«Fausto non deluderci: ripensaci» di Pierluigi Battista

«Fausto non deluderci: ripensaci» «Fausto non deluderci: ripensaci» Gli appelli al leader ribelle, come un anno fa E che perciò ripete in modo ossessivo «Fausto, ripensaci». Nello psicodramma interviene anche Carla Fracci: «Bertinotti, non deludere i lavoratori». E pure il premio Nobel Dario Fo: «Bertinotti, chi gode di questa situazione è soltanto una destra che finalmente può respirare». «Bertinotti, siamo al trionfo della follia», proclama perentorio il Movimento per l'Ulivo dell'Emilia Romagna. «La democrazia è in pericolo», annuncia il capogruppo dei democratici di sinistra alla Camera Fabio Mussi. «Questa crisi fa sorridere chiunque è nemico della convivenza», osserva soavemente Pino Arlacchi in una pausa del suo impegno antidroga per l'Onu. Non siamo alla coralità dell'anno scorso, ma poco ci manca. Resta scolpito nella memoria dei telespettatori italiani il ricordo del volto affranto di Sabrina Ferilli che popolarescamente si rivolgeva a Bertinotti con un accorato appello: «Fausto, ti prego, ci fai soffrire». Era il culmine di un sommovimento delle coscienze uliviste che strinse Fausto e una Rifondazione al tempo compatta come una testuggine in un assedio variopinto e multiforme. C'era l'attrice Francesca Neri a invocare il ritorno alla ragione. Renzo Arbore dichiarava: «In nome della canzone napoletana, niente crisi di governo, per carità». Maurizio Mannoni introduceva il Tg 3 deplorando fermamente chi aveva innescato una crisi «incomprensibile» e numerosi servizi giornalistici descrivevano una classe operaia monoliticamente refrattaria alle ultime mosse antipatriottiche di Bertinotti, del resto in perfetta sintonia con il leggendario «operaio di Brescia» Sergio Cirimbelli che, come in un quadro non perfettamente riuscito nel più puro stile del realismo socialista, si era eroicamente mobilitato fino a Roma per dire a Fausto «a nome di tutti gli operai d'Italia» che così non poteva andare avanti. Pensiero interamente condiviso da «Giuseppe, quattro figli, disoccupato del Sud» che da tutti i telescher mi invocava Fausto di non far cadere ogni speranza metten do la parole fine all'esperi mento dell'Ulivo. Ed è in questa atmosfera vagamente pervasa di spirito millenaristico che acquistava peso il solenne intervento di monsignor Riboldi: «Dio vuo le il bene della Patria». E pure del cardinal Ersilio Tonini: «La crisi sarebbe una sciagura». Anche le pie Dame di San Vincenzo vollero far sentire la loro voce all'anima perduta di Fausto Bertinotti: «Gentile onorevole, la società di San Vincenzo de' Paoli si rivolge a lei preoccupata dall'attuale situazione politica». Ma non poteva mancare la voce dei «44 commensali della nobiltà italiana ed europea» che su invito della contessa Gastinelli di Reggio Emilia si dichiaravano profondamente «scioccati» dalle scelte imprudenti di Bertinotti. In un crescendo di referti clinici sul precario stato mentale di Fausto (definito anche puer aeternus incapace di crescere), non poteva mancare l'accusa a Bertinotti di essere un narciso egotista, con un Massimo Cacciari che specificava trattarsi di narcisimo della «sotto-categoria anale». Ma si respirava una strana aria se il leader di Ri- fondazione della Toscana denunciava che lì, nelle case del popolo, si stava configurando qualcosa di simile alla «caccia alle streghe». Del resto, non è che sul piano della politica «ufficiale» si andasse troppo per il sottile, con Giorgio Napolitano che metteva in guardia dal «rischio per le istituzioni». Con il Quirinale che si allarmava per il «delitto» che avrebbe rappresentato una volontaria interruzione della stabilità governativa. E con Massimo Brutti che, in anticipo di un anno, constatava amaro: «Dentro Rifondazione è prevalsa l'anima trotskista». Un anno fa, appunto. Esattamente dodici mesi più tardi, punto e a capo. Beninteso, con qualche strepito in meno. Forse a causa delle ripetute voci che dicono di un segreto canale di comunicazione tra 1'«insano» Fausto e Massimo D'Alema. Oppure perché, con un salvataggio sulla linea, provvede il compagno Cossutta a rendere meno catastrofico il defilamento del «Narciso» Bertinotti. Ma ci pensa la Federcasalinghe a dichiararsi solidale con il «travaglio» del Cossutta salvagoverno. Resta all'avanguardia dell'antifaustismo militante la disegnatrice ElleKappa che sulla prima pagina dell'Unità dà voce ai venefici umori antibertinottiani: «Gli intellettuali che sostengono Bertinotti non temono il ritorno a Berlusconi. Hanno tutti la casa a Parigi»; «C'è del travaglio sotto quel cerone». Si commuove persino Novella 2000 che in una sequenza fotografica simile a un fotoromanzo parla di un «gruppo di musicanti-simpatizzanti» che «gliele ha cantate chiare» al subcomandante Fausto. Ma l'Enzo Iacchetti che su Serre dichiara, in sintonia con Cochi Ponzoni, che «a Fausto farei un appello: tratta fino all'ultimo, chiedi, pretendi ma non rompere» sembra solo una pallida parodia del coro fragoroso ascoltato appena un anno fa. Attori e attrici son diventati più prudenti: fosse che la guerra santa contro la «follia» di Fausto è solo una stanca liturgia, per di più inutile? Ma tu, Fausto, ripensaci comunque. Pierluigi Battista Carla Fracci: non tradire i lavoratori italiani Federcasalinghe: solidali con il travaglio di Cossutta Si ripete lo psicodramma E la Ferilli disse «Ci fai soffrire troppo» 38* L'attrice Sabrina Ferllll Qui sopra Carla Fracci e a destra il premio Nobel Dario Fo

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