Un'anima celtica per il mondo

Un'anima celtica per il mondo Incontro con O'Donohue, il prete cattolico che nel suo libro recupera le tradizioni pagane Un'anima celtica per il mondo Dall'antica Irlanda il bestseller intemazionale DUBLINO DAL NOSTRO INVIATO «Questo libro parla di memoria, identità, tempo, natura, destino, amicizia. In un certo senso non era scritto per nessuno», racconta John O'Donohue mentre passeggia tra i grandi tumuli del Bru na Boinne, una delle aree archeologiche più importanti del mondo, non lontano da Dublino. Qui le popolazioni che abitarono l'Irlanda a partire dal quinto millennio a.C. costruirono tombe grandi come colline, creando il modello cui avrebbe improntato la sua cultura il mondo celtico a venire. I tumuli, rifugio degli antenati, divennero col passare dei secoli e dei millenni il basamento su cui magari salire in attesa di un prodigio, o costruire forti e centri abitati come accadde per la tomba più grande e più antica, nota come Newgrange. Vita sopra, vita sotto: nelle viscere della tomba - collina si ammassava il cibo, si usavano i cunicoli per nascondersi in caso di pericolo; inoltre, proprio come nei templi egiziani di Abu Simbel, si aspettava il tocco del primo sole. Nei giorni del solstizio il raggio penetra da un'apposita fenditura fino nel cuore della camera mortuaria, il cuore della terra, e risvegliava non solo gli spiriti degli antenati ma lo stesso spirito del mondo. II rito si ripete ancora oggi: per assistere al «risveglio» ci si prenota a Newgrange con un anticipo di moltissimi anni, aspettando pa zientemente il proprio turno, e tutto questo ha un profondo rapporto con John O'Donohue, anzi con quel che gli è successo negli ultimi tem pi. Lui, sacerdote cattolico con alle spalle studi in Germania, quasi senza accorgersene si è trovato tra le mani un libro sulla spiritualità celtica che in pochi mesi ha conqui stato mezzo mondo, dall'America al Giappone, dal Brasile alla Svezia, dalla Spagna alla Corea; che è diventato una specie di culto in Irlanda, e che ora II Corbaccio (gruppo Longanesi) pubblica in Italia. Si intitola Anam Cara ovvero «Il libro della saggezza celtica». «Anam» è la parola gaelica per anima, «cara» quella che sta per amico. E tra poesia, filosofia, mistica cristiana e naturalmente tradizione celtica, O'Donohue costruisce una sorta di canto in onore dell'amicizia come legame profondo e «cosmologico», cuore del mondo. Ma intorno ad essa c'è proprio quel rapporto con la natura, la vita e la morte che viene dall'antico paganesimo celtico, dalla cultura nata sui grandi tumuli. I celti videro la vita «non come una linea retta ma come un circo¬ lo», l'aldilà non come una sede definitiva ma piuttosto un «mondo parallelo», e soprattutto «il tempo dell'eternità come profondamente intrecciato al tempo umano», come ci ripete lo scrittore. Ma se gli si chiede se tutto ciò non gli sembri un po' poco cristiano, soprattutto per un sacerdote cattolico, lui depone per un istante il suo buonumore irlandese, e diventa serissimo. Ricorda che per il lancio dell'edizione americana ha pregato l'editore di sorvolare sulla sua condizione di prete, perché avrebbe puzzato di mercato, di operazione furbesca. E poi, aggiunge, «la natura è il teatro della presenza divina. Non le si può sottrarre l'idea di sacro. Il più sinistro scherzo giocato all'umanità è la freddezza della tecnologia. Il dono della spiritualità celtica è l'immagi¬ nazione, contro l'astrazione dei giorni nostri. E anche il ritorno alla ricchezza universale che sta nelle esperienze apparentemente locali». Per questo il suo libro, dice, benché sia scritto nell'Irlanda occidentale - lui vive nel Connemara -, nell'isola gaelica di un Paese «nella cui psicologia il mondo pagano e quello cristiano non sono distanti nè opposti tra di loro, ma si integrano», può diventare «uno specchio per chiunque lo legga», anche se lontano mille miglia da questi temi. Ma nell'era della globalizzazione i corto-circuiti sono rapidissimi: così Anam Cara è diventato, negli Stati Uniti, una sorta di Vangelo New Age, e il suo autore potrebbe trovarsi nella scomoda posizione del profeta. «Spero di non correre davvero questo rischio: guru e profeti sono pericolosi. Questo libro è solo un veicolo, per spingere la gente verso se stessa». E forse per ricordare agli irlandesi verso le proprie origini, in questi anni di rapidissimo sviluppo economico? «Lo sviluppo ha portato ricchezza a pochi, la maggioranza della gente è povera come prima. Però nessun Paese al mondo sta cambiando altrettanto velocemente. Corriamo il rischio di perdere la nostra umanità, e quel che è peggio di diventare degli auto-voyer, un popolo che si guarda mentre si mette in posa per i turisti. Eppure sono cautamente ottimista. La cultura immateriale, fatta di parole, musica, mito e spiritualità è la nostra unica eredità e ricchezza». Mario Baudino Tra poesia, filosofia e mistica un canto in onore dell'amicizia come legame profondo e «cosmologico» «Sono cautamente ottimista: la cultura immateriale, fatta diparole, musica, mito e spiritualità, è la nostra unica ricchezza» Turisti in coda per visitare Newgrange, il tumulo megalitico più grande e più antico dell'area archeologica di Bru na Boinne

Persone citate: Anam, Anam Cara, John O'donohue, Mario Baudino