Gelli: torno volontario in Italia
Gelli: torno volontario in Italia La Francia concede l'estradizione, il Venerabile dovrebbe arrivare a giorni Gelli: torno volontario in Italia «Voglio esserci per difendermi» AIX-EN-PROVENCE DAL NOSTRO INVIATO Monsieur Getti! Oui, sì, è proprio Lido Gelli quel vecchietto curvo che si intrawede dalla porta socchiusa. Si avanza con fatica in mezzo a due gendarmi. Il capo pesante e chinato, i capelli radi, la barba bianca, occhiali da lettura a metà naso e gli occhi inarrestabili che da sopra guatano per traverso ogni faccia che gli sta intorno. Dodici minuti appena. La pratica del gran maestro si chiude velocemente: «Torno volontario in Italia». La Francia «prende atto», attraverso la voce di Didier Lebourdon, presidente della Chambre d'accusatimi di Aix-En-Provence. Via, via, tenetevelo pure. Quanta fretta e quanta scena per questo vecchio signore che sopravvive alla sua leggenda, che si definisce uno «scrittore di romanzi», che «contesta tutte le accuse» arrivate dall'Italia, ma che ha una gran voglia di tornare. La chambre di Aix ieri pomeriggio ha cominciato l'udienza con un'ora di anticipo, senza nemmeno aspettare gli avvocati di Gelli. E fuori dalla Cour d'Appel un mastodontico schieramento di poliziotti: sei auto nel corteo di scorta al detenuto, tiratori scelti, sei motociclistti staffetta, un elicottero. L'aula 2 è al piano terreno di un nuovo palazzo costruito all'interno del muro di cinta della vecchia prigione, nel pieno centro di Aix che tutt'intorno ride di belle ragazze e di turisti. L'aula è piccolissima. C'è il banco per i tre giudici (il presidente Lebourdon i consiglieri Blin e madame Robin), due banchetti per gli avvocati, due panche per il pubblico: tre giornalisti italiani, tre francesi, un disegnatore (in Francia i fotografi non hanno accesso), l'unico che riuscirà a fissare l'odierna immagine di Gelli, l'ultima di una vita di travestimenti e di funambolici cambi di identità. Ha fretta, il presidente. «Ci sono gli avvocati di Gelli?», chiede alle 16 il cancelliere. No. Si incominci lo stesso. Il vecchio maestro è seduto sulla panca degli imputati, due gendarmi gli sono accanto, uno gli porge uno scialle di lana color crema che lui si sistema sulle spalle. «Accetta l'interprete?». Accetta. Un poliziotto gli ripete le domande del presidente mentre lui si passa un fazzoletto sulla fronte. Ha una bella camicia bianca a righine blu, un cardigan grigio, ai piedi eleganti pantofole nere. Sul polso sinistro c'è ancora il cerotto per quella ferita che si fece la notte dell'arresto con una lente degli occhiali e che fu spiegata (ma sempre smentita) come un tentativo di suicidio. Risponde con la voce bassa e il suo accento toscano. «Lei è uno scrittore?», chiede il presidente. «Sì, di professione scrivo romanzi». Lebourdon legge dunque tre paginette con la richiesta di estradizione inviata dal governo italiano: «Arresto definitivo», precisa il giudice. Gelli deve scontare otto anni dei dodici di condanna per il crac del Bimco Ambrosiano. Ma mentre Lebourdon legge, 0 maestro scruta la piccola platea e allunga il colio verso il poliziotto-in- terprete: «Gli deve dire che io contesto tutte le accuse che mi hanno fatto e che non ho letto». E poi: «Io torno volontario». Pausa. Poi ancora: «Ho chiesto di essere estradato». A questo punto arriva il figlio Maurizio, gli avvocati Michele Gentiloni e Maxim Gorra: «Scusi il ritardo, presidente, ma abbiamo ricevuto una convocazione per le 17...» Lebourdon non fa una piega e continua a leggere. Ma Gelli insiste: «Io desidero andare volontario in Italia. Primo: per difendermi. Secondo: per ragioni di salute. Terzo: perchè mi devo operare. Quarto: per stare vicino alla mia famiglia». Altra pausa, «...e poi non devono dimenticare che ho 80 anni e due infarti». Lebourdon prende rapidamente «atto del suo consenso all'estradizione» e gli fa portare tre fogli da «signer)>. Gelli firma con mano ferma. I giudici scompaiono dietro le quinte, il vecchio si spruzza per due volte uno spray in gola, si alza in piedi: «Un medico, un medi¬ co...» Non ci sono medici. Il maestro cerca i suoi avvocati e guarda il figlio: «Che c'è, papà?» Capisce che ci sono giornalisti. «Ho la testa che mi gira», e con l'indice della mano destra disegna cerchi nell'aria. «Forse è l'emozione». Forse. Scompare dietro una porta. L'avvocato Gentiloni ci tiene a far vedere di non essere giunto in ritardo e mostra ai giornalisti la convocazione: ore 17. Poi ci dice che è arrivato un medico (dei pompieri) il quale ha chiesto un'ambulanza attrezzata alla rianimazione per il trasferimento nel reparto detenuti dell'ospedale Sainte Marguerite di Marsiglia. «Siamo preccupati per tutta questa fretta», dicono i difensori di Gelli. Mezz'ora dopo, in un tornado di sirene e di auto, il Venerabile torna in gabbia. E in Italia? A giorni, forse ad ore. Quando entra in ballo Gelli, c'è sempre di mezzo il mistero. Cesare Martinetti «Contesto tutte le accuse: Non si deve dimenticare che ho 80 anni e ho avuto due infarti» dermi» A sinistra furgone a uscire Gelli dal carcere di Aix-en-Provence Ieri nell'aula giudiziaria francese non potevano entrare fotografi. Ecco come David Wasserman ha disegnato il volto dell'ex Venerabile della Loggia P2 A sinistra il furgone fa uscire Gelli dal carcere di Aix-en-Provence Ieri nell'aula giudiziaria francese non potevano entrare fotografi. Ecco come David Wasserman ha disegnato il volto dell'ex Venerabile della Loggia P2
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