Esploratore della Controriforma
Esploratore della Controriforma Esploratore della Controriforma La fama internazionale con un libro del '57 I UANDO Federico Zeri pubblicò Pittura e Controriforma. L'arte senza tempo di Scipione da Gaeta per i tipi di Einaudi nel 1957 (ma scritto in due mesi nel 1952, come precisava la premessa, con quella civetteria nel rigore che era insopprimibile tratto del carattere dello studioso) era noto negli ambienti specialistici come uno dei maggiori «conoscitori» a livello italiano e internazionale, con al suo attivo l'esemplare catalogo della Galleria Spada a Roma, a cui sarebbero seguiti quelli della Pallavicini e dei dipinti italiani nei musei americani. Erano lontani i tempi della pubblica notorietà del mirabile didatta televisivo e del grande polemista sul degrado dei beni culturali e sulle responsabilità dell'amministrazione, ma quel libro rappresentò, e in effetti continua a rappresentare come insuperato modello, un contributo ad arte e cultura, ideologia e immagine della società romana, e da essa del mondo imperiale-ispano cattolico del 500, al momento del definitivo configurarsi e concretarsi della Controriforma; con metodologia e in modi atipici, vicini alla letteratura critica tedesca-anglosassone più che a quella italiana. La grande scommessa era quella di prendere come riferimento un ritrattista osannato e ricercato dalla nobiltà romana pontificia nell'età di Paolo III e di Alessandro Farnese come Scipione Pulzone da Gaeta, che potermmo definire un gelido iperrealista. Il termine e il fenomeno contemporaneo erano ancora di là da venire, ma l'analisi da parte di Zeri della equiparazione oggettuale pittorica fra l'immagine umana, le vesti, gli ornamenti, i particolari d'ambiente circostanti nel ritratto «intemazionale di corte» di origine fiamminga, approdano già al concetto e alla forma identificata da Zeri nella grafica pubblicitaria. L'operaziome consistette nel recupero filologico in musei e collezioni private italia¬ ne e intemazionali della produzione ritrattistica del Pulzone e, in sperdute chiese laziali, di quella sacra e, attraverso le sue imagini e forme pittoriche e il mondo di significati ad esse sotteso, nel configurare l'immagine globale di un'arte sacra controriformata puramente iconica e «senza tempo», espressione di una società neofeudale dominante nel mondo cattolico. Le sue modalità operative erano quelle di un enorme «citazionismo» della cultura figurativa alle spalle, dai primitivi fino a Raffaello. I suoi riflessi si prolungavano fino all'«art sacre» ottocentesca, per cui Zeri osservava che una pala del Sermoneta nella sua città natale «sembra più vicina alla Roma di Pio IX che a quella di Pio V». Erano principi metodologici e geniali diacronismi inediti nella tradizione italiana, anche a confronto con la grande «scrittura» longhiana. Marco Rosei
Persone citate: Alessandro Farnese, Einaudi, Federico Zeri, Gaeta, Pallavicini, Pio Ix, Pio V, Pulzone, Scipione Pulzone, Spada
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