Prodi «sfiduciato» va al Quirinale di Alberto Rapisarda

Prodi «sfiduciato» va al Quirinale Al Comitato politico passa (188 voti a 112) la linea dura del segretario: Prodi «sfiduciato» va al Quirinale Bertinotti (con i trotzkisti) sconfigge Cossutta ROMA. La situazione politica precipita. Accertata la vittoria di Bertinotti e della sua tesi favorevole alla crisi (188 voti, compresi 24 trotzkisti, a 112), il capo dello Stato e il presidente del Consiglio hanno ritenuto opportuno affrontare il problema immediatamente. Così Prodi salirà stamattina stessa, alle 9,30, al Quirinale per riferire a Scalfaro. Non si tratta di dimissioni, ovviamente. E' solo l'inizio di una procedura che dovrà portare, nel giro di pochi giorni, a vedere se il governo ha ancora una maggioranza in Parlamento. Prodi dovrebbe presentarsi mercoledì alla Camera dei deputati per avviare un dibattito di cui, però, non si conosce ancora la possibile conclusione. Il presidente del Consiglio sta valutando (con Scalfaro e con i suoi alleati) l'opportunità o meno di presentare un ordine del giorno dei capigruppo della maggioranza che chieda la fiducia. I dubbi e i tentennamenti di queste ore del presidente del Consiglio sono dovuti all'esigenza di uscire da questa prima fase di crisi di fatto, ma non ancora ufficiale, con la possibilità di ottenere da Scalfaro il reincarico per un «giro di recupero». Per evitare, insomma, che si apra subito la strada ad altri incarichi. Per far questo Prodi dovrà evitare di essere bocciato giovedì da un voto. Di conseguenza, è probabile che risalga al Quirinale al termine degli interventi dei capigruppo. Forse già mercoledì sera, se i cossuttiani di Pi- fondazione comunista ripeteranno in aula che votano «no» per disciplina di partito, ma sono contrari alla crisi che aprirebbe la via alla rivincita delle destre. Stabilito che la crisi c'è, il destino di Prodi sarà tutto nelle mani di Cossutta. Il vecchio comunista ieri diceva che la «lacerazione» dentro Rifondazione diventa più preoccupante di ora in ora. E', infatti, una autentica eresia, per un comunista doc, che siano dei trotzkisti (come è avvenuto) a determinare le scelte politiche del partito. Sull'aiuto dei cossighiani conta Romano Prodi. «Si vedrà in Parlamento come la pensano gli eletti», dice il sottosegretario Micheli. Riferendosi, evidentemente, alle libere scelte che possono fare i deputati di Rifondazione. Ci contano anche Franco Ma- rini, segretario dei popolari, e Massimo D'Alema, segretario dei Ds. Loro, però, avevano considerato (e considerano) auspicabile anche il contributo dei voti dei cossighiani dell'Udr. Voti che per D'Alema, però, debbono essere solamente aggiuntivi alla maggioranza eventualmente già raggiunta con i cossuttiani. Il problema è che Prodi i voti dei cossighiani li ha appena respin¬ ti, volendo dimostrare ai suoi due più potenti alleati che è in grado di tirarsi fuori dai guai da solo. Gli altri, però, questa volta hanno un gioco più facile per condizionare il presidente del Consiglio, ora che Bertinotti si è tirato fuori. L'intervista rilasciata ieri sera, da Franco Marini al Tgl ha tutta l'aria di una rude esortazione ad accettare anche i voti di Cossiga. Nel voto sulla Finanziaria, secondo Marini, «non ci sarebbe nulla di scandaloso se si trovasse una maggioranza anche con i voti dell'Udr». Il tutto è accompagnato da un addio definitivo a Fausto Bertinotti. L'ex presidente della Repubblica, che appena ieri mattina, sulla Stampa, aveva reagito al «veto» di Prodi annunciandogli che la fiducia di sicuro non gliela avrebbe votata, ieri sera sembra di parere diverso. Non ha più parlato di fiducia negata, ma solamente di non avere l'intenzione «di entrare nella maggioranza». «Noi ci stiamo solo ponendo il problema, sul piano della coscienza, di come contribuire ad evitare una catastrofe. L'Udr pensa solo a come affrontare un breve periodo di emergenza» durante il quale Romano Prodi può rimanere come presidente di un governo minoritario». Più tardi, in tv, Cossiga andava oltre annunziando che voterebbe la fiducia al governo se fosse posta «per far passare questa Finanziaria e permettere al governo di affrontare il problema del Kosovo per il quale Rifondazione ha annunciato voto contrario». Prodi dovrrebbe, però, presentarsi in Parlamento appel¬ landosi a tutte le forze politiche per approvare la Finanziaria ed evitare una crisi difficilmente gestibile, chiede Buttiglione, presidente della cossighiana Udr. La parola ora è a Prodi. Lui, ieri ad Assisi, si è fatto strappare dai cronisti solo un «è una giornata serena e basta». Alberto Rapisarda Micheli: si vedrà in Parlamento come la pensano gli eletti Cossiga: pronti per l'«emergenza» Il presidente del Consiglio Romano Prodi fa la comunione ieri durante la messa ad Assisi

Luoghi citati: Assisi, Kosovo, Roma