Federcasalinghe, le firme fantasma. Silone, i segreti della Cia

Federcasalinghe, le firme fantasma. Silone, i segreti della Cia LETTERE AL GIORNALE Federcasalinghe, le firme fantasma. Silone, i segreti della Cia Ex lavoratrici contro una legge iniqua La lettera della sig.ra Anna Bravin ben ha evidenziato il voltafaccia della Federcasalinghe e della sua leader - on. Federica Rossi Gasparrini - relativamente alla legge 503/92. Appena entrata in vigore tale legge, avendo appreso dagh organi di stampa che la Federcasalinghe, con allora sede in via Peyron Torino - raccoglieva firme di ex lavoratrici, private della pensione al minimo dalla legge succitata, al fine di ottenerne l'abrogazione, mi sono recata colà immediatamente. Il «registro» su cui ho apposto la mia firma, ne conteneva già moltissime altre di ex lavoratrici che, come me, avevano creduto alla dichiarata volontà di «fare», contro tale iniqua legge, da parte della Federcasalinghe. Naturalmente, ho versato anche una quota associativa, di cui ora non ricordo l'importo. Più volte, in epoche successive, ho chiesto al telefono e di persona che fine avesse fatto tale raccolta di firme, ricevendo ora risposte evasive, ora «ma io non sono al corrente, se vuole le do il numero telefonico della nostra sede di Roma». Poiché l'on. Federica Rossi Gasparrini afferma che, nella prossima Finanziaria, saranno inserite le norme per costituire i fondi pensione per le casalinghe, spero che, se ciò avverrà, la copertura finanziaria sia costituita da una parte delle baby pensioni, di cui anche l'on. Gasparrini, in qualità di ex insegnante, da anni gode, senza aspettare, come me, di raggiungere i 60 anni, per percepire una cifra irrisoria. Mirella Costa, Torino Anticomunismo niente criminalizzazioni D collega Pierluigi Battista «vede e prevede» un prossimo attacco «revisionista» nei confronti di Ignazio Silone solo perché ho chiesto di poter consultare il fascicolo dell'intellettuale presso Cia e Fbi per adempiere a quella che è ovvia prassi di una corretta ricerca e cioè riscon- tro preciso dei limiti di ogni affermazione quando si parìa di storia. Nel suo articolo su Ignazio Silone («Processo postumo», La Stampa del 2 ottobre) Battista annuncia tempi cupi per Silone dato che punterei a riproporre la vecchia questione della collaborazione con la Cia al fine di rispondere alla ricerca svolta dal professor Dario Biocca per accreditare Silone come confidente della polizia politica fascista. Insomma si annuncia una battaglia per chi denigra al meglio Silone. A parte la contorta malizia cultural-politica che fa specie in un liberale di così comprovata fede voglio rassicurare l'apprensivo collega e precisare alcune inesattezze dato che Battista ha sì diviso tra ricerca «corretta» (Biocca) e quella «pericolosa» (Cucchiarelli) ma per far ciò ha commentato una notizia che non c'è, nascosto una che c'è avventurandosi infine nel vaticinio e nella condanna preventiva di una ricerca che è tuttora in corso. 1) Battista commenta una vecchia notizia, trita e ritrita, e cioè i finanziamenti della Fondazione Ford e della Cia al Congresso per la libertà della Cultura, tralasciando di spiegare adeguatamente che ora uno studio ufficiale pubblicato dalla rivista interna della Cia dimostra che l'agenzia Usa pianificò, sostenne e alimentò la nascita del Congresso per la Libertà della Cultura pagando le spese fin da prima della riunione costitutiva a Berlino. Una cosa è finanziare, altra è far nascere ex novo. Questo non toghe o aggiunge nulla alla importanza di quella esperienza cultural-politica ma per scrivere bisogna essere certi di quello che si afferma. 