Ciampi: la crisi politica non pesa sui conti di Stefano Lepri

Ciampi: la crisi politica non pesa sui conti A Washington si cerca un compromesso su futuro del Fondo. Bill Clinton riunisce il «gruppo dei 22» Ciampi: la crisi politica non pesa sui conti Lite Parigi-Usa sul nuovo Fmi WASHINGTON DAL NOSTRO INVIATO Le 19 maggiori banche di Tokyo «sono in grossi guai», avrebbe confidato il governatore della Banca del Giappone agli americani (secondo il New York Times); nella crisi finanziaria mondiale che si aggrava, la mancanza di trasparenza, e di regole per i mercati, si conferma come ii problema numero uno. E' stato al centro della lunga e accesa discussione all'Interim Committee, l'organo di indirizzo del Fondo monetario per la prima volta presieduto da Carlo Azeglio Ciampi. Il documento che ne è uscito segna una svolta rispetto all'ultraliberismo finanziario che prevaleva all'Fmi fino all'anno scorso. Ma sarà faticoso realizzare; e i contrasti, tra Stati Uniti ed Europa soprattutto, restano aspri. All'Interim Committee, dove conta molto l'Europa, si è contrapposto ieri il nuovo Gruppo dei 22 (G-7 più alcuni Paesi emergenti) escogitato da Bill Clinton. Le soluzioni proposte potranno differire. Un compromesso appare possibile sulla riforma dell'Fmi: gli Stati Uniti sembrano disposti ad accettare la proposta europea di potenziare l'Interim Committee, e gli europei smettono di storcere il naso davanti al fondo di emergenza (per l'America Latina?) proposto dagli Usa. Certo, occorre che il Con- gresso sblocchi il finanziamento ordinario all'Fmi (18 miliardi di dollari); la maggioranza repubblicana terrà Clinton in sospeso fino all'ultimo, ma si pensa che non lo negherà. Del palcoscenico internazionale (un onere non lieve, in questo momento) Ciampi ha approfittato anche per tranquillizzare il mondo sulla situazione italiana. «Sono fiducioso - dice il ministro del Tesoro - che questo momento di difficoltà sarà superato, e che la nostra azione di governo potrà continuare secondo il chiaro progetto presentato in Parlamento». Una crisi di governo non metterà in pericolo i conti pubblici, che sono già risanati; ritardereb¬ be casomai «il salto qualitativo contenuto nella legge finanziaria '99 e nel Documento di programmazione». Se in un nuovo governo non fosse più ministro del Tesoro, Ciampi dovrebbe lasciare la carica all'Interim Committee, salvo si decida di fare uno strappo alle regole considerando che è ex governatore della Banca d'Italia. Dopo la riunione dell'altra sera, Ciampi è stato messo sotto assedio dalla stampa finanziaria anglosassone, che attribuisce alla sua presidenza le formule abbastanza precise con cui, nel comunicato finale, si dichiara che i mercati hanno bisogno di regole. La liberalizzazione dei movi¬ menti di capitale, vi si legge, non è un bene assoluto per i Paesi emergenti, ma deve «tenere il passo con la capacità di sopportarne le conseguenze». Il comunicato dell'Interim Committee, o «comitato interinale», prende anche di mira i centri finanziari offshore, spesso basati in Staterelh' caraibici di lingua inglese: la formula di compromesso è che «si cercheranno strumenti appropriati per incoraggiarli a rispettare le regole». La nattaglia qui è dura, se per esempio le proposte di maggiore trasparenza dei bilanci bancari e finanziari vengono etichettate da alcuni banchieri come una pericolosa forma di dirigismo. Ciam- pi ribatte: «Siamo per la libertà dei movimenti di capitale; ma questo significa anche che ci devono essere disciplina e regole». L'Fmi è stato appunto sospettato di aver guardato più agli interessi della grande finanza americana (aprire le porte al capitale speculativo a breve) che a quelli dei Paesi emergenti (finanziare all'estero la propria crescita in misura sostenibile). Ora l'Interim Committee si è persuaso che in alcuni casi di emergenza temporanei controlli sui movimenti di capitale non vanno esclusi; ha dato mandato agli organi permanenti dell'Fmi di «riesaminare l'esperienza passata» per stabilire se e quando «simili misure possano risultare appropriate». Con una mossa conciliante da parte degli Usa, i 22 Paesi della riunione di ieri pomeriggio a Washington sono cresciuti all'ultimo a 26. Si è rimediato alla gaffe di aver escluso gli Stati europei che sono membri del G-10 e non del G-7, e sono importanti finanziatori dell'Fmi. Per evitare una contrapposizione con l'Interim Committee, Clinton aveva già fatto sapere che nel suo discorso si sarebbe occupato soprattutto di questioni di medio termine, ovvero di come rinnovare 1'«architettura finanziaria» mondiale. Stefano Lepri I TASSI DI SCONTO „ M8/ A CONFRONTO 7'50 /o GIAPPONE GERMANIA FRANCIA STA UNI ITALIA GRAN I BRETAGNA

Persone citate: Bill Clinton, Carlo Azeglio Ciampi, Ciam, Ciampi, Clinton