Fantastichini: io, amante-padrone
Fantastichini: io, amante-padrone Ancora un ruolo di cattivo per l'attore che gira a Positano per Odorisio, nel cast anche la Galiena Fantastichini: io, amante-padrone In «Senza movente», film ispirato al caso Squeglia POSITANO. Una ragazza esile e attraente, capace di strangolare l'amante e poi di trascinare la valigia in cui l'ha chiuso lungo una scalinata di 116 gradini. Il tutto a Positano, nel cuore dell'estate, in un paesaggio da cartolina, adatto a storie di sole e sentimenti più che a cronache truculente di morti ammazzati. Era l'agosto dell'87 e la vicenda di Rita Squeglia, prima vittima e poi carnefice, in un percorso tragico ma anche spaventosamente lineare, colpì l'immaginazione di molti. Dopo aver subito tre anni prima una violenza carnale che le aveva sconvolto la vita, Squeglia era diventata amante di Nicola Acconcia, imprenditore con moglie e figli che le assicurava una rendita fissa in cambio della relazione. Un accordo avvilente che per Rita divenne a poco a poco insostenibile, fino alla notte in cui, come un automa, strinse una corda intorno al collo dell'uomo che aveva riconosciuto come uno dei suoi stupratori. Ispirandosi a questo fatto di cronaca il regista Luciano Odorisio (Leone d'oro per la miglior opera prima alla Mostra di Venezia deh"82 con «Sciopen») sta girando in questi giorni a Positano «Senza movente», film prodotto da Gianni Minervini, pronto per metà febbraio e interpretato da Anna Caprioli nella parte della protagonista e da Ennio Fantastichini in quella dell'amante padrone. Un ennesimo «cattivo» nella carriera di quest'attore 43enne, impegnato nel cinema come in teatro e in tv, tormentato e umorale, tuttora in attesa di quello che lui definisce «il Film» con la «f» maiuscola. «C'è ancora chi pensa che il mondo sia diviso in buoni e cattivi - tuona l'attore se gli si chiede come mai tanti registi lo trovano adatto a ruoli di quel tipo - come se non si sapesse che il mondo è pieno di assassini e che molti criminali viaggiano sereni su macchine di Stato». Sì, ma ci sarà un motivo per cui i ruoli dei cattivi restano tanto impressi e sono più ricordati di altri. «Certo, neU'immaginario popolare il "cattivo" resta di più perché noi tutti siamo attratti dalla morte, in realtà vorremmo identificarci proprio con i personaggi negativi, con quelli che io chiamo disturbati». Ma a lei piacciono più i buoni o i cattivi? «Ho recitato in tutti e due i ruoli, per esempio sono stato Enrico Fermi nei "Ragazzi di via Panisperna" di Amelio. Il mio ideale però sarebbe fare un prete, un santo, un missionario, oppure un film in costume, ambientato nel '700, il secolo nel quale avrei voluto vivere». In «Senza movente», però, ci risiamo con la negatività. «Ho accettato perché m'interessava il tema di fondo, cioè l'indagine su un certo tipo di persone, rappresentative del degrado della nostra società. Il mio personaggio è quello di un imprenditore rampante del Sud, uno che si è affrancato da certi valori più per ignoranza che per cattiveria, perché, per arrivare dove è arrivato, ha dovuto combattere usando tutti i mezzi. La sua crudeltà, nella so¬ cietà che produce Pietro Maso e gente come il "canaro" di Roma, è purtroppo nella norma. La norma del nostro vivere civile, per questo 10 voglio essere incivile». Che cos'altro l'ha attratta di questo film? «Il fatto che, finalmente, si esce dai binari del minimalismo, del "cinema da due camere e cucina", cercando di tornare ai generi, unica strada per la rinascita della nostra cinematografia. Lo stile con cui Odorisio racconta questa storia vera non ha nulla a che fare con il realismo; la chiave è nell'investigazione della psiche dei due protagonisti, nei loro due universi, maschile e femminile». Quali impegni l'aspettano dopo questo film? «E' un momento molto difficile della mia vita e, se non fosse per mio figlio, avrei già scelto di abbandonare tutto e partire per l'altro capo del mondo. M'intristisce 11 "funarismo" dilagante, penso di essere nato in un secolo oscuro, ma vado avanti: farò un piccolo ruolo nel film di Piscicelli "Il corpo dell'anima" e poi torno in tea tro con "La solitudine dei campi di cotone" di Cortes, la regia è affidata a Cherif». Fulvia Caprera «Il mio ideale però sarebbe fare un prete o mettermi in costume per un'opera del 700» Ennio Fantastichini ha 43 anni, artista tormentato e umorale, è in attesa di quello che lui definisce «il Film» con la «f» maiuscola
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