Chi batte le mani di Lietta Tornabuoni

Chi batte le mani PERSONE Chi batte le mani HE spettacolo ie ri, durante la trasmissione televisiva in diretta della seduta mattutina alla Camera, i battimani dei deputati seduti intorno ai leader politici che si pronunciavano sul governo. Naturalmente questo è sempre stato un uso del Parlamento, anzi col tempo s'è fatto più moderato, più sobrio: in passato, al termine del discorso, l'oratore quasi veniva soffocato da strette di mano, baci, abbracci, congratulazioni, applausi esultanti. Adesso il tono della voceleader durante l'intervento dà il segnale di battimani modesti, formali o doverosi, che alla fine diventano più calorosi, dimostrativi e completati da eventuali strette di mano o abbracci. Tutto più composto, eppure nascono curiosità: quei deputati avranno scelto loro di sedere accanto al leader (un posto esposto e incomodo anche per via dell'inquadratura fissa delle telecamere), oppure ci saranno gerarchie predeterminate? Per quei parlamentari sarà un privilegio oppure una corvée? Comunque che spettacolo, quell'impasto di tedio e adulazione, di routine e di zelo, di stanchezza e d'ipocrisia leggibile sulle facce. Chi batte le mani alla lacerazione di Rifondazione comunista, invece, se è al governo o nella maggioranza dal suo punto di vista è comprensibile, da altri punti di vista chissà. La tendenza scissionista nella sinistra è un tic storico e non futile, più spesso utopistico. A volte (non sempre) indica un attaccamento alle proprie convinzioni e un disprezzo dei compromessi; la prevalenza data ai principii e a quelli che si ritengono i doveri rispetto allo strato sociale rappre^^entato, anziché alle opportunità politichegenerali; il rifiuto della eterna prassi in abiurare a se stessi «a fin di bene» comune, di rinnegarsi nel presente in vista di vantaggi futuri. Ovviamente, si possono approvare oppure no: ma non sono comportamenti spregevoli. ROMA Colpiscono in particolare un giudizio e un'evocazione, nel nuovo libro di Alberto Ronchey «Accadde a Roma nell'anno 2000». Il giudizio riguarda il sindaco romano Francesco Rutelli: «Ha voluto apparire sempre più sensibile agli ansiosi voleri delle autorità vaticane... un reverenziale stato d'animo inatteso nel sindaco d'origine laica... Nella testa, rintocchi di campane celesti». L'episodio storico ricordato da. .Alberto Ronchey, romano, per due anni ministro dei Beni Culturali e allarmato dalle conseguenj ze del Giubileo immi! nente sulla capitale, : rievoca il Giubileo del ' 1450: «La folla che an! dava verso San Pietro, ; scontrandosi con queli la che da San Pietro | usciva, provocò un tale ingorgo che le spallette del ponte di Castel Sant'Angelo non ressero alla mostruosa pressione e duecento pellegrini dicono le cronache I caddero nel Tevere ani negandovi». Cinque se! coli fa, i turisti di quel Giubileo saranno stati, ! a dir tanto, trecentomi! la; per il prossimo Giu; bileo se ne aspettano 1 almeno sedici milioni. Lietta Tornabuoni

Persone citate: Alberto Ronchey, Francesco Rutelli

Luoghi citati: Castel Sant'angelo, Roma