Napoli, moto-bomba per i giudici di Fulvio Milone

Napoli, moto-bomba per i giudici Telefonata anonima fa recuperare l'ordigno non innescato: 400 grammi di esplosivo Napoli, moto-bomba per i giudici Nuova sfida della camorra NAPOLI. Dopo l'autobomba i colpi di bazooka, e dopo i bazooka di nuovo l'esplosivo. Al quinto giorno di passione vissuto da una città annichilita dalla violenza, i clan hanno voluto lanciare un'altra sfida allo Stato nel modo più eclatante possibile: facendo trovare un ordigno al plastico in una moto parcheggiata davanti al palazzo di giustizia. Rabbiose le reazioni dei magistrati che non risparmiano critiche roventi anche a uomini del governo: «I proclami ministeriali della serie: "Hanno le ore contate" non riusciranno a fermare una camorra sempre più spietata e stragista», tuona il presidente dell'Anni di Napoli, Luigi Riello: un evidente riferimento alle dichiarazioni recenti del ministro dell'Interno Napolitano, di cui An chiede ancora una volta le dimissioni. Ieri sera al Viminale il ministro ha convocato un vertice sulla situazione di Napoli. La strage non c'è stata semplicemente perchè chi ha ideato questa nuova strategia del terrore non l'ha voluta: la bomba, infatti, non era innescata. E' stata fatta trovare ieri mattina con una segnalazione anonima. «Cercate una moto viola targata Salerno nel piazzale davanti al tribunale», ha avvertito il telefonista. La zona è stata transennata, mentre gli artificieri hanno cominciato a smontare lo scooter rubato tre giorni fa a Salerno e abbandonato poche ore prima del ritrovamento nell'area riservata alle auto degli avvocati. L'ordigno, 400 grammi di peso, era nascosto nel vano della batteria. «Se fosse scoppiato avrebbe provocato danni nel raggio di un'ottantina di metri», ha spiegato un esperto della polizia. Gli investigatori hanno pochi dubbi: l'azione dimostrativa porta la firma dell'Alleanza di Secondigliano, un cartello di bande che sta espugnando uno dopo l'altro i quartieri della città controllati dai vecchi boss. E' la stessa organizzazione che venerdì ha fatto saltare una Uno bianca nel rione Sanità, provocando il ferimento di tredici passanti fra cui un ragazzo di 14 anni. E probabilmente è la medesima mano che neanche ventiquattr'ore dopo l'attentato ha sparato un proiettile anticarro contro il cancello della villa di un capo di una cosca perdente. Anche se l'esplosione davanti al palazzo di giustizia non c'è stata, la «motobomba» ha comunque provo¬ cato effetti devastanti dal punto di vista psicologico. Dopo avere scatenato il terrore in piazza, questa volta la camorra ha inviato un messaggio esplicito alla magistratura: «Possiamo colpire come, quando e dove vogliamo». E l'avvertimento è stato recepito negli uffici della procura dove i commenti oscillano fra rabbia e costernazione. «Napoli è come Beirut: dopo gli omicidi e le stragi ora siamo alle bombe davanti al tribunale», dice Antonio Guerriero, sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia. Gli fa eco un altro pm, Giovanni Corona: «Lorsignori hanno voluto dirci che possono arrivare dove vogliono». All'amarezza si aggiunge la rabbia a stento repressa del presidente dell'Anm, Luigi Riello, che si dice stanco dei «proclami ministeriali». «L'esplosivo al plastico davanti al tribunale è solo l'ultima tracotante e beffarda sfida della camorra alla legge. Le parole di un ministro non riusciranno a fermare una malavita sempre più spietata se non si consentirà la celebrazione rapida dei processi, restituendo centralità al dibattimento e effettività alle pene». «Chiedetevi perchè la camorra è cresciuta fino a lanciare sfide così temerarie allo Stato - sbotta il pro¬ curatore aggiunto Diego Marmo -. E' chiaro che qualcosa si è inceppato nel sistema giudiziario». E il capo della procura, Agostino Cordova: «Non ho nulla da aggiungere a quello che ho previsto e preannunciato mille volte, nè voglio soffermarmi su problemi che non si è mai provveduto a risolvere. Ancora ima volta mi accorgo che c'è chi riscopro la camorra solo in certe situazioni: dovrebbero essere altri a parlare, non io». Il sindaco Antonio Sassolino parla di «terrorismo criminale». «Serve una massiccia mobilitazione civile della città, delle sue componenti migliori, delle scuole. Non è più il tempo delle polemiche ma della fusione delle energie por sconfiggere la camorra con la forza dello Stato e con la mobilitazione di tutti i napoletani onesti». Fulvio Milone Il procuratore Cordova «C'è chi riscopre i clan solo in certe situazioni» Il ritrovamento del motorino-bomba A destra il timer dell'ordigno

Persone citate: Agostino Cordova, Antonio Guerriero, Antonio Sassolino, Cordova, Giovanni Corona, Luigi Riello, Napolitano

Luoghi citati: Beirut, Napoli, Salerno