Resurrezione del brutto? di Lietta Tornabuoni
Resurrezione del brutto? Cinquant'anni di opere povere, sciatte, ma non «trash» Resurrezione del brutto? HISSA' se «Radiofreccia» di Ligabue rilancerà un genere, provocherà una resurrezione. Speriamo di no, in cinquant'anni i film-canzone italiani, magari divertenti o commoventi, sono stati accomunati dall'unico fatto di essere mal realizzati, poveri, tirati via, sciatti, recitati male. Insomma brutti, ma non trash: un prodotto di cinema popolare a basso costo destinato a un pubblico non solo giovanile, un genere sempre molto meno frequentato di altri (comico, commedia, western, erotico) però ricco di sottogeneri. Innanzi tutto il film-canzone napoletano, il più sociale, da «'0 sole mio» e «Torna a Sorrento» subito dopo la seconda guerra mondiale alle storie con Giacomo Rondinella o Aurelio Fierro, ai drammi con Mario Merola e alle vicende sentimentali con Nino D'Angelo. Poi i film-canzone-centone, a episodi ciascuno ispirato a una canzone: «Canzoni di mezzo secolo», «Canzoni, canzoni, canzoni», diretti da Domenico Paolella e prodotti con gran successo da Carlo Infascelli. Poi i film-canzone-veicolo, utili a sfruttare la popolarità d'un cantante o d'una canzone, realizzati di corsa e con soggetti balordi. Esempi? Dell'orfanella cilena Rita Pavo- Resurr ne, il melomane Totò vuol fare una concertista, ma lei impazzisce per lo ye-ye («Rita la figlia americana» di Piero Vivarelli, precedente «Rita la zanzara» firmato da un George Brown che è Lina Wertmùller). Un cantante melodico vedovo, durante una tournée in Spagna, conosce Consuelo e se ne innamora, ma ha una figlia gelosa («Granada, addio!» di Marino Girolami con Claudio Villa). La siciliana Carmela, ricevuta la richiesta foto con dedica di Tony Renis, pretende da lui nozze riparatrici («Non mi dire mai good-bye» di un Frank G. Carrol con Tony Renis). Il liceale Carlo, per farsi amare dalla compagna di scuola Lorena, si finge figlio di ricchi mentre per vivere fa il cameriere («Nel sole» di Aldo Grimaldi, con Al Bano e Romina Power). Mentre i film di Gianni Morandi con o senza Laura Efrikian sono piuttosto commedie sentimentali con canzoni, a questo sottogenere appartengono, per dire, «Riderà - Cuore matto» con Little Tony, «Lisa dagli occhi blu» con Mario Tessuto, «Pensiero d'amore» con Mal, «Io non protesto, io amo» con Caterina Caselli. Soltanto in ritardo i film-canzone s'accor¬ rutto? gono di quanto va accadendo di nuovo tra i giovani in Italia e nel mondo, diventano almeno di gruppo, collettivi, lievemente contestatori: contro la tv che vuol metterli al bando, giovani cantanti fanno comizi canori in tutta Italia, conquistano la popolarità e impongono la moda dei blue jeans (è l'antesignano, «Urlatori alla sbarra» di Lucio Fulci, 1960, con Mina, Celentano, Joe Sentieri); un industriale vuole radere al suolo un locale per giovani, sua figlia Mina si oppone e vince («Io bacio...tu baci» di Piero Vivarelli, con Mina, Gianni Meccia, Jimmy Fontana); un gruppo di studenti sfidando gli adulti decide di fondare un club beat («I ragazzi di Bandiera Gialla» di Mariano Laurenti con Patty Pravo, Lucio Dalla, Rocky Roberts). Nel corso del tempo il film-canzone decade, smuore, sopravvive soltanto a Napoli. Restano i cantanti a partecipare ogni tanto (di rado) ai film, personalmente come Lucio Dalla ne «I sovversivi» dei Taviani oppure con la voce come Mina, interprete per «L'eclisse» di Antonioni dell'irresistibile «Eclisse Twist»: «La radioattività/un brivido mi dà / ma tu, ma tu / di più, di più». Lietta Tornabuoni
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