LIGA sono figlio delle radio libere di Marinella Venegoni
LIGA sono figlio delle radio libere Il cantautore racconta la colonna sonora del suo primo film che esce in ed con due brani inediti LIGA sono figlio delle radio libere MILANO DAL NOSTRO INVIATO Anche con la fama, e con i molti miliardi che ha certamente guadagnato, Luciano Ligabue resta un ragazzo di provincia. Lo stivaletto a punta, la divisa in pelle, raccontano un uomo tenacemente attaccato ai propri sogni, non disincantato né snob. La sua parlata, invece, ha sempre ricordato un poco la facilità descrittiva del sociologo: ma adesso, dopo «Radiofreccia», il sorprendente film con il quale debutta nella regia, Ligabue parla come un regista. E pare cosi assorto da questa nuova avventura, che diventa difficile strappargli confessioni e parole sulla colonna sonora che esce domani in ed, anticipo della pellicola che debutterà nelle sale soltanto il 16 ottobre prossimo. Come molti dischi di questi tempi, il ed di «Radiofreccia» uscirà in due versioni: una è singola, con due sue canzoni inedite, «L'incontro» di Guccini come unico altro brano italiano e poi la bellissima musica che fa da sfondo al film, da «Rebel Rebel» di David Bowie a «Vicious» di Lou Reed, dai Roxy Music agli Earth Wind Fire, il meglio di quegli anni fra underground e rock progressivo; la seconda opzione è invece composta di due ed, il primo dei quali interamente di musica del cantautore di Correggio (con i due inediti, due brani strumentali e brani cruciali di parlato del film, più «Can't Help Falling in Love» di Elvis Presley eseguita dalla Banda Comunale della città natale dell'artista) mentre nell'altro tornano i brani dei Settanta. La scelta di incidere su una delle versioni del disco alcuni momenti del parlato del film, fa pensare ad aspettative di grande successo per la parte cinematografica del progetto; se può essere un segnale, secondo la casa discografica i ed hanno già collezionato una prenotazione di duecentomila copie, e il primo posto in classifica è assicurato. Personaggio carismatico, eroe po sitivo, Ligabue potrebbe, chissà, diventare anche un inatteso eroe di cassetta del cinema invernale: e la promozione incrociata di disco e film sarà massiccia, nelle principali città italiane. A partire, domeni ca, dal Salone della Musica di Tori no. Il disco trasuda atmosfere Anni Settanta. «E' la musica che trasmettevano le radio libere dell'epoca. Ricordo con affetto il periodo che va dai 10 ai 20 anni, un periodo in cui sei suscetti bile, pronto a raccogliere i segnali». Prova nostalgia per la sua giovinezza? «Ognuno vive quella nostalgia. I '70 furono un periodo di eccessi e attenzione. Mi viene in mente che nel '75 le classifiche erano piene di cantautori e di rock progressivo, il che ti costringeva all'ascolto con orecchio attento: oggi si ascolta una sola canzone per disco. Costano così tanto, e non si ascoltano neanche». Come ha scelto i brani? «Sono i pezzi che si ascoltavano sulle radio libere dalle mie parti, per un raggio di 40 chilometri. "Jessica", "Black Market", "Sweet Home Alabama" univano le radio: ci potevi parlare sopra, dalla radio, e alzare il volume per prender fiato. Sono il simbolo di quanto naif e poco filtrata dall'intellettualismo fosse la nostra vita». Come avete potuto avere i diritti di «Rebel Rebel» di David Bowie, mai concessi prima? «Sborsando una cifra spropositata. Alcuni pezzi, come quelli degli Stones, sono stati inavvicinabili. Questo era un film d'esordio, con budget modesto». La musica che ha scritto lei per l'occasione? «E' di puro commento di una storia che conosco benissimo. Per la prima volta ho suonato anche strumenti solisti, perché era una cosa mia». Che cos'era per lei la «radio libera» nei Settanta? «Le radio libere sono nate il primo gennaio '75 con Radio Parma. Avevo 15 anni, mi ricordo che era giu- gno. Spostai la manopola verso l'fm. Sentii finalmente le parole che volevo, e la voglia di poter dire la mia». Lei sarà al Salone di Torino, per la proiezione del film. Subito dopo farà un concertino, come a Venezia? «Lo escludo, non preparo niente. Ma se mi mettono in imbarazzo...chissà». Nel pomeriggio dello stesso giorno va in scena una pièce, con la regia di Gianni Ippoliti, ispirata a lei. «Andrò a vederla. Ci sono due attrici che parlano di qualcosa, e a metà si capisce che si riferiscono non a persone, ma a due mie canzoni: "Bambolina Barracuda" e "Quella che non sei". La regia è sobria ed efficace». Pensa di andare al prossimo Sanremo, fra i superospiti italiani? «No». Il prossimo disco? «Ci penserò quando avrò finito questa promozione. Ho un sacco di canzoni nel cassetto». Marinella Venegoni «Negli Anni Settanta navigando sulle "Fm" capii che potevo dire finalmente la mia» Nella foto grande Luciano Ligabue. Sopra: Francesco Guccini ' e sotto Philip Glass
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