Cossiga: e ora larghe intese

Cossiga: e ora larghe intese Cossiga: e ora larghe intese No ai voti dell'Udr, D'Alema: è un problema IL Picconatore butta giù l'Ulivo: «La Finanziaria potrà avere il nostro voto, se proprio non potrà farne a meno. Prodi no, non salveremo il suo governo con un ribaltone. Piuttosto, questa è l'ora delle grandi intese...». Eccola, la nuova proposta di Cossiga: e poco importa che Massimo D'Alema non voglia neppure discutere: «Non vedo intese all'orizzonte - taglia corto il leader dei ds - visto che Berlusconi ha chiuso la strada a ogni dialogo, affossando le riforme e usando la clava contro i magistrati». Il leader dell'Udr non risparmia le metafore: eventuali tentativi di salvare la baracca aggiungendo ai (teorici) voti dei cossuttiani quelli dell'Udr? «Manovre da suk orientale». Non solo: «Porcherie». Non basta: «Manovre da porcelloni al cospetto delle quali le pratiche nella sala ovale sono opere di virtù». E ancora: «Una maggioranza così raccogliticcia sarebbe come l'abito macchiato della Levinsky. Non vorrei che qualcuno si mettesse a cercare il Dna...». Un «no» colorito. Ma secco, senza spiragli, in contrasto con le aspettative di molti. Ad esempio quelle di D'Alema, che ieri ha chiuso la porta ad ogni possibile intesa futura con Rifondazione: «Da Cossiga si poteva ragionevolmente aspettarsi un sostegno - ha detto il leader dei ds -. Ora si creano nuovi problemi: lui si era detto pronto a votare la finanziaria per il bene del Paese. Ed è evidente che se cade il governo, la finanziaria e il bene del Paese vanno a farsi benedire...». L'ex presidente non batte ciglio: «Prodi inorridisce solo al pensiero di un nostro voto di fiducia al suo esecutivo - attacca - Per non parlare di Veltroni, che piuttosto che stare con noi preferirebbe allearsi con i fascisti...». Cossiga non ha dubbi: il governo «è finito». La maggioranza «si è dissolta)). Il centrosinistra italiano «è venuto meno e bisogna farne un altro». L'Ulivo europeo «è definitivamente sepolto con l'elezione di Schroeder che ha dato forza alle sinistre». E allora, giudicando impraticabile la via del voto, non resta che la grande coalizione. In quella, gli uomini dell'Udr sarebbero disposti a entrare, sia pure restando ai margini del governissimo: «Probabilmente non ci vorrebbero - ride - ma ci sarebbe senz'altro spazio per l'anime bella di Urbani e per don Baget Bozzo, come confessore spirituale... E comunque bisogna avere il senso della misura: noi ab- biamo già il merito di aver affondato la Bicamerale e affossato il governo, di più non possiamo fare...». Battute a parte, il messaggio di Cossiga è rivolto al Polo. A Berlusconi in particolare: «E' lui che ha trasformato l'opposizione parlamentare in una crociata medievale che grida "traditori" agli altri. L'opposizione si è barricata in un castello. E dentro il castello ci hanno chiuso anche Gianfranco Fini - spiega -. Ma sarebbe irresponsabile negare il proprio contributo per dare un governo forte al Paese quando è alle porte una possibile azione militare nel Kosovo e in mercati sono in piena turbolenza». Che c'entra il Kosovo? «Un intervento nell'ex Jugoslavia - spiega significa mandare a sparare e bombardare, possibilità di essere sparati e di essere bombardati. Se ci saranno figli italiani uccisi cosa dire¬ mo alle loro madri? Che a Roma, intanto si discute? Che il governo non c'è perché bisogna solo andare a votare? In quale Paese l'opposizione non cerca una linea di accordo per guidare questa fase del Paese? Io non ho dormito per molto meno, quando ero al governo...». L'Udr, comunque, in un'eventuale votazione parlamentare sull'intervento nel Kosovo, non negherebbe il suo assenso, «mettendo a tacere gravi dubbi di ordine politico e giuridico». Quanto alla Finanziaria, la posizione di Cossiga non sembra cambiata. Il voto dell'Udr sarà a favore. Anche se la manovra «è una schifezza». E anche se Prodi ponesse la fiducia sul provvedimento: «Le conseguenze di una mancata approvazione - dice l'ex Capo dello Stato - sarebbero gravemente negative, secondo un giudizio su cui concordano le forze imprenditoriali e sindacali e i maggiori esperti economici del Paese». Le condizioni sono sempre le stesse: il sì dell'Udr deve essere indispensabile, e Prodi deve impegnarsi a fare le valigie subito dopo il voto. [g. tib.] «No agli scambi da suk orientale, alle manovre da porcelloni degne della sala ovale...» Il fondatore dell'Udr Francesco Cossiga

Luoghi citati: Jugoslavia, Kosovo, Roma