Pay tv, l'ultimo affondo di Roberto Ippolito

Pay tv, l'ultimo affondo Giovedì si riunisce il consiglio Rai, venerdì toccherà a Telecom. Ma i nodi da sciogliere sono tanti Pay tv, l'ultimo affondo Maccanico: è questione di giorni ROMA. Il tempo passa. Ma non fa niente. Non si preoccupa Gian Mario Rossignolo, presidente della Telecom Italia. Nè si preoccupa Roberto Zaccaria che guida la Rai. I loro ambasciatori continuano a parlarsi, anche se la Telecom voleva chiudere per ieri le trattative con la Rai sulla piattaforma digitale, la struttura per la tv a pagamento via satellite e via cavo. A questo punto la conclusione dei colloqui fra le aziende appare a portata di mano, pur essendo da chiarire punti chiave della progettata alleanza. Al di là delle residue diffidenze reciproche, viene inviato più di un segnale di buona volontà. Rossignolo attende le indicazioni ufficiali di Zaccaria: alle 12 di giovedì 8 si riunirà il consiglio di amministrazione della Rai, solo il giorno dopo il comitato esecutivo Telecom. C'è quanto basta per far dire al prudente ministro delle comunicazioni Antonio Maccanico che l'accordo può «essere raggiunto a giorni». Fra l'altro non c'è più l'urgenza dettata dalle scadenze per i diritti di trasmissione delle partite di calcio, la cui conquista è fondamentale per le tv a pagamento. La Lega precisa che non c'è alcuna asta in questi giorni, se ne può parlare la prossima primavera per l'assegnazione dal 30 giugno 1999. I messaggi distensivi ci sono, ma non cancellano tutti i problemi. Il sottosegretario Vita teme l'arrivo del gruppo Murdoch, con il quale l'abbinata Telecom-Rai dovrebbe poi accordarsi: «C'è il rischio che le aziende italiane non abbiano il dovuto ruolo e che alla fine la piattaforma non risulti realmente italiana». Vita frena le trattative o dà un'indicazione di rotta? In ogni caso, qualcosa (forse molto) si muove. Del resto Stefano Balassone, consigliere Rai, conferma: «La struttura Rai sta trattando». E quanto sta trattando! Con una lettera inviata alla Telecom, ha posto cinque condizioni per chiudere il negoziato. La principale è la richiesta di ottenere un rapporto paritario con la Telecom, cioè un'uguale quota azionaria nella Stream, la società finora 100% Telecom che ha già impostato la piattaforma digitale. Sempre con una lettera, la Telecom ha risposto negativamen¬ te. Ma senza bloccare il confronto. La Telecom vorrebbe affidare il 51% della Stream a una holding costituita con la Rai, tenendo per sè la maggioranza. Il rimanente 49% dovrebbe essere diviso fra Murdoch e la francese Tf 1. Chiedendo un rapporto paritario, la Rai invece non accetta che la maggioranza dell'holding resti alla Telecom. E si potrebbe elavare dal 51 al 60% la quota Telecom-Rai per ridurre il peso degli altri soci. «Non abbiamo interesse - afferma Balassone - ad andare sugli strapuntini, non ci fideremo delle capacità di chi vuol guidare una macchina così complicata nel mercato italiano così difficile». E sul ruolo della Rai, Balassone è molto orgoglioso: «Senza il suo apporto non si va da nessuna parte». Del resto, e questa è la condizione numero due, la Rai chiede di non dare a Murdoch più del 20%. La Telecom è apparsa pronta a concedere di più, fino al 40%. Senza sbilanciarsi sulle quote Maccanico non sbarra la strada: «Il governo non può esprimere posizioni pregiudiziali verso questo o quel possibile partner straniero, sia Murdoch o Tfl». Con Vita, ci sono invece le riserve dei democratici di sinistra. La terza condizione della Rai esalta il rapporto a due con la Telecom che non dovrebbe stipulare un patto di sindacato con Murdoch per la piattaforma digitale. La quarta condizione prevede il controllo edi¬ toriale italiano delle tramissioni, come sollecitato ieri da Maccanico. Ma questo è già acquisito in base a una dichiarazione del direttore generale della Telecom Fulvio Conti. La quinta condizione consiste nell'impegno che Murdoch (in eccellenti rapporti con Silvio Berlusconi e la sua Mediaset, ma anche con il gruppo tedesco Kirch) dovrebbe sottoscrivere di non fare concorrenza alla Stream. Condizioni a parte, si discute poi sull'organizzazione della holding cui dovrebbero far capo tre società per sport, film e canali tematici. In quella per i film potrebbe entrare Vittorio Cecchi Gori, produttore cinematografico e titolare delle due tv Tmc. Ci sono poi i nodi economi¬ ci. L'ipotizzato intervento dell'Iri, azionista della Rai, potrebbe avvenire attraverso la finanziaria Cofiri. E gli esclusi? Tentano di rientrare in gioco. La francese Canalplus (controlla Telepiù) rilancia le sue offerte. Mediaset, con il consigliere Gina Nieri, ricorda di aver sempre sostenuto la necessità di una piattaforma unica. Maccanico lascia qualche possibilità a questa soluzione (bocciata dalla Unione europea perchè limitatrice della concorrenza) definendola «non del tutto accantonata anche se negli ultimi tempo meno probabile». Roberto Ippolito ! BIG EUROPEI DELIA PAY-TV ' 1 ini ni» i ■ i

Luoghi citati: Delia, Roma