Bank of England allenta la stretta di Fabio Galvano

Bank of England allenta la stretta Bank of England allenta la stretta LONDRA dal nostro corrispondente Sola nella sua autoesclusione dall'Euro, Londra risponderà oggi ai primi segnali di una recessione da tempo annunciata e aggravata dalla crisi mondiale. Pdunito da ieri per il suo consueto appuntamento mensile, il Comitato monetario della Banca d'Inghilterra renderà nota a mezzogiorno la sua decisione sui tassi, anch'essa più che annunciata: ci dovrà essere una riduzione dall'attuale 7,5% che, tenendo alta la sterlina, ha penalizzato a lungo l'export e quindi l'industria in un momento nel quale serve semmai ossigeno. Un quarto di punto? Addirittura mezzo punto? Le uniche incertezze riguardano la misura di quel ritocco: il primo al ribasso da quando, 17 mesi fa, il governo di Tony Blair appena insediato si privò di quella prerogativa affidando alla Banca la leva monetaria come controllo dell'inflazione. Se il Comitato dovesse sorprendere tutti, lasciando invariati i tassi, non sarebbe certo come reazione agli ultimi dati sui salari, che li indicano (+5%) forse un po' troppo vivaci e quindi un incoraggiamento all'inflazione. Sarebbe semmai per ripicca. Ripicca nei confronti del cancelliere dello Scacchiere, Gordon Brown, che dopo avere fatto l'anno scorso il bel gesto di demandare alla Banca d'Inghilterra ogni decisione sui tassi, si è ora permesso di raccomandare la loro riduzione. A Washington per le riunioni del Fondo Monetario e della Banca Mondiale, Brown ha candidamente ammesso - per la prima volta - che l'impatto della recessione asiatica sul commercio internazionale provocherà un drastico rallentamento della crescita economica in Gran Bretagna. A marzo era stata indicata, per il 1999, una forbice fra l'l,75% e il 2,25%. Ora il Fondo Monetario suggerisce un più realistico 1,25% e a Londra si dice che nella relazione di bilancio del mese prossimo Brown indi- Gordon Brown cherà addirittura un magro 1%. Il momento scelto dal responsabile della politica economica britannica, con una velata allusione a mezzo milione di disoccupati in più, è parso espressamente mirato all'attenzione del governatore della Banca d'Inghilterra, Eddie George, e dei suoi collaboratori nel Comitato monetario. Al congresso del partito conservatore, che si sta svolgendo in questi giorni a Bournemouth, la controparte di Brown nel governo ombra dei Tories, Francis Maude, ha accusato il governo di «politica temeraria»: «Dopo essersi vantato per tutta l'estate di avere l'economia sotto controllo, ha dovuto fare un'umiliante ritirata. Tornato al canile come un cane bastonato, Brown dovrà spiegare come farà quadrare i conti». Peggio, da più parti nella City veniva sollevato il timore che le allusioni di Brown siano state troppo esplicite e che il Comitato monetario, per reazione, potrebbe rinviare di un mese l'improrogabile ritocco. Il mercato ha però già assorbito, dandolo per scontato, il calo dei tassi. La sterlina, che tre mesi fa era ancora sopra le 3 mila lire, si è assestata ieri attorno a 2700 lire, cioè ai livelli di poco più di un anno fa. Libera di fluttuare in quanto autoesclusa dai meccanismi e dalle briglie dell'Unione monetaria, ha perso più del 10% sul marco, proprio in previsione di tassi più bassi. E questo è servito a frenare, negli ultimi giorni, il cedimento della Borsa di Londra. Martedì ha fatto segnare all'indice del Financial Times il suo balzo più strepitoso (più 205,3 punti, a quota 4854) e ieri gli ha fatto perdere soltanto 25,1 punti (chiusura a 4828,9). Quest'estate la Borsa era oltre quota 6000. Un recupero completo sembra ormai un sogno irraggiungibile. Ma dal taglio dei tassi, oggi, potrebbe venire la prima spinta nella controffensiva di Londra sul fronte della lotta al pericolo recessione. Fabio Galvano Gordon Brown

Luoghi citati: Gran Bretagna, Londra, Washington