Banca Mondiale contro Fmi

Banca Mondiale contro Fmi Banca Mondiale contro Fmi ATTENTI a non costruire «sulla sabbia» la nuova architettura del sistema finanziario internazionale. Dopo mesi di contrasti sotterranei la tensione tra i tecnocrati del Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, l'agenzia sorella dedicata allo sviluppo, è venuta allo scoperto. I costi sociali per i paesi emergenti sono troppo alti, la povertà rischia di ingoiare di nuovo milioni di persone, è stata la critica che il presidente della Banca Mondiale James Wolfensohn ha fatto davanti ai rappresentati dei 182 paesi presenti a Washington all'assemblea del Fmi e della Banca Mondiale. Una critica sopra le righe per le abitudini della diplomazia e notata più per questo che per i contenuti umanitari e il contrasto con le ricette del Fmi. Dopo un anno di peggioramento della crisi, ha detto Wolfensohn, abbiamo imparato che i piani di risanamento finanziari sono essenziali «ma non sufficienti» e che quando chiediamo sacrifici ai paesi «a soffrire sono le persone, non i governi». Insomma, stabilizzare le valute e riformare l'economia va bene, ma l'attenzione ai costi sociali è così bassa che rischia di provocare un'instabilità tale da mettere in discussione l'efficacia della 'nuova architettura del sistema finanziario che si cerca di costruire. ((Possiamo anche costruire una nuova architettura finanziaria internazionale - ha detto - ma sarà una casa costruita sulla sabbia». Una critica che riecheggia quella delle organizzazioni umanitarie e di paesi come l'Indonesia e la Russia. E che si affianca a quella di non essere riusciti a dare nelle riunioni di Washington tra ministri, governatori centrali e banchieri - cominciate cinque giorni fa e che termi¬ nano domani - una risposta concreta alla crisi. Rivolgendosi al direttore del Fondo Michel Camdessus, Wolfensohn ha detto che «abbiamo imparato» che le riforme macroeconomiche non sono sufficienti, che risanare i bilanci vuol anche dire perdere i programmi di aiuto «per tenere i bambini a scuola, per dare assistenza sanitaria ai più poveri, per dare credito alle piccole e medie imprese che danno lavoro». Un accento opposto a quello di Camdessus, che ha detto: «non siamo nel 1928, se teniamo i nervi saldi e se tutti i paesi punteranno alla stabilità la crisi sarà superata». E ha confermato che il peso delle riforme ricade sui singoli paesi. Al discorso sopra le righe di Wolfensohn è arrivata, tramite il New York Times, la risposta, anonima, di un ministro delle finanze presente alla riunione:«è facile giocare a fare il buono, perchè aiutare i poveri e molto più popolare che convincere i russi a pagare le tasse o a lottare davvero contro la corruzione». L'apertura sociale di Wolfensohn piace comunque al vaticano che si augura che le nazioni più ricche accolgano la sua sfida a una maggior attenzione per la persona. Lo ha detto Diarmuid Martin, segretario del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, a Washington per i lavori del Fondo monetario e della Banca Mondiale. Monsignor Martin, un irlandese che tiene i contatti tra il Vaticano e le due organizzazioni internazionali, ha visto nel discorso di Wolfensohn, «una coraggiosa sfida con importanti aperture sociali. Speriamo solo che i Grandi del mondo non la prendano come una predica, ma come una sfida a guardare di più alle persone e a ricercare una maggior equità». [Ansa]

Persone citate: Camdessus, Diarmuid Martin, James Wolfensohn, Michel Camdessus, Wolfensohn

Luoghi citati: Indonesia, Russia, Washington