Ecco il salotto a doppio turno

Ecco il salotto a doppio turno IL PALAZZO Ecco il salotto a doppio turno NFINITE e spesso sorprendenti sono le vie della «politica» nell'era, ormai, delle non-identità e delle non-appartenenze. O almeno: in tale contesto si colloca senz'altro l'esperienza della signora Giuliana de Cesare Olcese, che l'altra settimana a nome del suo «Movimento per le Riforme Costituzionali» ha convocato e tenuto nella Sala del Cenacolo della Camera dei deputati un convegno sulla legge elettorale cui ha partecipato un congruo numero di esponenti politici di tutti i partiti. Ma tutti in qualche modo a lei collegati da vincoli che si potrebbero definire, con il dovuto rispetto, d'inedita mondanità istituzionale. La contessa, che vive e tiene salotto in una bellissima casa a piazza Campitelli, colleziona edizioni rare di D'Annunzio ed è rinomata per una certa pastiera napoletana che offre nei suoi frequenti ricevimenti e per l'ardore che manifesta nei confronti dell'Ulivo addirittura da una fase ante-pullman, ha tenuto la relazione introduttiva. Per poi lasciare la parola ai suoi ospiti, facendo in modo che ciascuno di essi, pure in quell'austera sede, potesse ritrovare il «benessere di una conversazione animata» secondo i dettami di Madame de Staél. E perciò: «Farsi piacere reciprocamente e con rapidità, parlare mentre si pensa, godere all'istante di se stessi, essere applauditi senza fatica, manifestare il proprio spirito in ogni sfumatura con accento, gesto, sguardo; produrre una specie di elettricità che fa sprizzare scintille...». Certo, l'argomento del sistema elettorale era quel che era: una mattonata spaventosa, altro che scintille. E tuttavia, al di là della noia, della risonanza mediatica (in realtà piuttosto scarsa) e dei contenuti dell'iniziativa che dovrebbe far leva sui sindaci del centrosinistra, il convegno della Olcese appare significativo per un autentico salto di costume. Dall'ospitalità discreta, quindi, al protagonismo rinforzato; dal salotto al doppio turno I (di collegio). Così, nel vuoto di struttu¬ re che caratterizza questo tempo della vita pubblica, forse vale anche la pena di segnalare che la Olcese s'è conquistata una nicchia organizzando cocktail e raccolte di firme trasversalissime (Giulia Rodano e Calderisi, Franca Chiaromonte e la Gasparrini, Formigoni e Chicca Olivetti) e intervenendo su un'ampia gamma di questioni, dal federalismo in giù, passando di solito attraverso la compilazione di manifesti, carte costitutive, dichiarazioni d'intenti in politichese ormai strettissimo. C'è poi il tè referendario, il sito Internet con il forum e la rassegna stampa, la richiesta di divanetti rossi alla Fondazione Memmo per la manifestazione prodiana, la «dichiarazia» ufficiale alle agenzie e l'intervista colloquiale al quotidiano: «Ora che sanno chi siamo, cosa vogliamo e quanti siamo annuncia Giuliana con la dovuta ribalderia - stanno tutti a trema)). Ed è o almeno sembra, la sua, una specie di neo-militanza tra l'immediato, l'enfatico e l'immateriale. In un componimento l'Ulivo è definito «splendens», Prodi paragonato a Sandokan, i referendum sono «la terra promessa», la «stella cometa» porta ai sindaci e la bicamerale si chiude «come il Mar Rosso sul Faraone». Tra Salgari e l'Antico Testamento, intanto, «il mio fax notturno si fa incandescente (con pesanti spese di tecnici che vanno e vengono) e partono i documenti per terre assai lontane...». E dietro all'onewoman-movement pare di cogliere la leggerezza pervasiva e un po' petulante di una nuova politica sospesa nel vuoto. Filippo Ceccarelli Bili | -, è

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