Sinopoli, il patto dell'Opera

Sinopoli, il patto dell'Opera Sinopoli, il patto dell'Opera «Tre anni per riscattare il teatro» Sopra Giuseppe Sinopoli sul podio A lato il sindaco Francesco Rutelli ne, di non ostacolare il mio progetto. Ai massimi dirigenti sindacali ho chiesto di studiare una strategia che, senza licenziamenti, consenta comunque di raggiungere il livello delle necessarie com- petenze, oggi non garantito in settori decisivi. Propongo alla politica, alla cultura romana un patto sociale. Mi sono dato tre anni di tempo per riuscire». Sinopoli ha diretto ieri sera la Quarta sinfonia di Brahms alla Scala, mercoledì sarà a Venezia per eseguire Haydn e Bruckner al Palafenice. Ancora due esami e poi discuterà la tesi di archeologia, che segue quella in medicina con specializzazione in psichiatria. Ora, dice di scoprire insospettate doti diplomatiche.,:«Ho chiesto ad alcuni esponenti dispicco della vita economica e finanziaria nazionale, ma legati a Roma, di condividere questo progetto. Con una cornùiae assunzione "di' responsabilità si tratta di percorrere la strada , che va da X a Y: Y è la nostra Maastricht, la soglia minima della dignità europea. Questo teatro nel suo passato l'ha avuta: pensi alla prima italiana del Wozzeck di Berg nel 1942, in piena dittatura fascista, con Roma occupata. Gli artisti sanno dare credibilità». Si è parlato molto, la scorsa estate, della 7bsca allo Stadio Olimpico, prodotta dall'Opera di Roma. «Puccini non ha scritto Tosca per uno stadio. Se si vuole musica all'Olimpico, bisogna scriverne di nuova pensando a quello spazio; se invece si vuole davvero pubblico, bisogna conquistarlo nelle scuole e in chi è distratto perché il teatro è latitante. Aumentare le repliche, sapersi proporre come aperti, vivi. Non andremo all'OlimpicoTma negli Òspettàli'pèr 'dèi concerti di musica da camera: la musica meno spettacolare èquella. che più sa consolare le anime». A proposito di latitanza: come colmare l'assenza di contatti tra l'Opera e la creatività contemporanea? «Al nuovo Auditorium, pronto dalla prossima stagione, ci sarà cgni autunno un Festival Intemazionale dedicato a tre settori: il repertorio classico, quello contemporaneo e il jazz, che è musica di primissima qualità. Un problema che ovunque è avvertito come urgente è rinnovare il pubblico, far cadere le barriere che attualmente lo dividono, ridiscutere le modalità di approccio alla musica». Perché un direttore con la sua carriera e i suoi impegni - tra gli altri, la direzione principale dell'orchestra di Dresda, la Tetralogia di Wagner a Bayreuth nell'estate 2000 - ha accettato questo nuovo incarico? «Ave, moriturus: i miei amici in questi giorni mi salutano così... Ci sono fasi della vita in cui si avverte più forte la necessità di costruire. Un'attitudine che fa parte delle competenze del mio mestiere». Sta per finire l'epoca dei direttori giramondo? Sandro Cappelletto L'intervista. Il consulente artistico svela i suoi progetti e coinvolge politici e industriali Chiamato da Rutelli per affrontare il «buco nero» che divora 25 miliardi l'anno Y~T\ ROMA / EVIDENTE assenza di interesse - artistico, profes| I sionale, economico - rende Ed I anomala la decisione di Giuseppe Sinopoli, nuovo «consulente artistico» del Teatro dell'Opera. Veneziano di radici anche siciliane, cinquantadue anni, da tempo residente con la famiglia a Roma, il maestro ha proposto alla carica di sovrintendente Sergio Sablich, attuale direttore artistico dell'Orchestra Nazionale della Rai. Nessuno dei due ha ancora firmato un contratto; quello di Sinopoli, in questa prima fase, sarà a titolo gratuito, «in attesa che si verifichino le condizioni indispensabili perché, con Sablich, possiamo mettere piede in quel teatro». «Quel teatro»: il più infartuato d'Italia, insaziabile buco nero che ha inghiottito le intelligenze e le energie di uno stuolo di sovrintendenti, commissari, sub-commissari, reggenti più ampio e più infelice degli amanti di Turandot. Qui hanno fallito tutti: giovani manager e augusti musicologi, reduci dalla politica e generosi professionisti melomani. Disse Riccardo Muti durante la gestione di Gian Paolo Cresci (1993): «Che succede in quel circo Barnum?». Se l'immagine del teatro non è mutata, i suoi costi sì: oltre ai 50 miliardi di finanziamento statale, «in queste ultime stagioni ricorda Gianni Borgna, assessore alla Cultura ha inghiottito alle casse comunali 25 miliardi ogni anno». L'entità attuale del deficit è oggetto di verifiche amministrative: la cifra non è comunque inferiore ai 30 miliardi. Ma nella capitale, alla vigilia del Giubileo come già prima, non è il denaro a latitare. La progettuahtà piuttosto, l'intenzione politica e culturale. «0 accetti o chiudo: Rutelli è stato esplicito e la decisione di accettare è dipesa dal bisogno di un mio impegno civile in questa città», riflette Sinopoli, che ha già cominciato ad agire. «Quando mi hanno fatto presente che il budget del Boris Godunov previsto a dicembre era raddoppiato, ho detto che o tutto rientra nei costi previsti o l'opera si darà in forma di concerto, anche se è l'inaugurazione della stagione». Perché non ha ancora formalizzato l'impegno? «Ho chiesto ai vertici politici e sindacali di aiutarmi a rimuovere gli ostacoli interni al teatro che impediscono ogni prospettiva di riscatto. L'errore di molti sovrintendenti di carriera è stato pensare di poter mediare con alcune situazioni interne ormai logore». Per vertici Sinopoli intende vertici: «Ringrazio Gianfranco Fini e Gianni Letta che mi hanno assicurato, anche se i loro gruppi politici, a Roma, siedono all'opposizio- «SarMaastrichminima deeuropea. Primrinnovare iSopra Giuseppe A lato il sindaco ^^^^^ «Sarà la nostra Maastricht, la soglia minima della dignità europea. Primo impegno rinnovare il pubblico»

Luoghi citati: Dresda, Italia, Roma, Sinopoli, Venezia