I mezzi sorrisi del Professore

I mezzi sorrisi del Professore I mezzi sorrisi del Professore Torna la grinta aspettando il verdetto MROMA A Fausto le ha prese davvero? 0 alla fine vincerà lui la partita di cui abbiamo visto soltanto un prossimamente, spot sulla crisi? Riordino gli appunti dopo una lunga giornata. E non so dire che cosa sia stato più importante. Forse l'abbraccio fra Armando Cossutta e Oliviero Diliberto, sopra la testa di Fausto Bertinotti pietrificato come se l'avesse guardato la Medusa. O forse, dico forse, quell'arietta mefitica da primissima Repubblica, quando tutti si ritrovano in Transatlantico e si danno di gomito spiegando qual era il vero gioco. Non hai capito com'è il giro? D'Alema d'accordo con Bertinotti perché teme Cossutta, macché: era Cossutta d'accordo con Prodi che ha determinato... Si formano i capannelli di sempre, si struscia, si passeggia, si prende un caffè, i capannelli però non sono più quelli di una volta, ieri mancava il pathos, mancava l'attesa perché mai come ieri è apparso tanto ovvio, tanto sconsolante ed evidente che tutto è uguale a prima e che cioè il sistema è saldamente decrepito e autoconservante: altro che Bicamerale e riforme di profilo alto. Non scherziamo: qui siamo alla solita partita a Monopoli in cui alla fine tutta la sceneggiata si riduce a un punto soltanto. E cioè: dove li va pescare Prodi i tre voti eh? gli mancano dopo che Armando Cossutta gli avrà portato i suoi, lasciando Bertinotti nel gruppo misto delle minoranze etniche e dei politici tutelati dal Wwf? Gianfranco Fini ieri prendeva allegramente a schiaffi quelli della Lega (vestiti di un verde da tintoria che ha sbagliato l'ammollo, ovvero da maglietta stinta) accusandoli di aver patteggiato i tre votazzi o le tre assenze provvidenziali. Ringhi e mugolii in aula. Ma la sostanza è tutta lì: Prodi avrà la sua fiducina risicata e incrinata, e governerà. Forse di tanto in tanto si rosicchierà un pattista udierrino come Giuseppe Bicocchi o Elisa Trasca, per darsi una puntellata, anche se sembra difficile che Cossiga offra gratis e sottobanco il ricostituente di un voto, senza incassare l'ammissione della crisi. Opportuno, perché surreale, beckettiano, altogradimentista, appariva l'urlo che da qualche parte della destra si librava verso le vetrate del soffitto: «E il Kosovoooo??...». Già il Kosovo. Eufemisticamente detto «la nostra collocazione internazionale», cioè l'impegno a far alzare i nostri Tornado dalle nostre basi per bombardare i serbi che minacciano di bombardare noi con gli Scud dati da Eltsin. Argomento tabù, argomento rimosso, perché è di quelli che spaccano le balestre a qualsiasi governo, specie questa volta che, se per disgrazia si andasse nel Kosovo, il morto ci scappa (sotto un governo di sinistra). Notiamo che il presidente del Consiglio si è presentato in aula con le carte già servite. Il tono era quello che ha mandato ai pazzi poi Bertinotti, quando piangeva a fine seduta che Prodi non gli aveva fatto neanche un rilancino, era stato un «fondamentalista della Finanziaria». E dal suo punto di vista aveva ragione: se Prodi avesse gettato sul tavolo verde della realtà fiches per sei, settemila miliardi, non avrebbe forse placato Bertinotti? Chi gliel'ha data tutta quella grin- ta, quell'ostinazione a dire no no e poi ancora no? E la grinta di quel bolognese sta tutta nella fonetica. Prodi quando è sicuro di sé ha un po' la faccia del gatto con il topo in bocca. E te ne accorgi dal fatto che precipita le consonanti e abolisce le vocali, per rilassarsi poi su una vocale lunghissima. Esempio: «Abb'mo sist'mato i nstr conti, ed è di grnd lav'ro cllttivo ch'v'paaaaaarlo». Oppure: «Una fnanz'ri pr rid're slaaaaaancio...». Quando invece è incerto, insicuro, l'avrete visto anche voi, precipita tutto, vocali e consonanti in un unico tritalettere e bofonchia sorridendo in modo scultoreo, ma pallido, e poi ripete senza necessità ma per auto-training: «Sono sereeeeno. Sono mooolto sereeeno. Sooono veeramente mooolto seereno». E