io SHARON l'anti-Stone

io SHARON l'anti-Stone Esce «The Mih»: la diva dice addio alla seduzione e fa la mamma io SHARON l'anti-Stone LOS ANGELES. «Basic Instinct» ha fatto la fortuna di Sharon Stone. E' bastata quella leggendaria scena con le gambe incrociate, per fare di lei la sex-symbol degli Anni 90. Un'immagine che l'attrice ha contribuito ad alimentare quando ha iniziato a presentarsi alle prime e alle feste con il passo, i gioielli, l'atteggiamento delle dive di altri tempi. Ma qualcosa, in quest'anno di grazia 1998, deve essere successo. Forse è stato il matrimonio con Pini Bronstein, il direttore esecutivo del San Francisco Examiner. Forse è stato l'arrivo dei 40, un passaggio che gran parte delle attrici vede con orrore e che la Stone ha salutato invece come un momento liberatorio. Comunque la donna che si presenta oggi a Beverly Hills con gonna e gohino neri, capelli biondi corti tirati all'indietro e un filo di trucco che non serve e non intende cancellare i segni dell'età è lontana mille miglia dalla «femme fatale» di appena un paio di anni fa. E' una donna sicura, in pace con se stessa, che non deve provare niente a nessuno. E infatti con tutte le possibilità che si ritrova davanti, in che tipo di film decide di buttarsi? In un film come «The Mighty», dove già il budget la dice lunga: meno di 17 miliardi di lire, che per Hollywood significa una miseria. La Stone, oltretutto, ha un ruolo minore: è la mamma di un genio quindicenne nato con una grave malattia congenita, che stringe una profonda amicizia con un vicino. L'unione consente ai due ragazzi di formare una combinazione potentissima e irresistibile. L'attrice è rimasta toccata e commossa profondamente da questa storia: «Mostra i valori della tolleranza, della generosità e dell'accettazione rispetto alla violenza e all'ignoranza», dice. Come è stata toccata lei, spera a sua volta di poter toccare gli spettatori. Allora una fase della sua vita è davvero chiusa? «Non sarei così definitiva e resto aperta a ogni proposta. Ma non voglio più che il divismo intralci la mia strada, non sento più il bisogno che avevo prima di proiettare un'immagine di glamour. Voglio creare personaggi che vengono da uno spazio più profondo: sono più faticosi e difficili, ma alla fine mi appagano di più. Se poi questo tipo di ruoli si rivela una scelta intelligente anche dal punto di vista del business e della mia carriera, tanto meglio. Ma il fattore determinante non è più quello, anche perché le mie priorità sono cambiate». Si spieghi meglio... «Prima della mia carriera viene Phil, mio marito. Un uomo intelli gente, aperto, profondo, solido, molto vissuto. Uno che non si fa impressionare dalla mia vita, che mi prende per quello che sono». E' anche un Trotzky. E' vero? «I Trotzky, è risaputo, hanno cam biato il loro nome in Bronstein e mio marito appartiene in effetti a quella famiglia. Non ricordo esattamente quale sia il rapporto di parentela, ma Phil deve avere qualcosa nel sangue perché è mol to di sinistra». E così si trova nella situazione di avere sposato un giornalista e di detestare la stampa. «Ho un grande rispetto per la stampa e per la libertà di espressione, ma quando apro un tabloid e leggo che sono incinta, beh, quello non è giornalismo. E' pedinare, è spazzatura, è un'intrusione opprimente e intollerabile nella mia vita privata. Sono un personaggio pubblico, capisco. Ma il mio dovere è di raccontare ciò che c'è fuori, non dentro la mia pelle. Sarebbe ora che alcuni cosiddetti giornalisti riscoprissero i limiti della decenza e della dignità». I media sono nel centro del mirino anche per il ruolo giocato attorno alla privacy di un altro personaggio pubblico, Bill Clinton. «Quelle stesse forze che prima portano in alto i personaggi famosi poi li spingono a fallire e questa perversa regola, a quanto pare, vale anche per il Presidente. Sotto la sua guida, il Paese è stato protagonista di una trasformazione straordinaria, sul piano economico come su quello morale. Adesso dobbiamo confrontarci con questa storia e il comportamento del Presidente richiede delle conseguenze. Ma non dovremmo dimenticare che se in tutto questo c'è uno suonato è Ken Starr. Penso che nel procuratore ci sia qualcosa di se¬ riamente sbagliato, che sia un pericoloso megalomane. E che è ora che anche lui risponda al Paese». Torni ano al cinema. Ha finito recentemente le riprese del remake di «Gloria», il film di John Cassavetes. «Un'esperienza estremamente piacevole e che mi ha offerto la possibilità di conoscere Gena Rowlands, una donna stupenda. Ho girato nel frattempo per la regia di Albert Brooks anche "The Muse", un'alra esperienza piena di gioia». E' un altro film in cui Sharon Stone non fa più Sharon Stone? «Sappiamo tutti che a Hollywood le attrici devono competere non solo sul piano della qualità del loro mestiere, ma anche su quello dell'apparenza fisica e che per tenersi in forma fanno spesso ricorso a strumenti ridicoli. Ma questo spesso è solo una scusa: ogni anno vengono prodotti così tanti film che se uno lo vuole veramente può sempre trovare storie più profonde e significative». Lorenzo Soria A OLI "Ni Sharon Stone: l'attrice ha smentito le voci di una sua gravidanza ra). E' l'ultimo on del '98. L'attrice ook, i capelli risultare più uolo di una on Dustin Hoffman ckson, nella storia | alle prese con M eriosa are \ Sharon Stone: l'attrice ha smentito le voci di una sua gravidanza

Luoghi citati: Hollywood, Los Angeles, San Francisco Examiner