Prodi, un pugno di voti per la fiducia

Prodi, un pugno di voti per la fiducia Oggi alle 9,30 relazione del presidente a Montecitorio, poi il dibattito: Prodi, un pugno di voti per la fiducia «E se non li otterrò, pronto a passare la mano subito» ROMA. Prodi va oggi alla conta in Parlamento, ormai sicuro che una maggioranza, anche se risicata, la otterrà dai deputati. «Chiederò alla maggioranza di giudicare il programma e la sua attuazione» ha detto il presidente del Consiglio, mostrando la grinta delle ore difficili. «E se non otterrò la fiducia certamente passeremo la mano». Di fatto, Prodi mette nel conto, implicitamente, che la scissione di Rifondazione ci sarà e anche in tempi rapidi. Questa mattina il capogruppo Diliberto confermerà la linea del voto negativo per disciplina. Ma, alle 14 (appena concluso il dibattito), i cossuttiani hanno convocato i dirigenti a loro fedeli per sentirsi dire che il governo non deve cadere. Questo preparebbe la scissione e il «sì» alla fiducia di venerdì. Il premier ha, infatti, impresso il passo di corea alle procedure per affrontare il problema crisi. Anche se ha precisato che «non premo per scissioni, non metto il naso in casa altrui». Contro i suggerimenti degli alleati, Prodi ha deciso che tutto si deve concludere in settimana. Oggi lui farà il suo discorso alle 9,30 alla Camera. Subito dopo si svilupperà il dibattito. Giovedì chiederà la fiducia e venerdì replica e votazioni. Tutto questo se, nel frattempo, i cossuttiani avranno deciso di votare a favore. Stando ai conti che facevano ieri a Palazzo Chigi, alquanto euforici, la crisi non dovrebbe esserci. Se non saranno i 315 voti necessari per avere la maggioranza assoluta, saranno 313, forse 314, purché, ovviamente, Cossutta si decida subito con i venti deputati che lo seguirebbero. Eventuali assenze da parte delle opposizioni aiuterebbero. Cornino, capogruppo della Lega alla Camera, ieri spiegava (ma poi si è corretto) che diciassette dei suoi potrebbero avere la necessità di rimanere nel loro collegio per curare il congresso straordinario di domenica. Una buona notizia per Prodi l'ha data ieri sera Cossiga, annunziando che Elisa Pozza Tasca, militante dell'Udr ma eletta a suo tempo con l'Ulivo, si asterrà sulla fiducia. Ovvero, non voterà contro come i cossighiani hanno deciso. Poi ci sono anche deputati del Polo che potrebbero avere seri mal di pancia di fronte al rischio che la caduta di Prodi porti al voto. «Ma credete che non si trovino quelle tre o quattro persone che salvino il governo? - spiega Lucio Colletti, di Forza Italia -. Suvvia! Qui, di gente che ha voglia di andare a portare il volpino a spasso non ce n'è mica tanta. E, sia detto per inciso, neanche io ho questa intenzione». Ottimismo, quindi, in tutta la maggioranza, per il risultato che il governo dovrebbe incassare venerdì. Opinioni decisamente diverse, invece, su quello che potrebbe accadere dopo. Marini (ppi), D'Alema (ds) e Manconi (verdi) si sono incontrati ieri proprio per discutere di questo. Tutti e tre temono che l'aiuto dei cossuttiani non sia sufficiente per approvare la Finanziaria. Una cosa è mobilitare tutti, per una volta, per il voto di fiducia, altra cosa è contarsi ogni giorno nelle commissioni (quanti sono i bertinottiani?) e in aula. Secondo Marini se ne esce coinvolgendo pienamente l'Udr di Cossiga. H segretario dei popolari ha lanciato a Cossiga un messaggio chiaro: se ci dai una mano potremo presentarci con liste comuni alle elezioni europee. D'Alema è possibilista anche lui sull'apertura a Cossiga («se vota la Finanziaria, certo, è un dato di fatto...» avrebbe detto al gruppo dei ds). Il contrario è Prodi e con lui si è schierato il verde Manconi. Il quale Manconi ha detto di essere molto scettico sul «governo tecnico» proposto da Cossiga e di essere convinto che «da qui a dopodomani, il leader dell'udr cambierà idea molte volte». Il piano di Prodi, per quanto si sa, sareb¬ be quello di tirare dalla sua parte solo i «mastelliani» dell'Udr. E questo per non perdere dall'altra l'appoggio di Cossutta e verdi. Un ragionamento svolto dallo stesso Cossiga: «Se dichiariamo di votare per Prodi, Prodi è spacciato». E aggiungeva, amareggiato, che sarebbe bene che Prodi non andasse «a raccattare voti in giro». Quasi le stesse parole di Fini (ieri si è riunito il vertice del Polo) che vede Prodi come «un rigattiere che raccatta i voti che trova per strada». Intanto, mentre Cossutta già avvisa che voterebbe contro l'impegno militare italiano nel Kosovo, Casini (ecd) preannunzia che il Polo darebbe una mano in nome dell'interesse nazionale. Si governa in tutta Europa anche con un solo voto di maggioranza, notava ieri D'Alema, ma «nella realtà italiana, che è un po' più confusa, ciò può risultare più difficile». Alberto Rapisarda Ma l'attuale coalizione minoritaria non riuscirà più a controllare molte commissioni Marini: «Senza i voti di Cossiga rischiamo di farci del male» E il Professore appare isolato La Quercia ha mantenuto contatti con Bertinotti e Udr, lui no A sinistra il segretario del pds Massimo D'Alema A destra Francesco Cossiga a Fausto Bertinotti

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