poi, nell'intimità, scoppia a piangere scalciando i tavoli per il nervoso. Ieri no. Ieri Franti, cioè Prodi, rideva. Rideva e mangiava le consonanti allegro e felice perché il giro stava riuscendo bene: aveva detto di no a Bertinotti a muso duro, aveva trattato con Cossutta spalleggiato e sostenuto da Walter Veltroni, aveva fatto muro di fronte a quella sortita movimentista di Bertinotti il quale reclamava «equilibri più avanzati», ma non alla De Martino negli Anni Settanta, ma come uno che punta direttamente su D'Alema a Palazzo Chigi e che sa che la prima cosa da fare per ottenere questo risultato è sgomberare in qualche modo, qualsiasi modo, il medesimo palazzo e insediarvi magari un tecnico, o magari lo stesso Prodi ma ridotto uno zombie. Le voci, le chiacchiere, gli scenari di guerra e di guerriglia si sprecano in questi giorni e il vostro cronista è incapace di riassumerli. Più interessante forse è notare come il Parlamento della Repubblica sia stato preso da uno sgraziato fou-rire, ovvero da un attacco di riso e sberleffi, quando il povero Rino Piscitello, rappresentante nientemeno che dell'Italia dei Valori, cioè dipietrista, ha attaccato a parlare. Il presidente Violante ha dovuto sospendere la seduta. Disordinatamente, o meglio atemporalmente, ricordiamo la frecciataccia sotto la cintura di D'Alema a Fini, quando gli ha detto che l'ultimo discorso politico del segretario di An risaliva ad «alcuni mesi fa». E D'Alema era ieri ferrigno, in quel suo vestito da ferrotranviere (cartadazucchero) che ogni tanto si mette e che gli fa risaltare il baffo brizzolato e tutta la brizzolatura del carattere che è ferrigna, saputella, spesso brillantissima e godibile, ma che più spesso lo rende insopportabile, non amabile, scostante. Il che, se vogliamo, è anche il suo bello, diversamente dal bello di Bertinotti che è quello del cucciolone che butta giù i vasi cinesi e poi muove la coda aspettandosi qualche complimento. Berlusconi, obiettivamente, leggeva un bel discorso in cui ha fatto i conti in tasca alla gente sulla base delle tasse, per dimostrare che i poveri saranno più poveri e che questo è il governo da cui i poveri devono difendersi. Non siamo in grado di dire se le sue cifre erano esatte, ma se lo sono, era un bel discorso. Forte, emozionale e di una retorica meridionale e sindacale, il discorso di Marini, pronto ad accogliere Cossiga ed espellere una volta per tutte Bertinotti. L'onorevole Cornino ha raggiuntola miglior raucedine di Bossi. Quello di Fini era senz'altro il più brillante, tutto a braccio, Buttiglione: c'è il mercato e la compravendita dei voti Ma noi non venderemo nulla 1921 m LE SCISSIONI La scissione più famosa è quella di Livorno. Dalla scissione del Partito socialista, il 21 gennaio, nasceva il Partito comunista Scissione di Palazzo Barberini, l'11 gennaio, con l'uscita di Giuseppe Saragat dal Partito socialista (allora: Psiup); 28 deputati lo seguono Scissione psiuppina che porta alia nascita del nuovo Psiup (10-11 gennaio) La scissione socialdemocratica è del 4-5 luglio e rappresenta la seconda divisione tra socialisti e socialdemocratici, dopo il fallimento dell'operazione che aveva portato al Partito socialista unificato (Psu) 991 A Rimini, sulle ceneri del Pei, in gennaio, nasce il Pds. Un'operazione iniziata da Occhetto con la Bolognina e portata a termine dal segretario con il XX Congresso La svolta del Pei è contestata da Cossutta, Salvato, Liberfwij Serri e Garavini che fondano il Movimento per la Rifondazione Comunista (poi, Prc) Sullo' fiducia al governo tecnico guidato da Dini, dopo la caduta dell'esecutivo Berlusconi, Rifondazione conferma una linea di voto contraria e i gruppi parlamentari si spaccano: 14 deputati, tra i quali Cruciane!!^ Garavini e Bolognesi, votano la fiducia. Successivamente danno vita ad una nuova formazione, quella dei Comunisti unitari Nuova scissione nel Prc? Il premier con Walter Veltroni subito dopo l'intervento di apertura della seduta alla Camera

Luoghi citati: Kosovo, Livorno, Rimini