Subito un'altra sfida al premier di Augusto Minzolini

Subito un'altra sfida al premier TUTTI I NEMICI DI PALAZZO CHIGI Subito un'altra sfida al premier Un nuovo ostacolo, i rancori degli alleati E ROMA CCOLO là. seduto su uno dei divani di Montecitorio, Clemente Mastella, l'uomo che fa gola a Prodi, il personaggio che da qui a tre mesi entrando nella maggioranza con la sua pattuglia di deputati potrebbe risolvere i problemi di un governo che da domani rischia di essere di minoranza o di avere a malapena un voto in più delie opposizioni. Eppure anche il eor.eggiatissimo Mastella dalla panca sempre più debordante, ce l'ha con Proci, è anir.rs>: rosrr.urr.fr.".: che nutrono verse il premier Bertinotti e Cossiga «In queste governo impopolare io non entrerò mai. Se non possa risalire la china Questi di Palazzo Curi hanno tentato ci portarmi via ce: Saputati da Cimadoro a e che Prodi o>er.sa se'.: al re: futuro perso: rione. e_a r:.a-i- >e linut'ier: ro :.: si vedrà» -ir. ~h" 5" r. :o>: m:r.: rarrj:: napers: uvunc tutte —~ — met*.~rr: ali as*~a e chiare che Mastella -reier-sor come interlocutore D'Alema e non Proci Se deve davvero entrare al governo preferisce fari: ::r. il leader Ds e non - - - ^ Professore Tan*. e cce ien S:::egcne ci MasteLione e sberca:: rea devete darrru presto une sbocco seme r.cr. cenge p:u : rcieo. Avrà pure messo insieme 312.313 : forse 314 deputati il Professore scindendo un partito e cercando di attirare sbandati, ma in questa operazione si e tirato addosso una scia di risentimenti che gli complicheranno il futuro. Ieri Bertinotti gli ha detto in faccia che tornerà in maggioranza solo quando non ci sarà più lui. Cossiga. invece, nelle prossime 45 ore starà attento a quale intervento deriderà la Nato sul Kosovo per rendere la pariglia a Prodi. A parte i risentiti ufficiavi, qualche sassolino nella scarpa nei confronti del premier debbono averlo anche Marini e D'Alema. quelli che sulla carta dovrebbero essere alleati. Risentiti anche con qualche ragione. Ma come. Marini terrorizzato dai sondaggi ha bisogno come il pane di un accordo elettorale con l'Udr per le prossime europee, e il Capo del governo gli tratta Cossiga senza guanti gialli? «Ogni volta - osserva il direttore del Popolo. Guido Bodrato - che gli chiediamo qualcosa, prende le distanze. Lui fa coincidere la sua persona con il bene dell'Ulivo». Ecco perché ci vuole poco a capire che in fin dei conti un trasloco di Prodi da Palazzo Chigi in qualche altro palazzo piacerebbe anche a Marini. Il leader Ppi non lo vorrebbe neppure a Roma, al Quirinale, ma addirittura in Europa. Più o meno la riessa cosa pensa D'Alema. Chi qualche giorno fa ha assistito nella stanza dei leader Ds a una delle ultime telefonate con Bertinotti, racconta di esersi trovato di fronte questa scena: il Massimo che chiede al Fausto di non aprire la crisi, e il Fausto che dà al Massimo un arrivederci al governo D'Alema. Un saluto a cui il leader diessino risponde con un laconico: «Vedremo». Sul tema ri sono valanghe di aneddoti Come la battuta che il numero uno ci Botteghe Oscure rivolge al verde Man coni annoverato tra i prociaru sfega- tati: «In Germania i verdi vanno al governo rappresentati da un ex avvocato che aveva difeso i terroristi della Raf, e voi non vi ponete il problema di un premier di sinistra?». Eh s:. a D'Alema certi attegiamenti di Proci non piacciono. Non ne fa mistero. Ieri ha mezzo litigato sui banchi della Camera con Fabio Mussi, teorico del «no» ad un ingresso di Cossiga nella maggioranza. Po: nel su: intervento D'Alema ha fatto un tutt'uno tra gli anni della presidenza Dini e quelli della presidenza Prodi. Inutile dire che il premier attuale c'è rimasto male. Quello che dà fastidio al segretario della Quercia è l'ambiguità che il capo del governo mantiene sul suo futuro: 0 tempo stringe e Prodi non ha ancora scelto se rimanere a Palazzo Chigi, se puntare al Quirinale, se andare in Europa. Un'indecisione da cui nascono divaricazioni strategiche: D'Alema pensa all'apertura a Cossiga: Prodi, invece, cerca di ritagliarsi 'una maggioranza su mis'ora, di cui non facciano parte personaggi che potrebbero giocare di sponda col leader diessino. Questa situazione confusa e fumosa dove i patti non sono chiari non può non essere foriera di risentimenti verso il premier. Il quale, come il cane che si morde la coda, non può non essere a sua volta risentito verso gli altri. Cosi nel fortino del governo che si appresta a un assedio di sei mesi tutticgli estranei alleati o no - diventano nemici. Ieri, sul versante Sud del primo piano di Palazzo Chigi, quello di Prodi, i partner erano trattati alla stregua di oppositori sia dal presidente che dai suoi collaboratori: «Con le aperture a Cossiga alla vigilia della scissione, D'Alema e Marini hanno messo in difficoltà Cossutta e il governo»; ed ancora. «D'Alema è talmente convinto che non c'e differenza tra gli anni di Dini e quelli dell'attuale governo che nel suo intervento ha a malapena pronunciato una volta la parola Ulivo». Non parliamo poi di quello che si diceva di D'Alema sul versante Ovest, occupato da Veltroni. «Dicono che per la mia scelta a vicepremier non si sono fatte le primarie? - è stato lo sfogo del numero due del governo contro i dalemiani -. Ebbene, le uniche primarie fatte, quelie per la segreteria, le ho vinte io. E. comunque le elezioni per me e Prodi sono state delle primarie». In quest'atmosfera nascono pianicontro-piani per mettere in difficoltà quelli che. sulla carta, dovrebbero essere gli alleati, «la prima cosa che chiederemo - spara la Magistrelli, prima seguace di Prodi - sarà la lista unica dell'Ulivo per le europee». I veltrcniani, invece, si occupano della partita intema alla Quercia, arrivando a dire che se il prossimo congresso sarà di normalizzazione si può sempre lasciare il partito per entrare a far parte direttamente dell'Ulivo. DI più: visto che il prossimo referendum elettorale dà fastidio a D'Alema, Prodi e Veltroni meditano di appoggiarlo, dsaltarci sopra. Sembrerà strano, ma più che di sconfiggere Berlusconi a Palazzo Chigi ci si preoccupa di battere D'Alema. Da questa condizione di risentimenti reciproci, ovviamente, è difScile che nasca qualcosa di buono. A meno che Piero Fassino non riesca a strappare dagli altri partner europeil benestare di una presidenza Prodalla Commissione Europea: lui a prova, ma l'interessato già gli hfatto sapere che non darà il suo assenso prima di gennaio. Idem per iCfcuirLnale. E tra litigi fuori dellmaggioranza e dentro, sembra di essere tornati dieci anni indietro, nell'Italia dell'instabilità e dei governprecari. Come recitava ieri un articolo del Financial Times: «Ir's Ociober, ir's raining and ltaly is facing its annual govemment crisis...*. Augusto Minzolini Tensioni anche nel Ppi Bodrato: «E" convinto che la sua persona coincida con l'Ulivo»

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