TESTE FREDDE E CUORI CALDI

TESTE FREDDE E CUORI CALDI ^^^^^^^^^^^^^^^^^ TESTE FREDDE E CUORI CALDI Usti di «governare» l'Europa, di far tornare prevalente la politica sull'economia, attraverso stretti coordinamenti politici, piani d'azione comuni e istituzioni che riproducano un governo europeo. Questa ambizione, legittima benché avara di felici tradizioni, minaccia i confini istituzionali del gruppo di regole che ha occupato il «centro politico» europeo: l'indipendenza della Banca centrale e il Patto di stabilità a disciplina dei bilanci. La priorità della politica può trasformare cioè il modello in un turbolento equilibrio tra «cuori caldi e teste calde». Per la prima volta si avrebbero sia un centro politico solidaristico (un governo europeo per l'occupazione i sia una periferia (governi nazionali! sociale. Mentre il meccanismo del controllo reciproco tra centro e periferia era virtuoso, quello della concordanza può non esserlo. Può dar luogo a meccanismi di autoassoluzione ed è sufficiente che le regole del rigore siano violate per produrre sprechi al posto di solidarietà e debiti al posto di investimenti. C'è questo rischio? Effettivamente sì. L'idea di Schroeder è di riunire le parti sociali e garantire alle imprese una riduzione del carico fiscale, in cambio di una redistribuzione di reddito a favore delle famiglie attraverso forti aumenti dei salari nel '99. L'operazione è sensata perché, come si è visto in Francia, in un ambiente economico globale fortemente deflazionistico un rilancio della domanda interna sostiene i profitti senza che ciò si traduca in maggiore inflazione. Ma tende ad aumentare il deficit. Se si impone la logica della «politica unica» per l'Europa, un bilancio espansivo da parte del Paese leader rischia l'emulazione di Paesi in condizioni economiche e di finanza pubblica diverse. Politiche di bilancio espansive in Paesi a crescita elevata si sommerebbero agli stimoli di politiche monetarie accomodanti per la convergenza dei tassi verso il basso. Nei Paesi deboli deficit in crescita eroderebbero i margini per future politiche espansive nel caso di una recessione duratura. Già con una stagnazione dell'economia nel '99 si avrebbero peggioramenti dei conti pubblici pari all' 1 % del pil, tali da portare il deficit di metà dei Paesi europei oltre la soglia del 3%. Se si aggiunge a ciò il pericolo che le pressioni di Bonn sulla Bundesbank si trasformino in esplicito conflitto, in grado di pregiudicare la credibilità della Banca centrale europea, si ha che in soli 12 mesi le colonne poste a salvaguardia della stabilità dell'Euro cadrebbero. La moneta unica può fallire, perché i Paesi virtuosi non tollerano che altri violino i patti, o a causa di una rincorsa distruttiva tra comportamenti non rigorosi. Ma se i governi nazionali indulgeranno nella spesa e nei debiti creeranno conflitti anche a livello locale tra le regioni degli Stati federali. In Germania è immaginabile che i due Laender cristiani, Baviera e Baden, economicamente i più forti del Paese e geograficamente vicini, si opporrebbero a condividere i bilanci con Laender indebitati, in assenza di disciplina da parte di Bonn. Baviera e Baden hanno già denunciato alla Corte Costituzionale i meccanismi di compensazione che obbligano le regioni ricche a trasferire alle altre 90 pfennig per ogni marco che entra in cassa. Quanto passerebbe prima che le due regioni non riconoscano più l'unità istituzionale del Paese, dividendo di fatto la Germania tra Sud e Nord? La sinistra europea si deve così confrontare da subito con un concetto di «differenza» tra Paesi e regioni che non appartiene alla sua tradizione. Politiche di bilan¬ cio meno severe per il '98-99 sono giustificate, ma devono essere diverse da un Paese all'altro: impulsi alla domanda nei Paesi a crescita debole e finanze solide (Germania o Francia), stimoli dal lato dell'offerta (minori tasse e mercati più liberi) nei Paesi a bassa crescita e alto debito (Italia e Belgio), ancora restrizioni in quelli a crescita più alta. Politiche diverse implicano un'integrazione qualitativa e non quantitativa della politica, all'interno di una cornice di stabilità. La volontà di riappropriazione della politica da parte dei governi socialisti corre così seri rischi se non terrà in considerazione i patti di rigore europeo e se non accetterà che la politica onnipotente e intrusiva della tradizione europea, così come i concetti di interesse nazionale, di teoria dominante o di politica unica, sono convenzioni ottocentesche, in gran parte superate dalla realtà dei fatti. Cario Bastasin

Persone citate: Bastasin, Cuori Caldi, Schroeder