UNA FIRMA SPECIALE di Lorenzo Mondo

UNA FIRMA SPECIALE PRIMA PAGINA UNA FIRMA SPECIALE , , , , . ) 3; o inti: lli e, o, o, alnon ha mai interrotto la collaborazione a questo giornale. Poteva tagliar corto alla richiesta fastidiosa di un articolo, esibendosi in una storiella salace o in una serie di cupe afflizioni. Ma era pronto al risarcimento, scrivendo di getto una delle sue terribili reprimende contro l'incuria e il disprezzo in cui è tenuta l'arte in Italia, il patrimonio di cultura e bellezza per cui stravedeva. L'attacco del primo pezzo già riflette lo spirito dei suoi interventi: «Simile a una lugubre cometa riappare periodicamente la proposta ... di alienare le opere conservate nei depositi dei musei d'Italia». E nell'ultimo, di pochi giorni fa, tornava a battere, ricapitolando, su certi chiodi fissi. Rievocava con malinconia - la malinconia di un vecchio vicino a morire - le passeggiate pomeridiane con la nonna che lo portava a contemplare, dall'alto di un colle, le Terme di Caracalla, con il viale dei pini, il grande giardino, il roseto... Tutto cancellato, quell'incanto, negli anni del fascismo per immettere il monumento nella nuova romanità, per farne addirittura un teatro d'opera. Era un pretesto, per denunciare le velleità di tornare a pratiche mortificanti e distruttive, sia pure con l'alibi di «spettacoli leggeri». Ma Zeri proseguiva verso l'Umbria del terremoto, in cui si è trovato il tempo di selezionare delicati quadri del Perugino per una mostra americana: distraendo funzionari e denaro dai lavori di restauro e dal popolo dei containers. Com'era accaduto nella Valle del Belice, gratificata di incongrui, costosissimi monumenti contemporanei a due passi dalle baracche e dal fango. E ancora, il provincialismo e la boria di tanti funzionari dello Stato che considerano i musei come collezioni personali, piccoli tiranni incapaci di pensare in grande, di immaginare una politica di scambi razionali tra musei e musei, di svuotare le cantine gelosamente protette. Erano le battaglie di sempre, ispirate da una rovente passione civile, mettendo da canto la supponenza erudita e la rarefazione estetizzante. Certo, il critico, lo storico, il conoscitore dalla vista sovrana e dalla memoria jrodigiosa, apprezzato all'estero prima che in Italia, non lesinava, nelle occasioni fornite da un giornale, la sua attenzione alle rassegne di qualità e al dibattito specialistico. Fu anche sfiorato dalla tentazione del racconto, valendosi degli incontri con personaggi esclusivi della scena internazionale (duchi, magnati e attrici), di ambienti raffinati e sfarzosi. Serate ipnotiche in un maniero Tudor, figure femminili sospese in un'aura di fascinazione e di misogina crudeltà. L'inseguimento di un capolavoro perduto, dai cataloghi degli antiquari a un appartamento di NewYork stregato come in un racconto di Poe. Ma il suo terreno più vero sul giornale (altri dirà dell'imponente lavoro di studioso) era la polemica spregiudicata, sarcastica e lessicalmente inventiva, contro l'ignoranza e l'arroganza dei potenti, i traffici loschi, i compromessi di bassa lega, le interessate conversioni politiche. Aveva il gusto del coup-de-thèàtre, sia a tirar fuori gli scheletri dagli armadi, da quelli dei nemici illustri ai quali imputava di averlo escluso dalla carriera universitaria sia a sconfessare solenni attribuzioni: denunciando come falso un efebo del museo Paul Getty, assegnando a un abile falsario dell'Ottocento il celeberrimo Trono Ludovisi. Ma nessuno può disconoscere il suo acume e la sua generosità, profusi nella tutela di beni comuni, nella denuncia di comportamenti irresponsabili e illeciti. Le statue decapitate di Villa Borghese, la pretesa di trasferire in America i bronzi di Riace. La «restituzione» clandestina della «Dea di Butrinto» all'Albania di Hoxa. I falsi di Modigliani, individuati a colpo sicuro. La difesa del Vittoriale che qualcuno voleva spianare. L'irrisione di un presunto Raffaello, la Madonna della Palma, definita Madonna di Capitan Cook perché l'albero raffigurato nel quadro apparterrebbe a una varietà australiana. Sono le fasi memorabili di un vivido, ininterrotto duello. Mi piace conservare di lui un'ultima immagine: mentre, incurante di calcinacci e di crolli, ispeziona con l'elmetto giallo in testa, claudicante per l'artrite, i monumenti danneggiati di Umbria e Marche. Sentiva sollecitudine per la più piccola pieve, il più sperduto affresco. Lui che metteva al primo posto tra i dipinti la «Dama dell'ermellino» di Leonardo, al primo posto tra i pittori Rubens, per la sua «traboccante vitalità di uomo e di artista». Lorenzo Mondo

Persone citate: Capitan Cook, Hoxa, Modigliani, Paul Getty, Tudor

Luoghi citati: Albania, America, Italia, Marche, Riace, Umbria