MUSICA la VOCE del Salone

MUSICA la VOCE del Salone Novità, scommesse e rinunce: si inaugura oggi al Lingotto la terza edizione della «festa» MUSICA la VOCE del Salone ITORINO L Salone della Musica, terza edizione, apre oggi i battenti al Lingotto. Li I apre a dispetto dei santi, e di se stesso. Dei santi intesi come major discografiche, che brillano per non casuale assenza; e di se stesso, della propria crisi, dei travagli interni, dei problemi organizzativi e politici, delle scelte giuste o sbagliate, delle polemiche. Adesso, il tempo delle parole è finito. Ciò che si vede, è. E ciò che si vede, del Salone della Musicia anno terzo, sono le occasioni preziose, e le occasioni perdute. Tra le occasioni preziose, preziosissima quella di domani: con Robert Wyatt chiamato ad assistere e benedire il concertopresentazione di The Different You. E' un album-tributo realizzato da una trentina di artisti italiani, su istigazione di Gianni Maroccolo e Francesco MagnelU dei Csi che proprio al Salone '97 incontrarono il guru di Canterbury e, affascinati, concepirono il progetto che dodici mesi dopo, sempre al Lingotto, arriva a compimento. Riprova di ciò che la manifestazione potrebbe diventare: luogo di confronto fra gli artisti, laboratorio aperto per proporre e produrre. Così come suggerisce Fossati, protagonista sabato di «scambi pressoché telepatici su musica del 900, poesia e altro»: un quartetto atipico - con l'Ivano due musicisti, Mario Arcari e Claudio Fossati, e un'attrice, Elisabetta Pozzi - alla ricerca di un incontro vertiginoso fra parola e musica. L'idea del Salone-laboratorio traluce pure nel concertone di chiusura, martedì 13, con Lucio Dalla che ritroverà sul palco un antico protetto, Luca Carbo- ni, e una nidiata di talentini. L'altro aspetto forte è l'attenzione alla scuola, e all'educazione musicale nelle scuole. Con eventi per ragazzi e professori; e l'opportunità per le band studentesche d'esibirsi di fronte ai coetanei. E' tuttavia lecito supporre che i coetanei in questione s'entusiasmerebbero maggiormente per le gesta di personaggi più noti, seppur corrivi: pensiamo ai vari Nek, 883, Niccolò Fabi e altri best-seller estivi che al Lingotto non ci saranno, benché quasi tutti in tour e alcuni addirittura a Torino nei giorni del Salone. Ma non al Salone. E qui veniamo al punto cruciale, e dolente: il forfait della grande discografia, che comporta l'assenza di molti divi e di tutti i divetti. Dopo due anni di collaborazione - talora diffidente - le massime etichette restano alla finestra: aspettando, magari, di veder passare il cadavere del Salone, onde ripescarlo e trasferirlo imbellettato a Milano. Peraltro, s'è sempre detto che al Salone della Musica (figlio di quello del Libro) le major chiedevano lo sdoganamento culturale cui da sempre il «pop» aspira; oppure un concreto tornaconto in vendite o promozione. Aspettative deluse? Certo qualcosa s'è incrinato: e il «gran rifiuto» dell'industria implica una caduta d'autorevolezza dell'interlocutore. Eppure il Salone, così com'è, è forse il migliore dei Saloni possibili, oggi: specchio comunque della scena musicale. All'orizzonte non si vedono svolte epocali: il carrozzone del pop bada a salvare il salvabile (nel senso di vendite, incassi e ro- yalties), senza avventure; e i lamenti per la defezione delle major dimostrano che, intanto, il circuito indipendente ha perso almeno in parte la spinta propulsiva. Proprio per questo motivo dispiacciono le occasioni perdute: la «Carta bianca», per esempio. Chiedere a un musicista di creare in diretta con il suo pubblico, di dar vita a un concerto unico e irripetibile - come quello, memorabile, di Jovanotti l'anno scorso - è stato una grande intuizione del Salone. Ma quest'anno avranno «Carta bianca» i Solisti Veneti, e nessun altro. Passeranno per il Lingotto genii quali Battiato e Arto Lindsay, voci del mondo come la tuvana Shainko Namtchylak o i maghrebini Abdel Ali Slimani e Abdelli, italiani coraggiosi da Madaski a Mario Venuti. Passeranno Ligabue regista e Franz Di Cioccio affabulatore e storico del rock. Ma saranno passaggi, appunto. Chi per una conferenza, chi per un concerto. E di conferenze, e di concerti, si può «riempire» il Salone, ma non «fare» il Salone. Tentando di raccontare i punti salienti dei sei giorni del Lingotto, si avverte a tratti la voglia di uscire dagli schemi scontati. Però si stenta a intravedere un'architettura d'insieme. E' stato un anno difficile, il Salone '98 è l'atto finale di una transizione: per chiudere con il passato e guardare al futuro. Inseguendo un progetto che - da tante note e tante parole e tanti concerti e tanti divi e artisti e cercatori di fortuna - inventi qualcosa di più, di diverso. Un'idea di Salone, e un Salone di idee. Gabriele Ferraris Grande attenzione alla scuola con eventi speciali. Gli studenti dei Conservatori eseguiranno opere per i loro coetanei •XvXv oggi al Lingotto la terza edF IL CAN// segno forte di quest'anno è il laboratorio con le esibizioni di Lucio Dalla e Ivano Fossati RepmegliNON per Ma per diverse,perfino non emanciata gli arto di sperimenta: per sapersche indurrebborticello. Sarà imprev«scambio pregramma), di Ivzi e i due fiati role di questoche ha l'ambismo acquisitoin pezzi di teacreatività cheche non è robace Fossati anna lui il cantauparole, esce alto che travaglCrisi che è Lingotto. vu dandosciterà idiscogr» Franco Battiato

Luoghi citati: Milano, Torino