Clinton chiede misure urgenti di Andrea Di Robilant

Clinton chiede misure urgenti LO SCONTRO TRA UE E USA Clinton chiede misure urgenti «Voglio una globalizzazione dal volto umano» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Dobbiamo dare un volto umano all'economia globale», dice il Presidente Bill Clinton all'assemblea del Fondo monetario e della Banca Mondiale: «Dobbiamo garantire protezioni sociali e istituzioni democratiche. E non abbiamo un momento da perdere». La peggior crisi finanziaria degli ultimi cinquant'anni ha gettato un'ombra così nera sul futuro della globalizzazione - il faro della politica economica americana - che Bill Clinton è sceso in campo per contrastare l'ondata di pessimismo che si è diffusa nel mondo. «Sono convinto che se ci muoviamo tutti insieme possiamo mettere fine a questa crisi. Ma dobbiamo prendere misure urgenti per arrestarne la diffusione, aiutare quelli che sono già stati colpiti e rigenera¬ re fiducia nell'economia globale». Clinton non ha fatto proposte concrete, non si è dilungato sugli strumenti per uscire dalla crisi. Il suo intervento è stato soprattutto «politico»: una chiamata alle armi per difendere un processo di globalizzazione sempre più sotto assedio. Il Presidente ha ' messo in guardia contro le «false cure» che Paesi come la Malesia vanno adottando - controlli sui capitali, protezione dei mercati per mettersi temporaneamente al riparo dagli effetti della crisi. Ma ha anche ammesso che i costi \imani della globalizzazione sono spesso notevoli e che bisogna offrire maggiori garanzie e protezioni alla gente. E' tornato più volte sulla necessità di «domare» il ciclo economico eccessivamente violento - boom portentosi seguiti da collassi - che ha segnato lo sviluppo di molti Paesi emergenti. Ed ha paragonato la crescita drammatica e disordinata dell'economia mondiale negli ultimi anni alla crescita delle economie capitaliste a cavallo del secolo scorso, quando la violenza dei cicli economici puniva soprattutto i lavoratori che non disponevano ancora di un'adeguata tutela. Ma l'uscita del Presidente nasconde anche un'apprensio¬ ne di natura più personale: Clinton è sempre stato ossessionato dal posto che occuperà nella Storia. E non è un mistero che la sua ambizione più grande sia quella di essere ricordato come il leader che facilitò la transizione ad un'economia globale. Ma la crisi finanziaria mondiale, e le critiche sempre più frequenti al concetto stesso della globalizzazione (vedi Henry Kissinger su La Stampa di ieri, ndr) offuscano in maniera drammatica l'orizzonte della presidenza Clinton (a prescindere dalle conseguenze della vicenda Lewinsky). Sui rimedi alla crisi immediata, Clinton si è limitato a chiedere una maggiore trasparenza da parte dei governi nei Passi emergenti ed una maggiore disponibilità a riformare sistemi chiusi e spesso corrotti. Ed è tornato ad insistere sulla necessità urgente di una nuova architettura finanziaria capace di sostenere l'economia globale - una sorta di Bretton Woods per il ventunesimo secolo. La vaghezza delle proposte di Clinton è in parte legata alla natura essenzialmente politica del suo discorso ma soprattutto al fatto che non c'è ancora alcun consenso internazionale su questa «nuova architettura». Semmai, le riunione annuale del Fondo monetario e della Banca mondiale ha messo in risalto la ricchezza e la forza dei contrasti, specie tra americani ed europei. Per Clinton, ogni nuovo ordine finanziario dovrà comunque continuare a far perno sulle due istituzioni nate a Bretton Woods - Fondo monetario e Banca mondiale - che d'ora in avanti dovranno lavorare di maggior concerto. Andrea di Robilant Il presidente Usa, Bill Clinton

Luoghi citati: Bretton Woods, Malesia, Usa, Washington