«Milosevic, colpiremo duro»

«Milosevic, colpiremo duro» Clinton: la posta è alta ma è ora di fermare la violenza. Eltsin minaccia gravi conseguenze diplomatiche «Milosevic, colpiremo duro» Washington: pronti per i raid della Nato NEW YORK. Continua il conto alla rovescia: la Nato «è pronta all'intervento» per fermare la violenza nella «polveriera» del Kosovo. Da Washington il presidente Bill Clinton ha lanciato un ultimo minaccioso appello al presidente jugoslavo Slobodan Milosevic per scongiurare un attacco dell'alleanza che di ora in ora sembra più vicino. «La posta è alta. E' ora di fermare la violenza», ha detto Clinton. «E se la Nato colpirà, lo farà duramente», gli ha fatto eco il segretario alla Difesa americano William Cohen, secondo cui i raid aerei potrebbero distruggere «una parte sostanziale» della potenza militare di Belgrado. Parlando ai massimi esperti finanziari mondiali riuniti per le sessioni autunnali del Fondo Monetario e della Banca Mondiale, il presidente Usa ha detto di aver parlato della crisi in Kosovo con il premier britannico Tony Blair e con altri leader mondiali. «E' chiaro che Milosevic è il primo responsabile», ha accusato Clinton ricordando le richieste della risoluzione 1199 del Consiglio di Sicurezza dell'Orni con cui lo scorso 23 settembre i Quindici hanno chiesto l'immediato cessate il fuoco, l'avvio di negoziati tra le parti e l'accesso dei gruppi umanitari agli sfollati di origine albanese nelle montagne. Nelle stesse ore falliva anche il tentativo in extremis dell'inviato Usa Richard Holbrooke a Belgra¬ do. Il presidente serbo Slobodan Milosevic ha ribadito infatti la sua posizione intransigente e ha definito il possibile intervento Nato come «un'azione criminale». Lasciando il suo albergo di Belgrado, Holbrooke ha ribadito che la Nato «sta andando avanti molto rapidamente, in modo serio, sostanziale e intensivo, preparandosi per l'azione militare». Di fronte alla commissione Difesa del Senato, anche Cohen ieri ha ammonito il presidente jugoslavo, visto che «i ritiri effettuati non sono sufficienti». Mentre la macchina militare della Nato si sta scaldando, il capo degli stati maggiori Henry Shelton ha detto in Senato che il Pentagono ha messo ieri formalmente a disposizione della Nato gli aerei per i raid. Cohen ha definito peraltro remota l'eventualità che nel Kosovo possano essere usate truppe di terra americane: «E' una possibilità, ma ho chiesto di non venire coinvolti sul terreno». L'invio di truppe di terra in Kosovo è particolarmente impopolare in Congresso. Sul Kosovo è intervenuto poi il segretario di Stato Usa Madeleine Albright: «Nella provincia serba a maggioranza etnica albanese del Kosovo potrebbe essere necessario l'intervento di una forza multinazionale di pace -. Nessuna decisione a questo riguardo è stata ancora presa, ma saremmo degli irresponsabili se non la mettessimo in piedi». Nonostante la Russia si sia apertamente dichiarata contro un intervento militare, le forze armate di Mosca sono già pronte per qualsiasi evenienza. Un eventuale attacco provocherebbe «gravi conseguenze internazionali», ha ribadito il presidente Eltsin. Anche il principale alleato della Russia, la Bielorussia, è disposta a fornire armi alla Jugoslavia. Ma nella comunità internazionale e negli stessi Stati Uniti c'è dissenso su come procedere: oltre alla Russia almeno sei Paesi dell'Unione Europea tra cui l'Ita¬ lia, la Spagna e i verdi tedeschi hanno accolto senza entusiasmi i tamburi di guerra anglo-americani esprimendo riserve. Il Belgio intanto ha già ordinato alle famiglie dei suoi diplomatici di stanza a Belgrado di lasciare la capitale jugoslava entro domani. La crisi in Kosovo sarà al centro giovedì a Bruxelles di un incontro fra il capo della diplomazia Usa Madeleine Albright e il segretario generale della Nato Javier Solana cui seguirà una riunione a livello di ministri degli Esteri. [Ansa-Agi] Fallita la missione di Holbrooke «Ormai la macchina militare è in moto» 1 Il presidente francese Chirac e un aereo in decollo dalla portaerei Eisenhower