifornimenti che peraltro anche altre numerose industrie italiane (non controllate dalla Commerciale) provvedono a non far mancare, traendo da questa attività ingenti guadagni. Altre accuse riguardano la presenza del commentatore Otto Joel al vertice di aziende che forniscono impianti di decisiva importanza per l'apparato militare italiano. Paradossalmente anziché scorgere l'insipienza di chi, nel ministero della Guerra italiano, ha affidato l'elettrificazione delle nuove fortificazioni a Exilles in Piemonte ma soprattutto in Veneto al colosso tedesco Aeg che ha il commendatore Joel come suo consigliere delegato in Italia, si chiede allo stesso di sgombrare il campo, passando la mano ad altri che - in nome del conflitto imminente - faranno affari da capogiro. Il procedere delle polemiche via via che si scandisce il conto alla rovescia verso l'intervento italiano - s'accelera e il passo dall'accusa di violazione dell'embargo a quello di spionaggio è breve: e molti dei polemisti lo compiono. Sostengono che le «fiches d'informations» alle quali la banca di Joel e Toeplitz ricorre per disporre di dati completi e aggiornati sulle attività dei propri clienti sono una forma di spionaggio camuffato da ricerca statistica: «Raccogliendo queste schede - sostiene E. M. Gray nel suo libro del 1915 - che la maggior parte delle ditte si affretta a riempire, la Banca Commerciale è a perfetta conoscenza della produzione italiana, dei suoi sbocchi, della sua potenzialità economica, dei suoi bUanci, delle sue specializzazioni produttive: ha in mano - insomma tutto l'organismo tecnico, finanziario e commerciale dell'Italia. A che cosa può servirle?». La risposta di Gray è perentoria: serve ad alimentare gli archivi dello spionaggio di Berlino e ad aggiornare i dati dello Stato Maggiore tedesco che, in caso d'invasione dell'Italia, avrà una mappa aggiornatissima su dove razziare «viveri, bestiame, minerali, tessuti, granaglie». Alla fine s'ottiene la testa di Joel che nel 1894 era stato, assieme a Federico Weil, il fondatore della Comit. Toeplitz, legato a Joel da vincoli di parentela, gli subentra al vertice della Commerciale dove rimarrà sino alla fine degli Anni 20. Nato a Varsavia, ebreo poi convertitosi al cattolicesimo, Giuseppe Toeplitz sposa, dopo la morte della prima moglie, la contessa Anna de Gran Ry, l'affascinante attrice polacca Edwige Morowska: qualcuno - Maurizio Blondet ne Gli Adelphi della dissoluzione - ha recentemente sostenuto che questo legame di vita abbia rafforzato il collegamento del banchiere ad una rete cospirativo-esoterica radicata in quel di Mosca. Fantasie, naturalmente, sugli infiniti complotti che reggerebbero il mondo: palleggiato, come una giocosa sfera, da un tentacolo all'altro dell'invisibile piovra che governerebbe il destino dei popoli. Oreste del Buono Giorgio Boatti . [J.; La Banca Commerciale: ai suoi vertici, fra anni Dieci e Venti, Joel e Toeplitz Joel e Toeplilz, ai vertici della Commerciale, sotto accusa: le «fiches d'informaiions» sui clienti sono una forma di spionaggio prò Berlino C'è chi collega il banchiere polacco a una rete cospirativa radicata a Mosca. Fantasie sui complotti che reggerebbero il mondo Testi da leggere G. Preziosi La Germania alla conquista dell'Italia Roma 1915 E. M. Gray L'invasione tedesca in Italia, 1915 Guerra senza sangue Firenze 1916 E. Collotti I tedeschi, in I luoghi della memoria a cura di M. Isnenghi, Roma-Bari 1997 M. Blondet Gli Adelphi della dissoluzione. Milano 1994