In Francia eutanasia per liberare il letto

In Francia eutanasia per liberare il letto MALAS ANITA' Sul «Parisien» il racconto-choc dell'agonia di un anziano cui il primario «staccò la macchina» In Francia eutanasia per liberare il letto Un 'infermiera: pazienti lasciati morire perfar posto a raccomandati PARIGI NOSTRO SERVIZIO Non eutanasia, non «dolce morte». Isabelle Ledere, infermiera francese, non parla di accompagnamento alla fine di malati terminali. Parla di «sgombero di letti» per far posto a «pazienti eccellenti», di malati che il responsabile del suo reparto si incaricava di «staccare» dalle macchine, lasciandoli soffocare nel letto fino alla fine. La testimonianza di Isabelle appare importante nel dibattito molto vivo in Francia sull'eutanasia. Se, come spera l'infermiera, la sua voce fosse soltanto la prima di una serie, si avrebbe un quadro più preciso della reale situazioni su questo delicato tema, spesso sommerso da ombre e sospetti. ('Lavoravo nel reparto terapia intensiva spiega al giornalista di "Le Parisien" - un anziano signore di 7 i anni vegetava da 76 giorni in rianimazione, con un'insufficienza respiratoria grave e sotto tracheotomia. Un pomeriggio, verso le 14 - ricostruisce nei particolari Isabelle - il capo del reparto riunì l'equipe medica per annunciare la sua intenzione di "staccarlo". Era questo il termine esatto, me ne ricordo ancora. Prese una siringa e un flacone di Narcozep, un antidepressivo, poi si diresse verso la stanza del paziente. Staccò la macchina che lo aiutava a respirare e gli fece l'iniezione». Nessuno seppe nulla, tanto che in vista della pomeridiana visita della moglie, il medico cercò di far intercettare la donna affinché non si accorgesse di quanto stava accadendo a suo marito. Il racconto di Isabelle si fa agghiacciante quando descrive la terribile agonia del paziente dopo l'intervento del medico: «Entrai nella stanza un'ora dopo l'iniezione. Quell'uomo era violaceo, stava soffocando. Da solo, nel suo letto. Un'agonia lenta e dolorosa. Due ore dopo era morto, senza aver potuto rivedere un'ultima volta sua moglie». Tutto il contrario della «dolce morte» di cui ha parlato nei giorni scorsi Christine Malevre, l'infermiera dell'ospedale «Franchis Quesnay», di Mantes-la-Jolie (alla periferia di Parigi), che ha ammesso davanti alla magistratura che la accusa di omicidi colposi di aver «aiutato a morire» una trentina di pazienti allo stadio terminale del loro male. Con il loro accordo, spesso più una supplica che un assenso. Per Christine Malevre • sotto controllo giudiziario e interdetta dall'esercizio della professione - si è addirittura costituito un comitato di sostegno in Francia. Ma il caso denunciato da Isabelle ha tutt'altro sapore. Non eutanasia per accompagnare nel trapasso, piuttosto per liberare i letti. E' lei stessa a spiegarlo: «La sofferenza dei malati dice - era l'ultima preoccupazione di quel medico. Quel signore era rimasto 76 giorni in rianimazione ed aveva un'infinità di infezioni, era in uno stato pietoso e quel dottore non provò mai a fare nemmeno un tentativo per calmare le sue sofferenze. Mantenerlo in vita significava fatture quotidiane a prezzi alti». Fino a quando? «L'ho scoperto qualche giorno dopo - racconta l'infermiera - altre tre persone anziane morirono quella settimana, dopo un'iniezione di Narcozep. Scoprimmo che un paziente "importante", di una famiglia legata all'ambiente medico, era atteso nel reparto per un'operazione al torace. I letti erano occupati». E qualche sfortunato è stato «sgomberato». Il dibattito sull'eutanasia, con una legge in preparazione, continua in Francia. Ieri, il sottosegretario alla Sanità, Bernard Kouchner, ha parlato di una proposta di «ferie per accompagnamento alla morte» da equiparare ai giorni di malattia per i lavoratori che abbiano un familiare da assistere negli ultimi giorni di vita. TuliioGiannotti

Persone citate: Bernard Kouchner, Christine Malevre, Isabelle Ledere

Luoghi citati: Francia, Parigi