Genio postmoderno

Genio postmoderno Genio postmoderno Strada: dai Decabristi allo zar un nemico dei luoghi comuni PiUSHKIN, La Russia, l'Europa» si intitola la relazione con cui il russista Vittorio Strada aprirà il convegno I romano-veneziano dedicato a Pushkin. Professore, come racconterà il Pushkin europeo? «E' sempre stata una mia idea che la cultura russa sia più europea di ogni altra per il fatto che essa "vede" e conosce tutto il resto d'Europa, mentre è raro che il resto d'Europa conosca la Russia, che "vede" come qualcosa di remoto, e, spesso, minaccioso, pur apprezzandone la letteratura e l'arte. Ogni uomo di cultura russo conosce, tra l'altro, qualche lingua europea, mentre è raro che un suo collega occidentale conosca il russo. Ciò è vero, in particolare, per Aleksandr Pushkin, come per altri suoi contemporanei, per il quale il francese era una lingua corrente come il russo». C'è ancora qualcosa di settecentesco in Pushkin? E' forse questa la sua parte più euro- peista perchè estranea alle tendenze nazionalistiche del secolo scorso? «E' indubbio che il terreno culturale e letterario di formazione di Pushkin sia stato settecentesco e, in particolare, francese. Ma Pushkin non si è fermato a questa cultura e, nel suo dinamismo spirituale straordinariamente intenso, è andato oltre, verso le esperienze del primo romanticismo, senza, peraltro, fissarsi neppure in esse. Pushkin non fu "nazionalista" nel senso angusto di questa parola, ma certamente fu un sostenitore dell'impero russo, inteso, direi, come idea culturale di civilizzazione della Russia in senso europeo». I 70 anni di potere sovietico come hanno influito sullo studio di Pushkin? «La "fortuna" di Pushkin nel periodo sovietico è estremamente interessante e meriterebbe uno studio a sé, fondamentale non tanto per la comprensione del poeta, quanto per quella di quell'epoca e di quel sistema. Ma va detto che durante questo periodo, a parte l'interpretazione ideologica che faceva del poeta il fondatore di un "sano" realismo letterario e il portatore di uno spirito rivoluzionario antizarista, non poco fu fatto nel campo della pubblicazione critica dei testi e della ulteriore popolarizzazione della sua opera; ma notevole fu anche il contributo di critici della vecchia generazione, come Zhirmunskij, Tomascevskij, Tynjanov». Che cosa dice ancora Pushkin agli uomini di oggi? «Nella mia relazione faccio una distinzione tra una linea "mozartiana" e una "beethoveniana" della letteratura russa: la prima va da Pushkin a Pasternak, la seconda da Dostoevskij a Solzenicyn. Non si tratta che di una proposta di visione o, se si vuole, di riflessione, senza alcuna gerarchia di valore tra le due "linee", il cui insieme costituisce la polifonia della creatività spirituale russa. Pushkin, capostipite della linea "mozartiana", è il momento polimorfo, poliedrico, dinamico della poesia russa, la "sintesi", come sostengo, che viene prima dell' "analisi", cioè della frammentazione che poi avverrà nello spirito russo (ad esempio tra slavofili e occidentalisti). La grandezza e l'attualità di Pushkin sta in questo essere un tutto non solo dello spirito russo, ma di quello universalmente europeo. La parte "viva" della sua eredità non la vedrei, quindi, in una particolare tematica, ma, paradossalmente, nella totalità della sua creazione, nella sua straordinaria varietà e mobilità, nella sua "filosofia" in cui si fondò serietà e ludicità, in un'ironia specifica che va al di là di quella ro¬ mantica, in un senso della "casualità" provvidenziale delle umane vicende personali e collettive, in una libertà vissuta in tutte le sue forme da quella libertina a quella libertaria per trovare il suo fulcro in quella liberale». Quali altre sfaccettature dell'universo Pushkin affronterà nella sua relazione? Nella mia relazione introduttiva parto dalla verifica di "luoghi comuni" che si sono affermati nella critica (Pushkin "realista", "poeta nazionale", "genio universale") non per rigettarli, ma analizzarli criticamente, vedendone il loro processo di formazione, la contestazione che nella stessa cultura russa hanno avuto e il loro significato attuale. Delineo poi le feconde "contraddizioni" della biografia e della poesia di Pushkin (ad esempio, quella tra la sua adesione ideale al movimento insurrezionale dei decabristi e la sua "collaborazione" con lo zar Nicola I, che quella insurrezione domò), contraddizioni risolte in una superiore unità morale e creativa. Arrivo poi a un suggerimento "provocatorio": quello di una lettura "postmoderna" di Pushkin, dopo la fine dei grandi miti rivoluzionaristi e nazionalisti» Sergio Trombetta A destra Aleksandr Pushkin nel ritratto di Orest Kiprenskij che si trova alla Galleria Tretjakov di Mosca; a sinistra Vittorio Strada

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