Ammettiamolo contiamo sempre meno

Ammettiamolo contiamo sempre meno LA LETTERA DI O.d.B. Ammettiamolo contiamo sempre meno CARISSIMO amico, la leva è la stessa, il fatidico '23, ma, invece, non sono passato da Wietzendorf per un piccolo difettto. Essendo allievo ufficiale, ma non essendo ancora arrivato alla promozione, ero stato inglobato con la truppa. Ed ero stato subito messo a lavorare, senza possibilità di rifiutare. In compenso credo di esser stato più fortunato, perché ho avuto meno tempo per riflettere come voi ufficiali. Il lavoro, duro almeno per chi come me si trovava per la prima volta a farlo, era ingombrante, occupava tutte le ore, non consentiva di pensare troppo. Insomma non avevamo abbastanza tempo per preoccuparci per il nostro futuro. Voi ufficiali eravate più tormentati dalla responsabilità. Lei mi scrive: «Usciti dal tunnel della disperazione della guerra, abbiamo purtroppo ritrovato una Patria lacerata dai nuovi Ammetcontsempre iamolo amo meno contrasti ove si scatenavano gli istinti più bestiali dell'uomo. Abbiamo conosciuto in prigionia la fame, il freddo, privazioni di ogni genere, la miseria più aberrante dell'uomo: le sofferenze più atroci hanno dilaniato il corpo e lo spirito. Nulla peraltro mi tormenta più dell'indifferenza e dell'ipocrisia che ci circondano. Abbiamo creato un mondo veramente disumano in cui la credibilità è misurata solo dal conto in banca, dalla spasmodica ricerca del profitto, a ogni costo, veri idoli, i mostri sacri di quest'epoca così inquieta e violenta. E, allora, che fare? Dobbiamo scegliere decisamente la difesa di quelli che non contano, anche se la Chiesa ha scelto, purtroppo, il soffocante abbraccio dei potenti della terra. Nella tormentata sofferenza di tale impegno ritroveremo la serenità dello spirito. Solo vivendo quotidianamente il dramma degli ultimi potremo definirci ancora cristiani. La saluto cordialmente, augurandole ogni bene». Ricambio di cuore gli auguri. Ma ogni giorno mi consola unicamente il fatto che è passato. E ho paura che, prima ancora di cominciare a combinare veramente qualcosa per gli altri, si diventi ultimi noi. Ammettiamolo, contiamo sempre di meno. Oreste del Buono Gentilissimo Signor Del Buono, sono un invalido di guerra (classe 1923), reduce dai campi di concentramento tedeschi. A Wietzendorf (in cui ritengo che anche lei abbia soggiornato insieme a Natta e Guareschi). Seguo sempre la sua rubrica sulla Stampa e concordo con le sue riflessioni, quasi sempre venate da un giustificato pessimismo sulle sorti del nostro Paese... P. Angelini, Rimini

Persone citate: Angelini, Del Buono, Guareschi, Natta, Oreste Del Buono

Luoghi citati: Rimini, Wietzendorf