Poste, persi in sei mesi 1000 miliardi

Poste, persi in sei mesi 1000 miliardi Varato il piano industriale che prevede il taglio di 14 mila posti di lavoro Poste, persi in sei mesi 1000 miliardi Passera: in attivo nel2002 ROMA. L'obiettivo è passare in cinque anni da una perdita di 2100 miliardi ad un utile di 220. Il prezzo da pagare, invece, è il taglio agli organici per 14 mila unità (6350 fissi e 7650 stagionali). Con queste premesse partirà il progetto di rilancio delle Poste italiane approvato ieri dal consiglio di amministrazione. Ma proprio sul rush finale, a «destabilizzare» il piano arrivano le cifre della Corte dei Conti. I magistrati contabili durante un'audizione alla Camera hanno lanciato l'allarme sulla situazione finanziaria delle Poste. Le perdite semestrali ammontano a 1028 miliardi e per l'intero anno si stima un deficit di circa 2050 miliardi (che va a pesare sul bilancio dello Stato per 1630 miliardi). «Risultato - affermano i rappresentanti della Corte dei Conti - causato soprattutto dalle politiche di inerzia condotte dai passati vertici». Per i magistrati è necessario soprattutto abbassare il costo del lavoro: «Per quanto riguarda i soli dirigenti postali, a partire dal 1993 l'aumento medio è stato addirittura del 76 per cento, mentre per il restante personale la crescita è stata del 36 per cento, in violazione palese quindi degli accordi in materia di costo del lavoro». E il piano d'impresa 1998-2002, firmato dall'amministratore delegato Carlo Passera e concordato nei giorni scorsi con il suo azionista, il Tesoro, mira proprio ad un taglio del costo del lavoro di 1300 miliardi. Ma per il via definitivo è necessario anche il semaforo verde dei sindacati che nell'incontro di oggi con Passera e il ministro delle Comunicazioni Antonio Maccanico promettono dura battaglia. Il muro contro muro riguarda proprio gli esuberi del personale. I sindacati chiedono inoltre che il governo rispetti l'impegno di sottoscrivere un protocollo d'intesa con garanzie sul futuro dell'azienda. «Ma - avverte Passe ra - per mettersi al passo con gli altri Paesi europei occorre rinno varsi». Ed ecco quindi gli stru menti della rivoluzione: la normale corrispondenza entro il '99 dovrà, nell'80 per cento dei casi (il 90 nel 2001), arrivare a destinazione entro i tre giorni successivi alla spedizione. Chi non si accontenta potrà semplicemente pagare di più (un francobollo da 1200 e non da 800 lire) e riceverà le lettere in sole 24 ore di distanza dalla spedizione. Oltre il cosiddetto «corriere prioritario» (garanzia del 70 per cento dei casi nel '99, dell'80 nel '2001) le novità riguardano i pacchi postali. Il servizio, in perdita per oltre 500 miliardi, migliorerà la consegna: entro cinque giorni nel '65 dei casi. Cambiamenti anche per le aziende che saranno fornite di nuovi prodotti (ricevute e servizi di raccolta incassi) dal Bancoposta e di un particolare codice di distribuzione per smistamenti più celeri e anche più numerosi. Infatti il piano d'impresa che intende portare l'azienda alla quotazione in borsa prevede una crescita dei volumi di traffico soprattutto nei settori dei pacchi (13%), del Postacelere (12%) e della Posta elettronica (16%). Inoltre entro il prossimo anno tutti gli sportelli degli uffici postali saranno collegati in rete grazie a un piano di investimenti da 4.500 miliardi finanziato in parte (per tremila) dallo Stato. Incremento del traffico e maggiore velocità nelle spedizioni, prodotti dedicati anche solo per una particolare clientela, una completa informatizzazione. Così la «cura Passera» assicurerà una migliore qualità e una maggiore quantità dei servizi. Per alcuni settori però ad un costo relativamente più alto. Il piano infatti prevede una crescita dei prezzi per le stampe (2% annuo), per i pacchi (3% annuo) e per la Postacelere (1,5% annuo). A soccorrere le Poste italiane ci penserà anche lo Stato. Per il servizio universale per il '99 sono pronti 480 miliardi di lire. Invece per l'abolizione delle agevolazioni, agli editori andranno 400 miliardi per il 2000 e 350 per il 2001, al non profit 100 miliardi nel 2000 e 80 nel 2001. Il tutto, però, - e questo è il guaio - è legato all'approvazione della Finanziaria. Giovanni Lamberti L'amministratore delegato delle Poste, Corrado Passera

Persone citate: Antonio Maccanico, Carlo Passera, Corrado Passera, Giovanni Lamberti, Passera

Luoghi citati: Roma