Muti: «fare l'attrice? Ora mi diverto anch'io»

Muti: «fare l'attrice? Ora mi diverto anch'io» Parla la star più amata all'estero dopo il successo del «Conte Muti: «fare l'attrice? Ora mi diverto anch'io» A destra «Codice privato» di Maselli, dell'88, grande prova-monologo della Muti, unica protagonista, nei panni d'una donna abbandonata dal marito po il successo del «Conte attrice? o anch'io» «Mi sembrava un lavoro senza alcun significato adesso giro il mondo cambio, imparo, scopro» non andare allo stesso modo. E poi, anche se apparentemente siamo simili, lei ha un carattere più forte e determinato del mio, sa meglio di me cosa volere e cosa no». Donnaragazza, Ornella Muti continua a vestire in jeans e maglioni, a portare i capelli sciolti, a seguire le sue diete Tante commedienella carriera, tra cui «Il bisbetico domato» con Celentano, con cuebbe un flirt«Per me è stato tutto molto facile Continuo a vivere con entusiasmo dall'amore ai set»per il quale aveva lasciato Facchinetti, il padre desuoi figli più piccoli, a sua volta, tanti anni fa, scelto d'istinto, dopo aver abbandonato Alessio Orano. E lo ha detto, come si usava nelontani anni settanta no Emmer, uno con Monicelli e, se va bene, il debutto cinematografico di Luis Sepùlveda come sceneggiatore nel kolossal «La terra del fuoco», dal romanzo di Coloane. Se il cinema l'è entrato dentro poco alla volta, la maternità, pur essendo arrivata contemporaneamente ai primi successi, si è invece imposta subito nella sua vita, diventandone il centro. «La cosa più difficile, per me, è sempre stato mettere d'accordo la carriera e la famiglia: troppe assenze, troppi viaggi, trop¬ pe distrazioni, in questo lavoro. E i bambini a casa, soli, che fanno fatica a crescere senza la mamma». E di Naike, la prima figlia, che in questo «Montecristo» ha avuto il compito di fare lei stessa a vent'anni, parla con intelligente pudore, schivando inutili confronti. «Non so se mia figlia abbia intenzione di intraprendere la mia stessa carriera. Non so neanche se è brava, visto che qua non abbiamo recitato insieme. Certo i paragoni sono impossibili: per me è stato tutto facile, per lei potrebbe «Mi sembrava un lavoro senza alcun significato adesso giro il mondo cambio, imparo, scopro» non andare allo stesso modo. E poi, anche se apparentemente siamo simili, lei ha un carattere più forte e determinato del mio, sa meglio di me cosa volere e cosa no». Donnaragazza, Ornella Muti continua a vestire in jeans e maglioni, a portare i capelli sciolti, a seguire le sue diete orientali che le lasciano la pelle senza una ruga e il corpo minuto e snello, a predicare un rispetto della natura mistico da figlia dei fiori, a cambiare fidanzato, innamorandosi, ogni volta, come fosse la prima. Senza nascondersi alla presentazione sto «Montecristo», suo ultimo amore, Tante commedie, nella carriera, tra cui «Il bisbetico domato» con Celentano, con cui ebbe un flirt «Per me è stato tutto molto facile Continuo a vivere con entusiasmo dall'amore ai set» per il quale aveva lasciato Facchinetti, il padre dei suoi figli più piccoli, a sua volta, tanti anni fa, scelto d'istinto, dopo aver abbandonato Alessio Orano. E lo ha detto, come si usava nei lontani anni settanta, quando il privato doveva essere pubblico: «Sì, sono di nuovo innamorata: ho un altro compagno». ROMA. In Francia è stato il più grande successo nella storia della tv, ma anche in Italia «Il conte di Montecristo», che si conclude domenica su Canale 5, si avvia a diventare uno degli sceneggiati che più sono piaciuti al pubblico. Merito di Dumas, dicono i critici, padre del feuilletton e, in quanto tale, antenato diretto del seriale televisivo. Merito di Depardieu, dicono i francesi, che ha una faccia su cui si possono scrivere tutte le storie del mondo. Merito, anche, possiamo dire noi, di Ornella Muti, che ha prestato il suo magnifico viso senza età al personaggio di Mercedes, la donna amata, vent'anni prima e vent'anni dopo, sempre con la stessa passione, da Edmond Dantes. Punti di contatto tra Ornella Muti e il personaggio di Mercedes? «Nessuno. Non la capisco, non m'appartiene, non posso entrare nella sua testa: rancore e vendetta sono sentimenti che non conosco». Donna-ragazza del cinema internazionale, Ornella Muti ha lavorato con tutti: da Stallone a Celentano, da Jeremy Irons a Delon, da Noiret a Ben Gazzara, e poi con Nuti, con Troisi, con Verdone, con Scola, Maselli, Monicelli, con il sovietico Ciukrai, lo spagnolo Aranda, il francese Belvaux. Senza fermarsi mai. Adesso, però, sembra che giri più spesso fuori d'Italia che in Italia? «Può darsi. Certo in quest'ultimo periodo ho fatto "Widows" di Sherry Horman, in Germania e "Somewhere in the city" di Ramin Niami, a New York. Oltre a questo "Montecristo", che è girato prevalentemente in Francia. Sarà perché le proposte che mi arrivano da fuori mi sembrano più intriganti». Unica diva nostrana dopo Sofia Loren, paradossalmente, pur avendo diritto al titolo, della diva, la Muti non ha assolutamente niente: né i lussi esteriori, né l'aria fatale, né il marito importante, neppure l'abitudine a lasciarsi andare a dichiarazioni clamorose. Perfino il nome d'arte, Ornella Muti, non riesce a sentirlo come proprio, e anche dai compagni di lavoro, continua a farsi cliiamare col suo nome vero: Francesca Rivelli. Donna-ragazza, a quarantaquattro anni portati come fossero trenta, nonostante tre figli e un nipote, per la gente lei sembra sempre una scoperta nuova come se ogni volta, compisse una metamorfosi e diventasse un'altra. Adesso qualcuno si accorge che, oltre a quel suo sguardo capace di evocare smarrimenti erotici e insondabilità misteriose, sa anche recitare, fare la commedia brillante, come ha fatto accanto a Proietti in «L'avvocato Porta», o nutrirsi di asprezze raggelanti, come in questo «Conte di Montecristo». Lei, candida, confessa di aver cominciato a rendersi conto di cos'era stare su un set, solo con Ferreri. «Prima di lui, prima di "L'ultima donna", girato proprio vent'anni fa, a Parigi, con Depardieu, mi era poco chiaro perché Damiani mi avesse scelta per un suo film, e perché, dopo di lui, tanti altri mi volessero. Mi annoiavo. Facevo fatica. Mi pareva un mestiere senza significato». E oggi? «Oggi mi piacciono le pellicole sperimentali, gli autori nuovi, le cose che non ho mai fatto. Mi piace andare all'estero e conoscere un altro modo di girare. Mi piace viaggiare, capire, cambiare». Per l'immediato ha tre progetti italiani: un film con Lucia- PERSONAGGIO METAMORFOSI PI UNAOSVA Pochi giorni fa, a Napoli di queè arrivata con il Stefano Piccolo, un chirurgo estetico di Roma poco più che trentenne, alto alto, sorridente, che ha sostituito nel suo cuore il regista francese Frangois Goize Simonetta Robiony Sopra: «L'ultima donna», opera cult di Ferreri del 76, primo ruolo importante della Muti. Qui accanto «Flash Gordon» di Hodges (1980), uno dei film del periodo Usa