Parolaio di Claudio Rinaldi

Parolaio Parolaio PLACIDAMENTE OBBLIGATORIO. Si dice che la miglior difesa è l'attacco. E quando un film si rivela un disperante fallimento di pubblico, cosa c'è di meglio che gridare al complotto universale, scaricare le colpe del disastro sulle spalle altrui, agitare la bandiera del vittimismo e cercare penosamente di smascherare una fantomatica congiura dei cattivi di turno? Michele Placido, per esempio. I giornali riferiscono che il suo ultimo film Del perduto amore, pur ampiamente magnificato durante il Festival di Venezia e gratificato di un congruo finanziamento governativo di ben 5 miliardi e 54 milioni, è stato clamorosamente bocciato dal pubblico italiano che è fuggito a gambe levate dalle sale dove viene proiettata la sfortunata pellicola. E che fa Placido, forse si fa sfiorare da qualche molesto pensierino autodenigratorio e medita, se non di cambiar mestiere, per lo meno di abbordarlo con minor presunzione (e anche, perché no, minori finanziamenti governativi)? Macché. Sul Corriere della Sera Placido esige imperiosamente ulteriori aiuti dallo Stato: «Qui c'è un grave problema legato alla distribuzione che Veltroni deve risolvere. Come? Imponendo per legge la programmazione di film italiani». Imponendo per legge di andare a vedere film di Placido, forse i film di Placido si salveranno dalla disfatta, ma chi salverà gli spettatori italiani dal disastro psicologico della visione obbhgatoria di un film che, in normali condizioni di libertà, nessuno spettatore andrebbe a frequentare? S'avanza un Grande '"Fratellino!' Michele Placido COSI' PIANGEVANO. Un patriota come Tullio Kezich non verrebbe mai meno al dovere nazionale di parlare bene del film vincitore al Festival di Venezia. Infatti sul Corriere della Sera spende molte e sincere parole di apprezzamento per Così ridevano di Gianni Amelio. Ma tra le tante e sincere parole di apprezzamento, Tullio Kezich riesce tuttavia anche a infilarne qualcuna per così dire maligna e problematica. Per esempio: «Il titolo riferito a una vecchia rubrica della Domenica del Corriere è una amara celia intellettualistica». Per esempio: «Gli interpreti non comunicano granché». Per esempio: «Il dialogo dialettale è incomprensibile». Per esempio: ~" racconto sorvola dispettosa¬ Tullio Kezich esem I incoi I «Un Michele Placido mente su taluni nessi indispenabili». Per esempio Kezich nel rosieguo dell'articolo cerca di addrizzare la situazione e neuralizzare le micidiali botte che er esempio aveva già assestato ul film di Amelio. Poi, per sempio, Kezich conclude la sua ndivaga recensione così: «Se Amelio si fosse assicurata una palla scrivente, per verificare a bontà delle sue intuizioni, vremmo avuto un capolavoro. Così abbiamo soltanto un buon film, intrigante, a tratti commovente e che a suo modo resterà. Non capita tutti i giorni, acconentiamoci». Viva la Patria, acontentandosi. PLAY MAKER. Le metafore che non si fermano più sono una tortura per chi legge, ma soprattutto per chi le elabora. Prigioniero di una cervellotica similitudine, per esempio, il segretario della Cisl Sergio D'Antoni non riesce più a liberarsi dalla ragnatela metaforica che lui smesso improvvidamente aveva tessuto nel corso di un'intervista concessa al Messaggero per difendere l'immagine del dimissionario presidente del Coni Mario Pescante. Cosa pensa infatti D'Antoni delle dimissioni di Pescante? «Un bell'assist allo sport che equivale, come tutti gli assist, a un grande canestro». Ottima metafora sportiva, che però si spera possa concludersi così. E invece no, continua: «Non tutti sono in grado di farli: il tiro da tre punti, prova e riprova, alla fine ci si può riuscire a metterlo dentro». Sibillino, ma esauriente. E invece no, prosegue: «L'assist non è da tutti». Sentenzioso ma risolutivo. E invece no, va avanti: «E' stata passata la palla allò sport perché trovi la soluzione.... ai suoi problèmi in piena autonomia». Per fortuna è finita, ma che fatica. Meglio sarebbe stato un assist allo sport per i tre punti riuscendo a metterlo dentro con il passaggio della palla per un grande canestro. Dimissioni comprese. LOTTA CONTINUA 2, LAUTOVENDETTA. Recensendo per il Manifesto il libro di Pablo Echaurren Compagni, Pierluigi Sullo auspica un proficuo «lavoro storiografico, sul post'68» e critica le «rievocazioni auto-vendicative di Lotta Continua cui periodicamente si abbandona l'attuale direttore dell'Espresso». Ma cosa deve autovendicare Claudio Rinaldi? Pierluigi Battista sta | Tullio Kezich

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