Kosovo, l'America chiede il sì di Roma

Kosovo, l'America chiede il sì di Roma La Farnesina invita gli italiani a lasciare la Federazione jugoslava e Belgrado mobilita i riservisti Kosovo, l'America chiede il sì di Roma L'ambasciatore Usa da Prodi, oggi vertice a Londra ROMA. L'Italia richiama i propri cittadini nella Federazione Jugoslava ammettendo il precipitare della crisi in Kosovo, ma punta sempre sull'opzione diplomatica nel timore che il necessario voto del Parlamento per autorizzare i raid della Nato apra anche nuove ferite in una maggioranza appesa al sostegno dei «comunisti italiani» di Armando Cossutta. La richiesta ai connazionali di lasciare immediatamente il territorio della Federazione Jugoslava e l'invito a rinunciare a recarvisi nei prossimi tempi sono contenuti in un comunicato della Farnesina diffuso ieri sera, poco dopo il termine di un lungo colloquio a Palazzo Chigi fra Romano Prodi e l'ambasciatore degli Stati Uniti, Thomas Foglietta, e una conversazione telefonica fra il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, ed il britannico Robin Cook. L'ambasciatore Foglietta si è recato a Palazzo Chigi per approdofondire la posizione italiana sulla crisi nel Kosovo. Sulla lunga ora di colloquio con il presidente del Consiglio le fonti ufficiali hanno mantenuto il più stretto riserbo, lasciando trapelare solo «il comune interesse dei due Paesi per la soluzione della crisi». Il punto è però che la tensione sale nell'Adriatico mentre l'Italia resta cauta: Bill Clinton ha rinnovato la minaccia a Belgrado dell'uso della forza perché, nonostante le smentite, 25 mila soldati serbi sarebbero ancora dentro i confini del Kosovo. Questo pomeriggio è in programma a Londra una riunione a livelli di ministri degli Esteri del Gruppo di Contatto a cui appartengono Usa, Russia, Francia, Germania, Gran Bretagna ed Italia - che si annuncia determinante perché verrà ascoltato il rapporto dell'inviato Usa Richard Holbrooke reduce da quattro giorni di difficili colloqui a Belgrado. Si discuterà soprattutto dell'ipotesi dell'intervento militare della Nato contro la Serbia in forza della risoluzione 1199 del Consiglio di Sicurezza. Ma nell'apposita sala predisposta al Foreign Office il Segretario di Stato Madeleine Albright, in arrivo da Gerusalemme, troverà l'Italia ancora contraria al ricorso ai blitz. E l'Italia in questo caso pesa molto: sono sul nostro territorio le basi, logistiche, aeree e navali necessarie per l'attacco e siamo noi il Paese più esposto ad un'eventuale ritorsione di Belgrado. Palazzo Chigi e Farnesina scommettono quindi ancora sull'azione diplomatica per fermare il presidente serbo Slobodan Milosevic (che ieri ha mobilitato i riservisti) e ieri lo hanno ribadito con forza. Prodi ha chiamato il collega russo Evgheny Primakov chiedendo ulteriori pressioni su Belgrado. Il ministro degli Esteri Lamberto Dini si è augurato che «prevalga la ragione» ribadendo la necessità di «una nuova decisione dell'Onu» ed affer- mando che le «circostanze eccezionali» evocate da Chirac a Firenze per giustificare i blitz «non ci sono» perché «dopo la scoperta dei massacri delle ultime settimane non c'è evidenza di ulteriori scontri e conflitti». I motivi della cautela italiana - approfonditi nel colloquio Prodi-Foglietta - sono evidentemente anche di politica interna. La nostra partecipazione in uomini, mezzi e concessione delle basi dovrebbe infatti essere autorizzata dal Parlamento, dove la maggioranza di Prodi non ha a disposizione i voti sufficienti, anche perché Armando Cossutta si è già detto contrario. Prodi dovrebbe dunque chiede i voti o all'opposizione o all'Udr di Cossiga, ma si tratta di ipotesi difficili anche a causa del poco tempo a disposizione visto che i piani «top secret» della Nato prevedono un attacco entro ottobre. A conferma delle cautele italiane il via libera della Farnesina al richiamo dei connazionali dalla Federazione Jugoslava sono circa 600 fra cui un drappello di operatori, esperti e giornalisti in Kosovo - è giunto quasi per ultimo in Europa dopo quelli già diramati da Parigi, Bonn, Vienna, Londra e Madrid. «Ascolteremo la relazione di Holbrooke con attenzione» fanno sapere alla Farnesina. Ma per il momento l'Italia continua a preferire la via diplomatica, accettando l'ipotesi di non passare per un nuovo voto Onu solo se «l'emergenza umanitaria diventasse insostenibile» anche se si ammette, che «non saremo certo noi che bloccheremo un eventuale consenso». Maurizio Molinai-i Ma il governo punta ancora sulla soluzione diplomatica per evitare spaccature con Cossutta Nella capitale inglese Holbrooke riferirà al gruppo di Contatto i risultati della sua missione da Milosevic Missili convenzionali della Sesto Flotta mettono fuori uso il sistèma antiaereo iugoslavo I Tornado attaccano le difese aeree per aprire la strada ai raid Tornado, F-16, F-18, Harrier Gr-7s e altri bombardieri compiono i raid Voli di ricognizione sèguiti da altri eventuali raid Truppe di terra potrebbero essere paracadutate da elicotteri o aerei da trasporto Hercules Un ulteriore contingente di terra sarebbe pronto a garantire eventuali accordi al pace