Bonn, i verdi non fanno sconti per la coalizione di Emanuele Novazio

Bonn, i verdi non fanno sconti per la coalizione GERMANIA Trattativa con l'Spd Bonn, i verdi non fanno sconti per la coalizione BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Si annnunciano molti punti di contrasto», avverte dopo un «minicongresso» del partito ecologista Juergen Trittin, capo negoziatore dei Verdi alle trattative con l'Spd per la formazione del governo. E chiede ai suoi di «non portare all'esterno le dispute interne al partito». Gli fa eco il Canceliere designato Gerhard Schroeder, con un appello a socialdemocratici e Verdi: «Mi aspetto la stessa disciplina che mi impongo io stesso». Simile il monito del leader ecologista Joschka Fischer: «Il tempo delle vecchie battaglie è finito. Potrebbero costarci care». All'indomani dell'avvio delle consultazioni, fra i vincitori delle elezioni c'è nervosismo. Il tempo a disposizione è infatti scarso (i colloqui dovranno essere ultimati entro il 18, per consentire l'approvazione del programma al congresso dei due partiti, e l'elezione di Schroeder il 27). E i punti di contrasto restano numerosi: fra i due partiti, ma anche fra ecologisti «realisti» - il gruppo che fa capo a Fischer - ed ecologisti di sinistra. Anche il gruppo femminile verde ieri ha aumentato la tensione, chiedendo una «parità di rappresentanza» nel governo: se Fischer e Trittin diventeranno ministri (agli Esteri e all'Ambiente), le donne dovranno avere le stesse opportunità. Due ministeri, dunque. Ma le difficoltà maggiori sono quelle «di programma»: la politica energetica, per esempio, a cominciare dall'abbandono del nucleare. I Verdi insistono per tempi molto rapidi, l'Spd è cauta. Gli ecologisti inoltre vogliono un aumento della benzina, sia pure scaglionato; l'Spd, per bocca del capogruppo Rudolf Scharping, risponde che «bisogna smetterla con queste sciocchezze dei 5 marchi al litro». Anche l'introduzione di un limite di velocità divide i due partiti: i Verdi vogliono introdurlo subito su autostrade e strade nazionali, l'Spd lo esclude. Giovedì intanto Schroeder sarà a Washington per colloqui con il presidente Clinton. Lo accompagnerà Fischer, che non lo aveva seguito a Parigi. La sua presenza è significativa: più che il vicino francese sensibile alle modulazioni politiche della sinistra europea e alle sue evoluzioni - è il partner americano, un Paese meno ideologico e più pragmatico della Francia, ad avere urgente bisogno di rassicurazioni: sulle intenzioni del nuovo capo della diplomazia tedesca, il cui partito aveva chiesto in passato l'uscita dalla Nato; e sull'evoluzione dei suoi trascorsi da antimperialista. Emanuele Novazio

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