«Se cade, guai all'Europa» di Enrico Benedetto
«Se cade, guai all'Europa» «Se cade, guai all'Europa» Delors: Prodi? Un premier che stimo PARIGI Jacques DelorsDAL NOSTRO CORRISPONDENTE Forza Prodi! Nell'ora più difficile, Delors tende la mano al vecchio allievo affermando che la sua proposta di utilizzare le riserve monetarie in giacenza nelle banche nazionali per «grandi lavori» è l'unica strada percorribile da un'Europa non rinunciataria. Accantonarla implicherebbe un vero suicidio per i Quindici. Incontrando nelle prossime ore Prodi a Firenze nel vertice bilaterale che la crisi politica drammatizza oltremisura, Chirac colga quindi l'importanza europea del rendez-vous. Palazzo Chigi presenterà il piano in anteprima per i suoi interlocutori transalpini. E secondo Jacques Delors applicarlo rapidamente costituisce l'ultima chance per le e uro ambizioni. Lunga vita a Prodi, insomma. Se cadesse, lascia intendere l'ex numero 1 Ue, ne soffrirebbe l'insieme dei Quindici. Silenzioso da qualche tempo, Delors partecipava ieri a un forum radiotelevisivo di «Le Monde». Un'ora di dialogo non stop su Euro e attualità internazionale. Non mancavano gli spunti. Ma fin dall'apertura, Jacques Delors martella - vi tornerà a due riprese - sulle macroinfrastrutture. Con 6-8 anni di sviluppo in prospettiva per l'Unione, è ora o mai più, dice. Rivendica l'idea originaria, che inserì nel «Libro bianco». Ma es¬ sendo ormai un ex, affida il testimone a Prodi. «La crescita, occorre nutrirla con iniziative ambiziose», dice. E accusa l'«euroconformismo», il «monopensiero», i calcoli piccini con i quali più di un leader europeo si trastullerebbe. Fatidica obiezione: non sarà keynesianismo, quello che Prodi vorrebbe rifilare ai partners? «Chi lo sostiene, in linea di massima non ha mai letto Keynes», è la secca replica. «Nuove ferrovie, strade, centrali elettriche... saranno utili ai nostri figli e nipoti: abbiamo il capitale, che s'intervenga». Nella speranza che Bruxelles e ancor più i singoli esecutivi non insabbino il Prodi '98 come fecero con il Delors '93. Il già presidente della Commissione glissa, ma deve spiacergli far scuola Oltralpe anziché in patria. Ha convinto Prodi anziché Jospin. Non stupisce, allora, che all'inevitabile domanda su chi potrebbe rimpiazzare Santer, pronostichi Giuliano Amato. All'italofilia non si direbbe corrisponda analogo slancio verso il neocancelliere tedesco. Jacques Delors si trincera nella prudenza che gli conosciamo. E Blair? «Molto simpatico». Il suo New Labour? «Variante del personalismo cristiano». In definitiva, solo il primo ministro italiano lo convince davvero. Bella solidarietà. Ma Prodi la baratterebbe volentieri con quella del Prc. Enrico Benedetto Jacques Delors
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