BERNANOS : UN SOLITARIO NEL FURORE DELLE PASSIONI

BERNANOS : UN SOLITARIO NEL FURORE DELLE PASSIONI BERNANOS : UN SOLITARIO NEL FURORE DELLE PASSIONI Nei Meridiani, a cinquantanni dalla morte, i maggiori romanzi EI tanti modi che l'istituzione letteraria e quella civile hanno escogitato per liberarsi degli scrittori scomodi il più perfido, ma anche il più efficace, è quello di riconoscere loro, fin dal primo libro, una specifica e ben circoscritta grandezza, creando delle attese che le opere successive difficilmente potranno non deludere e, in caso contrario, i presupposti per un loro definitivo isolamento nel limbo dei valori riconosciuti ma irrimediabilmente fuori corso. Questo almeno è quanto toccato a Georges Bernanos. Quando, nel '26, nella Francia dei Claudel, dei Gide, dei Breton e dei Giradoux è piombato il meteorite incandescente di Sotto il sole di Satana, non è stato difficile costruire attorno al suo immediato successo una barriera di pregiudizi; il suo autore era un oscuro ispettore di una compagnia di assicurazioni, cattolico di formazione e monarchico per convinzione, che fin da giovane si era acceso d'entusiasmo per il nazionalismo di Maurras e per l'antisemitismo di Drumont e aveva militato tra quei turbolenti fiancheggiatori dell'Action Frangaise che si facevano chiamare Camelots du Roi. E quella sua sconvolgente storia di un prete santo che tra le brume del Nord della Francia si dibatteva tra nobili alteri, adolescenti pervertite e intellettuali atei e si confrontava con un Dio sordo e un diavolo maestro di travestimenti e di lusinghe poteva sembrare la riuscita miracolosa di un dilettante ispirato che aveva trasfuso e forse anche consumato in un romanzo la genuina passione da cui era animato. Un «caso» insomma, che si collocava subito fuori del circuito delle idee religiose e dei gusti letterari correnti e non sembrava in grado di mettere né le une né gli altri in discussione. Le oscillazioni di superficie con cui lo scrittore ha ammantato la sua coerenza di fondo, la candida, ostinata onestà che ha contrapposto all'imperante ipocrisia, l'esasperato anticonformismo e il rigore morale che lo hanno tante volte spinto a rompere con gli amici senza lasciarsi catturare dai nemici hanno fatto il resto. E la sua scelta di abbandonare un lavoro sicuro, a trentott'anni, senza beni di fortuna, con sulle spalle una famiglia che in breve sarebbe diventata una piccola tribù, per abbracciare una professione letteraria di cui detestava le incombenze e contestava le finalità lo ha posto alla mercé di lettori incostanti, critici severi, editori parsimoniosi. La vita di Bernanos è stata una continua, angosciosa battaglia contro l'indigenza, le malattie, i debiti, un interminabile rosario di traslochi e trasferimenti tra quartieri parigini, cittadine di provincia, isole Baleari, Brasile, Tunisia, un angoscioso stillicidio di pagine da scrivere ogni giorno nella baraonda del momentaneo domicilio, sul treno o a un tavolino di caffè. Un interno, rischiarato da una fede incrollabile nelle proprie convinzioni, dal calore degli affetti familiari, dall'ebbrezza dei viaggi in motocicletta e da una festosa, sconsiderata prodigalità. E, per gli altri, la prova tangibile della sua eccentrità: Bernanos era uno di quei geni bizzarri che suscitano un'ammirazione mai disgiunta dal sospetto e di cui si è disposti a riconoscere la grandezza ma non a sposare le idee. E di cui si è ben lieti di denunciare limiti e cadute, in attesa di archiviarli sotto la rubrica dei refrattari e degli irregolari che ogni età è disposta a tollerare. Con Bernanos questa archiviazione è avvenuta solo dopo la morte, ma il suo purgatorio è commisurato alla durata e alla vastità dello scandalo che ha suscitato. Dato per finito dopo le prove non eccelse dei romanzi successivi al Sole di Satana, lo scrittore, rinnovato ma sempre fedele alle sue ossessioni, si era nuovamente imposto nel '36 con Diario di un pairoco di campagna; quando Nuova storia di Manchette aveva offerto la conferma decisiva del suo ruolo capitale nella vicenda del romanzo francese del secolo, aveva abbandonato definitivamente la narrativa per il pamphlet e scosso le coscienze denunciando con Igrandi cimiteri sotto