Una vita in rivolta

Una vita in rivolta Critici, soprintendenze, intellettuali di sinistra: proclami e bersagli di un «insofferente» Una vita in rivolta Fendenti in difesa dell'arte e degli «umili» "YJMBROGLI, turbate, follie I dell'arte e della società ita- I liana: Federico Zeri procla- II mava spesso ciò che gli altri ■^1 non avevano il coraggio di dire: «11 mio pessimismo per la maggior parte dell'umanità - scrisse in Confesso che ho sbagliato - risparmia soltanto gli umiliati e offesi, cioè quella povera gente alla cmale, soprattutto in Italia, vengono riservate le briciole dell'esistenza, e all'altro estremo le poche menti innovatrici e brillanti». Per il resto, con nomi e cognomi, erano fendenti, «ripulse» e «totale insofferenza» di un uomo in rivolta. Ecco i suoi bersagli. LONGHI. «E' uno dei miti che l'Italia si trova sempre fra i piedi, come Fellini, Calvino, Flaiano, il Mondo di Pannunzio. Ipse dixit e guai pensare il contrario», scrisse. Il critico d'arte Roberto Longhi, precisò in Confesso che ho sbagliato, era un «istrione e giocatore» che si rivolgeva al grande critico Bernard Berenson con tono «servile e ampolloso», sostenendo «il ruolo tipico dell'arrivista provinciale, profondamente maleducato e intento anzitutto a profittare della situazione». Era un «virtuoso calligrafo, dalla straordinaria biografia, padrone di una magia verbale, ma molto limitato nei suoi interessi culturali, avido di potere, dallo spirito provinciale e troppo spesso mosso da motivi mercantili». Un «istrione, furbo, giocoliere», che riuscì «a cancellare quasi completamente il ricordo del suo atteggiamento durante il fascismo, divenendo, grazie a una conversione spettacolare, simpatizzante comunista». CONTIMI. Le pagine dedicate al grande antiquario Alessandro Contini Bonacossi sono intitolate «Contini, cameriere di cabina». Il conte, scrive Zeri è soprattutto intento più che a «trovare i quadri, a venderli, trovando clienti in grado di pagarne l'alto prezzo». Per conoscere il miliardario americano Henry Kress non esitò, per tre anni di seguito, «dopo essersi informato sulla nave, il numero di cabina e le abitudini del magnate, ad affittare nello stes so viaggio una cabina attigua sul transatlantico di lusso diretto verso l'Europa. L'incontro non poteva mancare». GUTTUSO E LA SINISTRA. Zeri riteneva penoso affrontare «l'incredibile cecità del radicai chic nostrano, l'attesa religiosa dei presunti intellettuali di sinistra, i sedicenti gran sacerdoti del proletariato che, come il pittore Renato Guttuso, proteggevano accuratamente i miliardi dei loro depositi bancari». GEMO OVILE. L'anno scorso, dopo il terremoto in Umbria, Zeri sottolineò la follia «di sostituire, fra gli anni 50 e 60, travi di legno nel tetto della Basilica superiore di Assisi con travi di cemento armato, che hanno appesantito la struttura elastica originaria dell'edificio, sopravvissuta senza danni ai terremoti nei secoli. Chi lo decise? I genio civile, credo». SOPRINTENDENZE, MINISTERI Bordate anche alla Soprintendente dell'Umbria, perché in quel periodo mandò «molti dei suoi funzionari nel Michigan, per una mostra sul Perugino, ad accompagnare quadri che solo dei folli potrebbero mandare in giro per il mondo». Gli uffici delle Soprintendenze, scrisse d'altra parte nel marzo scorso, denunciando la distruzione di una Deposizione da parte dei vandali a Vicovaro, vicino a Tivoli, «sono diventati enormi case di spedizione, che pensano solo a catalogare manifestazioni effimere e producono spesso cataloghi di livello scientifico e critico deplorevole e dilettantesco». E i musei (ultimo articolo per La Stampa, il 29 settembre scorso) «spesso sono ritenuti proprietà dei funzionari che li dirigono: ognuno si sente un piccolo ras». Definì alcuni ministri dei Beni culturali «gente di un livello culturale infimo. Come chiama lei una Bono Panino o un Pacchiano?». ITALIA NOSTRA. Una decina di anni fa Zeri denunciò «la demagogia populista, rozza e ignorante di Italia Nostra, che volle aprire al pubblico Villa Doria-Pamphili. Le accuse ail'associazione - respinte dall'allora presidente Marie Fazio - furono rinnovate pochi mesi fa a proposito del museo Torlonia: «persone incompetenti», con una «campagna fremebonda, per difendere qualche ettaro di cespugli non vogliono far aprire il più grande museo privato del mondo». L'associazione replicò affermando che il giardino storico e tutta l'area sono tutelate da una legge dello Stato. LA TV ITALIANA. «Tra le più volgari e demagogiche del mondo» diceva Zeri, «riempie i crani di giochetti cretini, di fìnto sapere, sesso, volgarità... si direbbe che il suo scopo sia abbassare il livello culturale, impedire che la gente usi il cervello per pensare». «Lentamente e insensibilmente raccontò in Confesso che ho sbagliato - la situazione italiana ha finito per provocare in me una sorta di crisi... Chiuso nel mio rifugio leggo, studio, ascolto musica, continuo il mio piccolo lavoro di detective». Contemplava «le colline coperte di ulivi, guardate per l'eternità dalle Sfingi di pietra, custodi del luogo, nella dolce luce della campagna romana». Forse dimenticando per qualche istante «uno dei momenti più penosi della storia del Paese». Carlo Grande «Longhi è uno dei miti che l'Italia si trova sempre fra i piedi, come Fellini, Calvino, Flaiano. Ipse dixit e guai pensare il contrario» Non sopportava i «sedicenti gran sacerdoti del proletariato che come il pittore Renato Guttuso proteggono i miliardi dei loro depositi bancari» Mi 'ti Mi IésÉIi I te - ^ wmmm Zeri in una fototessera del 75