AMORI TRA DONNE PICCOLI PECCATI

AMORI TRA DONNE PICCOLI PECCATI AMORI TRA DONNE PICCOLI PECCATI Percorsi deWomosessualità femminile EGGENDO il corposo saggio di Paola Lupo, Lo specchio incrinato. Storia e immagine dell'omosessualità femminile viene spontaneo constatare che nemmeno con l'omosessualità le donne, nel corso della storia, abbiano potuto raggiungere vette di supremo splendore. Se infatti a Oscar Wilde la condanna a due anni di prigionia per omosessualità aveva permesso di creare la Ballata del carcere di Reading, pubblicata nel 1898, il cui successo forse lo ripagò almeno post mortem delle sofferenze e delle umiliazioni subite per le sue inclinazioni sessuali, le vicende delle donne che nel corso della storia hanno amato altre donne sembrano essere state molto meno interessanti. Intanto, invece di dichiararle colpevoli di un abominevole peccato, cosa che avrebbe almeno solleticato l'interesse e la morbosa curiosità degli storiografi, la legge si limitava a considerarle come persone gravate da una sorta di peccato veniale. Il vescovo di Avila del XV secolo, Alonso To stado, scriveva che «le donne non possono raggiungere l'orgasmo fra di loro» sottintendendo il non trascurabile fatto che non violassero «a differenza degli uomini, l'intenzione procreativa insita nell'atto sessuale disperdendo il loro seme». In questo modo, «il peccato fra donne» non era né di ostacolo alla società né alla natura e, nel corso dei secoli, è sempre esistito, più o meno alla luce del sole, prevalentemente difeso tra le accoglienti pareti domestiche o, più volentieri, dei monasteri. La verità è che le donne, obbligate dal Talmud a controllare la propria impurità, a portare il velo e a non fermarsi per strada a chiacchierare, condannate a stare a casa ad aspettare che i propri mariti tornassero dalle fatiche dei viaggi e delle guerre, e caldamente scoraggiate ad esercitare qualsiasi forma di lettura o studio poiché, come ricorda Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi, se proprio «vogliono essere istruite in qualche cosa interroghino i loro mariti a casa perché è indecente che una donna parli in un'assemblea», devono avere capito molto presto che era più salutare tentare di chiudere fuori un mondo che le opprimeva rifiutandole piuttosto che farsi dilaniare. Ma invece di proseguire il civilissimo esempio dei tiasi dell'antica Grecia, in cui giovani e nobili fanciulle venivano educate alla musica, alla poesia e alla bellezza da donne con l'in- telligenza di Saffo non solo allo scopo di prepararle a svolgere degnamente la funzione di spose e madri ma anche per una libera scelta di diletto e sentimenti, qualcosa nel corso della storia è andato storto. Solo nella Roma augustea il principio del piacere femminile, anche se pesantemente dileggiato nelle satire di Marziale e Giovenale, è coinciso con una mai più raggiunta indipendenza economica delle donne, sposando le quali si ottenevano preziose alleanze politiche, necessarie al mantenimento della pace. Più avanti, nei secoli bui, si è invece ritornati ad uno stato di torpore, in cui il ruolo del¬ la donna è quello di «tacere, oppure, se parla, deve limitarsi a rispondere; meglio ancora se piange e supplica». Gli amori femminili, comunque, hanno continuato ad esistere e qualche volta sono stati anche repressi, ma mai, curiosamente, collegati ad atti di stregoneria, forse perché questo tipo di condanna era già stato sufficiente ad eliminare un buon numero di donne scomode. Solo molto più tardi, nella Parigi del Settecento, qualche artista della Comédie e dell'Opera (l'attrice Francgise Rancourt e la cantante Sophie Arnoult) arrivò a non fare mistero dei propri gusti perché, come nelle migliori ballate femministe degli Anni Settanta, «se non fosse per (...) il "fatale istinto" della riproduzione, nessuna donna con un po' di raziocinio sarebbe disposta ad affrontare gli effimeri piaceri e i numerosi persistenti dolori dei rapporti con gli uomini». Ma Parigi non era il mondo, così pieno di piccoli, violenti soprusi e la storia, tristemente, sembra non essere riuscita ad insegnarci altro che per stare bene con se stessi è preferibile, oltre che più facile, scegliere il proprio simile piuttosto che confrontarsi con l'Altro, diverso da sé. Chiara Simonetti Dai Greci a oggi: nel Medioevo il vescovo di Avila assolveva il lesbismo in quanto non violava la funzione procreativa con la dispersione del seme LO SPECCHIO INCRINATO Stona e immagine dell'omosessualità femminile Paola Lupo Marsilio pp. 277 L. 42.000 A destra «Gruppo di 4 nudi» un dipinto di Tamara de Lempicka

Luoghi citati: Grecia, Parigi