la luna gli orrori che dalla Spagna di lì a poco si sarebbero estesi all'Europa ed al mondo; e anche all'indomani della morte i postumi Dialoghi delle carmelitane avevano saputo stupire e sconvolgere qualche troppo frettoloso e saccente bilancio della sua opera. Dopo, in compenso, l'oblio è sceso totale, propiziato da una immediata assunzione tra i valori indiscussi ma datati e non più suscettibili di recuperi o revisioni. All'insegna del «grande, ma»: grande uomo di fede, ma intrattabile estremista; grande scrittore, ma incapace di imporre al suo straordinario istinto creativo la disciplina di un metodo; grande romanziere, ma noioso con le sue sempiterne storie di preti e di ragazzine pervertite; grande e sanguigno prosatore, ma guastato da una duplice contrastante vocazione di agiografo e di polemista; grande polemista infine, ma inquinato da pericolose sudditanze ideologiche e troppo incline all'eloquenza profetica. Senza lasciar aperta neppure l'ipotesi che la sua grandezza potesse risiedere proprio nella comprensenza di tante e così contrastanti dismisure per le quali aveva trovato - laboriosamente, incostantemente, ma anche realizzando qualche memorabile capolavoro - la sola possibile e originalissima forma d'espressione. Di questa particolare forma di oblio, che forse sarebbe più corretto chiamare rimozione, ci sono state anche manifestazioni clamorose, come quando nell'87, a Cannes, tutti - dal regista Pialat a Gerard Depardieu che interpretava inaspettatamente bene il reverendo Donissan, dalla critica al pubblico che fischiò sonoramente l'assegnazione della Palma d'oro al film tratto da Sotto il sole di Satana - fecero a gara nel prendere le distanze dal libro e dal suo autore, pubblicamente tacciati entrambi di anacronismo, bigotteria, oscurità. Più eloquente ancora - perché coinvolge la responsabilità anche di quelli che Bernanos hanno continuato a studiarlo e ad amarlo - è l'indifferenza con cui quest'anno si è lasciato passare il cinquantenario della morte dello scrittore. Sole significative eccezioni, in Francia una nuova biografia (Jean Bothorel, Bernanos, le mal pensant, Ed. Grasset) e da noi un denso volume dei «Meridiani» Mondadori (Georges Bernanos, Romanzi e «Dialoghi delle carmelitane») che meglio non potrebbe celebrarlo e finalmente riproporlo all'attenzione dei lettori. Oltre agli indispensabili Dialoghi, comprende - in nuove e limpide traduzioni di Gabriella Mezzanotte e di Paola Messori che, come curatrice dell'intera opera, vi ha posposto delle precise note e degli esaurienti commentari - i cinque più importanti degli otto romanzi che lo scrittore, concepì prima di lasciarsi travolgere dalla passione del presente: Sotto il sole di Satana, La gioia, Diario di un parroco di campagna, Nuova storia di Mouchette e II signor Ouine. Inoltre, sotto il modesto titolo di «Cronologia», offre in ottanta fittissime pagine di quel corpo microscopico che consente ai «Meridiani» di coniugare maneggevolezza e profusione una vera ed esemplare, documentatissima biografia redatta da Gabriella Mezzanotte. A introdurre il volume provvedono due scritti di Carlo Bo, uno di oggi che traccia un nitido profilo critico di questo «solitario» gravato da un profondo sentimento di estraneità e totalmente occupato dal furore delle sue passioni e dal connaturato bisogno di drammatizzare tutto» e scava nelle ragioni del suo isolamento; l'altro del '49, che, per virtù intrinseca e per i modesti apporti della successiva critica bernanosiana, nulla ha perduto della sua validità e testimonia un'attenzione e un'adesione che continuano ininterrotte da oltre sessant'anni, da quando cioè, recensendo Un crime appena pubblicato, Bo concludeva affermando che di Bernanos «finiremo un giorno per non potere fare a meno». Adesso questo libro crea le condizioni perché, almeno per i lettori italiani, la profezia finalmente si possa avverare. Giovanni Sogliole Dal «Diario di un curato di campagna» a «Sotto il sole di Satana», ai «Cimiterisotto la luna» La «profezia» di Ih: «Di questo scrittore finiremo un giorno per non potere fare a meno» ROMANZI Georges Bernanos Meridiani Mondadori pp. CXVIII-1408. L 75.000

Luoghi citati: Brasile, Cannes, Europa, Francia, Spagna, Tunisia