Pushkin, spettri e dame nere di Se. Tr.

Pushkin, spettri e dame nere la memoria. Alla vigilia del bicentenario, due traduzioni e un convegno tra Venezia e Roma ricordano il grande poeta Pushkin, spettri e dame nere Un libertino fra l'Europa e Mozart I L nome di Pushkin, per chi appartiene alla cultura russa, è come un richiamo magico, non sempre comprensibile al lettore starnerò. E' difficile trovare un altro scrittore russo che abbia penetrato tanto profondamente lo spirito di culture nazionali diverse e, in primo luogo, lo spirito delle culture d'Europa». Apriva con queste parole il suo saggio su Pushkin nella Storia della Letteratura Russa della Utet, il grande studioso Jurij Lotman. Certo non presago del fatto che uno dei temi che precorrono l'avvicinarsi del bicentenario della nascita (cadrà nel '99) sarebbe stato proprio «Pushkin europeo». Si intitola così infatti il grande convegno in programma dal 13 al 17 ottobre, prima all'Accademia Nazionale dei Lincei a Roma, per proseguire poi (il 16 e 17) alla Fondazione Cini di Venezia, che riunisce i massimi slavisti europei. Sono annunciate relazioni di Vittorio Strada, Cesare De Michelis, Serena Vitale, fra gli italiani; Sergej Averincev, Georges Nivat, Efim Etkind fra gli stranieri. E mentre gli editori si preparano a inondare il mercato di ristampe e nuove edizioni del poeta e narratore, il primo gigante che ha impresso una svolta fondamentale alla letteratura russa dell'800 e l'ha portata in Europa, ecco arrivare in libreria due avanguardie: La dama di Picche, uno dei suoi capolavori, racconto breve e tagliente sulla passione e la follia del gioco, esce da Marsilio nella nuova traduzione di Clara Strada Janovic e, insieme ad altri racconti, da Adelphi che ripropone la versione storica di Tommaso Landolfi. Marsilio, non per vezzo ma per correttezza filologica (per lo stesso motivo per cui gli inglesi usano chiamare il racconto The queen of spades), intitola il libro La donna di picche. Perchè di quella si tratta. Della nera signora che appare inattesa al giocatore Hermann, sicuro di vincere con un asso, come gli ha promesso lo spettro della contessa, e che lo farà sprofondare nella pazzia. Racconto nero, avvicinabile, per molti versi alle storie di paura e follia di E.T.A. Hoffmann o di Edgard Allan Poe. Trasformato dalla fantasia tardoottocentesca e grandoperistica di Ciajkovskij in un dissidio fra l'amore per la giovane Liza e la passione del gioco, con doppio suicidio finale. Culmine, la Dama di picche ciajkovskijana, della grande fortuna lirica di Pushkin, che lo vede ispiratore dell'Eugenio Onegin (ancora di Ciajkovskij), del Ruslan e Ljudmiìa di Glinka. Ai quali occorre aggiungere il Boris Godunov di Musorgskij, il Convitato di pietra di Dargomyshkij, Mozart e Salierì, Il gallo d'oro, La favola dello Zar Saltan di Rimskij-Korsakov. E intanto, per il bicentenario, il Teatro Bolshoj di Mosca annuncia, in questa stagione, il balletto Bessonniza (Insonnia) ispirato alle liriche del grande poeta. [se. tr.]

Luoghi citati: Adelphi, Europa, Mosca, Roma, Venezia