Prodi scommette su Cossutta

Prodi scommette su Cossutta Il premier è salito al Colle. Il leader pds prevede «momenti drammatici»: Prodi scommette su Cossutta Verso la crisi: Scalfaro chiede soluzioni «chiare e stabili» ROMA. E' confermato. Domani alle 9,30 Romano Prodi si presenterà alla Camera per verificare se ha ancora la «sua» maggioranza (seduta in diretta tv fino alle 12,15). Ma non si sa ancora se si sottoporrà all'esame di un voto di fiducia. L'appuntamento a Montecitorio è l'unica cosa sicura in una situazione che diviene di ora in ora più confusa. Si capisce solamente che la crisi c'è, ma si ha anche la sensazione che nessuno sia in grado di governarla. Scalfaro sta a vedere preoccupato e con aria scettica il tramestio agitato della pianura. D'Alema, improvvisamente rabbuiato, non vede né «staffette» né «ragionevoli o facili vie di uscita» e prevede «momenti drammatici» in Parlamento. Il segretario dei Ds sembra deluso dal «no» di Cossiga alla fiducia. Bertinotti, che ha messo in moto il «mostro» della crisi, ora sembra temere i contraccolpi provocati dalla sua scelta distruttrice. Tanto che Scalfaro pare coltivare la speranza di un suo ripensamento in extremis. Tutti hanno capito che non si scherza più e che il rischio che la partita finisca in elezioni anticipate non è più una ipotesi che viene agitata tatticamente. Il Presidente della Repubblica, per quanto si capisce, chiede che si esca dalla crisi con una soluzione chiara e stabile. Il fatto è che tutto quello che si sta cercando di mettere in piedi in queste ore o non non pare stabile (una maggioranza raggranellata con cossuttiani e cani sciolti e forse inferiore a 316 voti) o non è chiara. Anche di questo debbono aver parlato ieri mattina Scalfaro e Prodi al Quirinale, nell'incontro voluto dal capo dello Stato. Incontro dal quale il presidente del Consiglio è uscito col volto teso e compiendo un gesto contrario alla prassi, che deve essere sembrato uno sgarbo agli ambienti del Quirinale. Prodi, infatti, non ha atteso che fosse il Quirinale a diffondere il comunicato ufficiale sull'udienza, ma ha fatto fermare la sua auto davanti ai cronisti, è sceso e ne ha anticipato il contenuto. Come se avesse fretta di far sapere che ha scelto lui di tentare l'azzardo del voto di fiducia già in questa settimana. Scalfaro, si legge nel comunicato, «ha preso atto dell'intendimento del presidente del Consiglio». Prodi ha poi incontrato D'Alema ed ha comunicato agli altri alleati la sua decisione, ottendo il via libera. Ora la partita è nelle sue mani. Come se rispondesse ai dubbi del Quirinale, ha assicurato che «la soluzione della crisi verrà affrontata in modo serio, forte e definitivo». A Palazzo Chigi contano di ricevere i voti di tutti i parlamentari eletti nell'Ulivo (quindi, anche dei partisti di Segni, oggi con l'Udr), più Rinnovamento italiano e un pezzo di Rifondazione. Ma ieri sera il totale era stimato in un insufficiente 312 voti, contro i 315 necessari. «Sono pronto a tenere duro» dice Prodi. Non si parla dei voti dei cossighiani, che Prodi ha già respinto la scorsa settimana, probabilmente perché sapeva che gli sarebbero nati problemi con Cossutta. L'ex presidente di Rifondazione (ieri si è dimesso dalla carica) ha, infatti, avvisato Prodi che se accettasse i voti di Cossiga avrebbe contro i voti di tutta Rifondazione. Cossiga ha reagito accusando Prodi di voler raccogliere «una maggioranza da suk da paese arabo. Una autentica porcheria». La inevitabile conclusione è stata che Cossiga ha dovuto annunciare che non voterà la fiducia e che attende un governo diverso. Tocca ora a Prodi decidere cosa fare domani. Probabilmente non lo sa neanche lui. Cercherà di capire dalla riunione dei gruppi (oggi si riunisce Rifondazione) se, sulla carta, ha una maggioranza. E tenterà di vedere se Cossutta è pronto a compiere il passo della scissione già in questa settimana. Cioè, Prodi preferirebbe evitare di andare al Quirinale per dimettersi (anche se prima ancora del voto di fiducia), per riottenere un reincarico da Scalfaro. Reincarico per nulla certo, se le soluzioni che proporrà non saranno chiare e stabili. Dietro l'angolo, se dovesse fallire Prodi, c'è il «governo tecnico» per fare approvare la legge Finanziaria. Per il quale verrebbero chiesti anche i voti del Polo. Polo che si riunisce oggi per esaminare il da fare di fronte al rischio che cada Prodi. Perché, per quanto strano e paradossale possa sembrare, Forza Italia pare preferire la sopravvivenza del governo Prodi ad una crisi dalla quale potrebbe uscire un temuto governo tecnico, che spaccherebbe il partito. Così, ieri, il capogruppo di Forza Italia, Pisanu, assicurava che Prodi ce la farà anche senza Cossiga. Avrebbe anche i voti di dei due deputati della Liga Veneta più «qualche ammalato, qualche assenza. Tutto fa brodo». Alberto Rapisarda E Botteghe Oscure nega l'esistenza della «staffetta» A mezzogiorno summit del Polo Oggi la riunione dei gruppi neocomunisti per decidere sulla Finanziaria A Palazzo Chigi sperano di ottenere almeno 312 voti Ma ne serviranno altri tre Il leader dei ds Massimo D'Alema con il premier Romano Prodi

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