Quel giorno tra gli Immortali di Enrico Benedetto

Quel giorno tra gli Immortali Quel giorno tra gli Immortali In difesa di Nixon, formidabile incompetente PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A vederlo in marsina verde, gilet e papillon bianco tessere fra gli Accademici l'elogio postumo di Richard Nixon citando en passant Arnaldo Forlani, mentre Giovanni Agnelli osservava con un sorriso il suo esordio sotto la Coupole, c'era da chiedersi, quel 23 aprile '97, se Federico Zeri non fosse un surreale miraggio. Ma poi gli applausi scuotevano il cronista. Star dell'Académie per un pomeriggio, monsieur Zeri compì il miracolo: far ridere i venerabili colleghi. Raccontando, per esempio, come il Watergate fu poca cosa in confronto a Tangentopoli. Dunque, perché incrudelire su Nixon? Chi diviene accademico può fregiarsi di un magico appellativo: Immortale. Federico Zeri è morto, eppur conserva il titolo. Tra qualche tempo un signor X, sedendosi nello scranno che fu il suo, dovrebbe pronunciarne il tardivo panegirico. Come Zeri fece con Nixon. Esser preceduto da un mquilino della Casa Bianca non lo turbava. Fu salomonico. Tratteggiò, insieme col carnefice, la vittima. E pur sottolineandone gli aspetti «grezzi» e «brutali» finì con il rendercelo simpatico. Perché Federico Zeri lo conosceva. La descrizione impagabile del Nixon privato ringalluzzì l'attempata platea. Rivelò che si conobbero a New York, presso una comune amica. Il critico d'arte ne ammirava «la forza» e «l'energia». Ma anche la formidabile incompetenza artistica. Smarcandosi da quanti provano a mascherare le lacune culturali, Richard Nixon voleva esibirle. Era il suo modo, spiegò Zeri, di esorcizzare l'handicap. Si rividero spesso conversando di capolavori. Allievo speciale. E sodalizio curioso. Alla fine, il maestro quasi rimpiangeva che il «suo» Nixon avesse lasciato le penne nell'ennesimo american scandal. Donde il parallelo con la discesa agli inferi di Forlani. Il pio Arnaldo come un Richard bis? Zeri azzardò il parallelo senza falsi pudori. Il segretario Arnaud d'Hauterives l'aveva introdotto nel consesso celebrando in lui il «filosofo» e il «genio poetico». La presentazione fu eruditissima. Fece appello a Socrate e Voltaire descrivendone la curiosità onnivora. Poi Zeri si alzò. E in un francese che strizzava malizioso l'occhio alla madre lingua italiana, divertì come Hermes gli altri Dei del minuscolo Olimpo rive gauche. Lo rimpiangeranno. Enrico Benedetto

Luoghi citati: New York, Parigi