Tra Tesoro e Bankitalia guerra di nervi al Fondo

Tra Tesoro e Bankitalia guerra di nervi al Fondo Tra Tesoro e Bankitalia guerra di nervi al Fondo WASHINGTON DAL NOSTRO INVIATO «I margini disponibili per ridurre i tassi di interesse dovrebbero essere pienamente utilizzati; questa è una risposta che non può essere ancora rimandata»: nell'assemblea generale del Fmi Carlo Azeglio Ciampi ha deciso di non lasciare dubbi. Quelle parole si riferiscono a tutti i grandi Paesi industriali, al compito che su essi pesa di arrestare la crisi finanziaria del mondo. Ma tra i grandi Paesi c'è l'Italia. E in Italia la questione dei tassi di interesse divide ed inquieta, perché rappresenta in questa fase qualcosa di più di un fisiologico contrasto all'interno del Paese; è una questione che, alla vigilia dell'euro, riguarda l'Europa, che in queste settimane di ansia finanziaria riguarda il mondo. Ciampi non ha mancato di salutare il calo dei tassi di interesse in Spagna, primo effetto del vertice G-7 dì sabato scorso: «conferma che in Europa procede il processo di convergenza verso il basso». Nella solenne as¬ semblea annuale di governanti e banchieri centrali, il ministro del Tesoro ha preso la parola due volte: la prima nella sua nuova veste di presidente del «comitato interinale» del Fmi, la seconda a nome dell'Italia. Qui, secondo le consuetudini del Fmi, avrebbe potuto farsi sostituire dal governatore della Banca d'Italia: non e un caso che abbia preferito di no. E' nel discorso a nome dell'I¬ talia che compare quella frase sui tassi. Non è solo una questione italiana, se da qualche tempo altri governatori di banche centrali europee segnalano di non essere d'accordo con il collega italiano Antonio Fazio. A dodici settimane dall'euro il livello dei tassi italiani, in questi giorni per forza bloccato dalla crisi della maggioranza di governo, è un ostacolo alla libertà di manovra di tutti. «Il mondo guarda a noi per ottenere indicazioni e soluzioni» sostiene Ciampi; occorrono dunque, nei Paesi industriali, «misure che possano rafforzare la fiducia dei mercati» e minimizzare gli effetti dei cali delle Borse su consumi e investimenti. Nella sequela degli incontri a Washington si consiglia tuttavia solo al Giappone di modificare l'equilibrio del bilancio statale. I Paesi euro non mettono in discussione il «patto di stabilità» che sta alla base dell'unione monetaria; nel suo discorso ieri mattina al Fmi, Bill Clinton ha confermato che porrà il veto a eventuali leggi per ridurre la pressione fiscale, perché la «disciplina» che ha portato il bilancio Usa in attivo è un importante risultato che va mantenuto. Non sarebbe opportuno sostenere le economie spendendo di più, e neppure, nell'immediato, tassando di meno; al contrario per dare fiducia ai mercati si può ridurre il costo del denaro, perché l'inflazione non preoccupa ora. Rivolto agli Stati Uniti e all'Europa l'Interim Committec del Fondo monetario, ha riferito Ciampi in assemblea, «saluta le riduzioni di tassi di interesse dei passati dodici mesi e appoggia la loro determinazione a prendere altre misure volte a mantenere una crescita durevole e a salvaguardare la stabilità finanziaria». E se di tassi si può parlare in questo modo esplicito, senza violare l'autonomia delle banche centrali, è perché ai vertici del G-7 e agli organi direttivi del Fmi partecipano anche i banchieri centrali: questi orientamenti sono usciti anche da loro. «Non siamo nel 1928 - tenta di tranquillizzare Michel Camdessus, direttore generale del Fmi e una recessione su scala mondiale può essere evitata. Se teniamo i nervi saldi, se tutti i Paesi operano per la stabilita, realizzano riforme strutturali e una ordinata liberalizzazione delle loro economie, questa crisi può essere superata». Ma che fare se il contagio finanziario mette in difficoltà anche Paesi che fanno politiche economiche giuste? Da Clinton in giù, tutti i governanti presenti a Washington hanno individuato che il problema sta qui. Non è mutata per ora la realtà concreta: se i 30 miliardi di dollari in preparazione per il Brasile non bastano a salvare dal contagio l'America Latina, il Fmi di soldi non ne ha più. Stefano Lepri li ministro non dà la parola al governatore: «Muoviamoci la recessione si può evitare» ti governatore Antonio Fazio

Persone citate: Antonio Fazio, Bill Clinton, Carlo Azeglio Ciampi, Ciampi, Clinton, Michel Camdessus, Stefano Lepri