2) La novità è che a 10 anni dalla caduta del muro la Cia ritiene di non dover declassificare, dopo 4 anni di ripetute domande rimaste inevase, il fascicolo di Silone pur avendo aperto nel frattempo dossier molto scottanti in questi ultimi anni. Questo è un dato oggettivo. Silone ha probabilmente svolto un ruolo rilevante, ben al di là di quanto si sia supposto, nel tentati vo di accelerare la democratizzazione del Pei e il suo «sganciamento» da Mosca e dal marxismo Quindi un ruolo importante che andrebbe ricostruito in dettaglio per chiunque voglia affrontare seriamente questa personalità. Per avere il fascicolo dall'Fbi ho atteso due anni e alla fine ho avuto un dossier al nero di seppia tante erano le censuie apportate al testo. Quindi non è tutto vecchio, noto e arcinoto come vuol far intendere Battista. Le novità ci sono e pesano. Quanto alla loro interpretazione finale rinvio alla mia ricerca ma quando questa, Cia e Fbi permettendo, sarà completa e fondata su fatti certi e non su battute del tipo «ma sappiamo già tutto». Libero Battista di non condividere la mia ricerca sugli aspetti meno gradevoli della storia del cinquan¬ tennio repubblicano ma non credo che si debbano confondere piani di ricerche ben diverse o annunciare <<preventivamente» la correttezza o meno di questo o quello studio abusando del reato, non ancora contemplato dal codice, di leso anticomunismo. Nessuno vuol criminalizzare l'anticomunismo, caso mai lo si vuol studiare fino in fondo anche sul versante più alto e nobile rappresentato da Ignazio Silone. Sarebbe anzi utile una storia dell'anticomunismo italiano. Invito quindi Battista a scriverla, cominciando a consultare qualche archivio, magari anche quelli della Cia. La documentazione, vedrà, sarà copiosa. Rimane infine il dubbio che a dar fastidio preventivo a Battista sia, più che lo studio a tutto campo di Ignazio Silone, lo studio dello «Stato parallelo» e ciò a causa della documentazione che fornisce a giornalisti e storici disattenti, comunque poco inclini a misurarsi con argomenti tanto incandescenti quanto rilevanti per la nostra storia di ieri e di oggi. Paolo Cucchiarelli, Roma Confermo quanto ho scritto. [p. bat.] Zeri e la «Storia degli Effetti» Per uno sfortunato refuso, la Wirkungsgeschichte (sarà colpa del termine!) è diventata, nel mio articolo su Zeri, la «storia degli affetti» (mentre è la «storia degli Effetti»); l'equivoco ha poi tratto in inganno l'innocente titolista, ampliando per l'appunto gli effetti dell errore. Affettuose scuse. Gianni Vattimo Un carico di riso trasportato illegalmente Ho letto su La Stampa l'intervista a Luzzatto di Alberto Papuzzi. A proposito del «salmone» e di Domenico Leccisi, le cose che so io (classe 1922, ex direttore del quotidiano «La Risaia))) non coincidono con quelle che sapete voi. Il Leccisi venne a Vercelli nel 1946 con un camion militare. Fu fermato perché trasportava illegalmente sacchi di riso (e solo riso?) dal Collegio San Giuseppe. Denuncio il fatto su La Risaia e provoco la reazione dei clericofascisti locali. Ora vedo (L'Espresso) il vecchietto Leccisi sotto braccio al Berlusca o fra Previti e la Ariosto. Siete sicuri che gli on. Leccisi di Lecce siano due cugini e sosia, onorevoli fascisti e poi De, con ruoli diversificati? Guido Reis, Vercelli Rifondazione e il falso fax A nome e per conto dell'on. sen. Aurelio Crippa, responsabile nazionale dell'organizzazione del partito della Rifondazione Comunista già chiamato in causa dalla giornalista Antonella Rampino in un articolo del 27-5-1998 nel quale gli si attribuiva la responsabilità dell'invio della lettera a firma falsa Cossutta, chiedo la rettifica di un'altra notizia falsa comparsa sulla Stampa, questa volta a firma Filippo Ceccarelli. Nell'articolo intitolato «Veline, arsenico e vecchi trucchetti» pubblicato il 4 ottobre si legge: «Ma è anche successo di peggio. Un mesetto fa dalla sede del partito è stato spedito un fax con la firma falsa di Cossutta». A seguito di indagini disposte dalla procura della Repubblica di Roma si è potuto accertare che il fax di cui si parla è stato confezionato in Sardegna, mediante fotomontaggio ad opera di ignoti utilizzando un fax genuino spedito da Roma in data 31-3-1998 dalla segreteria nazionale. Quindi nessun fax a firma falsa Cossutta è stato spedito dalla sede nazionale del partito e tantomeno dal settore organizzazione di cui è responsabile Aurelio Crippa. avv. Fausto Cò Non ho mai attribuito al senatore Aurelio Crippa l'invio di alcuna lettera o fax. [ani. ram.] A Le lettere «vanno inviati a: V \ LA STAMPA Vìa Marenco 32,10126 TORINO\ | fax Oli-6568924 \