«Non si può prevedere un'autobomba» di Fulvio Milone

«Non si può prevedere un'autobomba» Masone: quell'auto non era stata notata neppure dalla gente del quartiere. Fini: clima da Colombia «Non si può prevedere un'autobomba» Napoli teme nuovi attentati NAPOLI. Ha un tono sconsolato il capo della polizia, quando ammette che stragi come quella tentata venerdì scorso al rione Sanità non possono essere scongiurate. «Escludo che con tutto l'impegno di questo mondo si possa evitare un fatto di quel tipo - spiega -. L'autobomba è stata parcheggiata lì, in una zona off limits per le organizzazioni criminali che non fossero quella che agisce nella zona, senza che fosse stata notata dalla stessa gente del quartiere. Figuriamoci se poteva essere notata nel corso di un controllo sia pure capillare». Fernando Masone è arrivato a Napoli nella tarda mattinata, ancora una volta al capezzale di una città ferita a morte da un attacco della camorra. Annuncia l'arrivo di 365 fra poliziotti e carabinieri che daranno manforte alle forze già schierate in campo dallo Stato in questa difficile guerra contro la malavita che prospera sotto il Vesuvio, ma precisa subito che non ha altre decisioni da comunicare: «Le linee generali per un'azione di prevenzione e contrasto alla criminalità sono già state delineate. E' una strategia che si sviluppa con un impegno maggiore delle forze di polizia sul territorio e con un'azione più incisiva dal punto di vista investigativo e dell'intelligence». In altre parole, mentre gli 007 di questura e carabinieri svilupperanno le indagini sui clan camorristi, la presenza degli uomini in divisa nelle strade di Napoli sarà più evidente. Ma basteranno i rinforzi inviati dal Viminale? A questo punto Masone diventa assai cauto: «La risposta è difficilissima: la stessa domanda potrebbe essere posta anche se fossero messi in campo altri diecimila uomini». L'autobomba di venerdì che ha provocato il ferimento di 13 persone e il successivo attentato a colpi di bazooka contro la casa di un boss hanno fatto piombare la città in un'atmosfera da incubo. Gli investigatori avanzano ipotesi inquietanti come quella di una strategia terroristica lanciata dai clan, ma Masone non si sbilancia: «Non fatemi fare delle analisi, ce ne sono già troppe». E si sottrae, il capo della polizia, anche quando i giornalisti gli chiedono se è vero che la magistratura tarda a emettere provvedimenti contro una ventina di killer della camorra già denunciati dalla questura. «E' normale che passi un po' di tempo fra la denuncia e i provvedimenti cautelari», replica laconico. Non è il momento di abbandonarsi alla polemica, sembra dire Masone a cui fa eco il sindaco Bassolino: «Con l'apporto dello Stato, della magistratura, delle forze di polizia ma soprattutto dei suoi abitanti, Napoli saprà respingere gli attacchi della camorra», commenta. Anche Ottaviano Del Turco, presidente dell'Antimafia, dice che «l'unico esercito che serve in questi casi è il popolo napoletano». Solo Gianfranco Fini insiste durissimo: «Napoli come la Colombia». Gli animi non sono certo sereni anche nel palazzo di giustizia, do¬ ve c'è la consapevolezza del fatto che la camorra non ha mai raggiunto livelli di violenza simili. La posta in gioco per le bande che si stanno affrontando nelle strade della città è altissima. Accanto al traffico di droga e al racket delle estorsioni c'è il business degli appalti per «Bagnoli Duemila», cioè il risanamento della zona occidentale di Napoli. Un pentito ha raccontato ai magistrati che il miraggio delle opere pubbliche da realizzare al posto della vecchia Italsider ha favorito la nascita di nuove alleanze, ma anche di nuovi scontri. Come quello che potrebbe fare da scenario all'attentato a colpi di bazooka contro la casa di Vincenzo Lago, esponente della famiglia che detta legge a Pianura. In procura non tutti concordano con la tesi secondo cui la strategia del terrore inaugurata dai clan sia conseguenza di una lotta fra le nuove generazioni della camorra dopo l'arresto dei capi storici. «Quando si disegna la mappa del crimine a Napoli ci accorgiamo che molti nomi sono gli stessi di vent'anni fa e che stiano dentro o fuori dalla galera conta poco o nulla commenta un magistrato della procura della Repubblica -. Se questi criminali sono cresciuti lo si deve a una classe politica che talvolta è stata indifferente se non complice, ad una magistratura e alle forze di polizia che non sempre hanno fatto il loro dovere e a una popolazione che non ha mai collaborato». Fulvio Milone Il capo della polizia Fernando Masone è arrivato a Napoli per annunciare l'invio di 365 poliziotti e carabinieri

Persone citate: Bassolino, Fernando Masone, Gianfranco Fini, Ottaviano Del Turco, Pianura, Vincenzo Lago