II piacere di «Terza pagina». Le primipare in ospedale

II piacere di «Terza pagina». Le primipare in ospedale LETTERE AL GIORNALE II piacere di «Terza pagina». Le primipare in ospedale Era una bussola mattutina Sono uno dei centocinquantamila più o meno fedeli (dipendeva da dove mi trovassi in quel momento) ascoltatori di Terza pagina, la rubrica di Radiotre che il nuovo direttore di Radiorai, Giancarlo Santalmassi, ha deciso di abolire. Ho letto ieri sulla Stampa le motivazioni con cui ha spiegato la sua decisione e non mi hanno assolutamente convinto. Non capisco perché si debba cancellare una trasmissione (peraltro breve e poco costosa) che funziona, che ha un pubblico non disprezzabile e che soprattutto, come dovrebbe essere compito della Rai, svolge un servizio pubblico. Che in Radio ci sia cultura dappertutto, come sostiene Santalmassi, mi sembra francamente discutibile, forse il direttore non ha mai ascoltato alcune di quelle trasmissioni in cui si cerca malamente di fare il verso alle radio private, facendo a pezzi la grammatica e la sintassi. Sono un insegnante e non credo che Terza pagina sia incompatibile con la lettura dei giornali nelle scuole, anzi probabilmente un palinsesto intelligente farebbe partire la lettura dei giornali in classe proprio dall'ascolto di Terza pagina. Ma non voglio insegnare il mestiere a nessuno, semplicemente mi piaceva al mattino avere una bussola su cosa ci fosse da leggere sulle pagine culturali dei giornali: non posso permettermi di comprarne più d'uno e a volte sceglievo la testata proprio in base alle segnalazioni della rubrica. Mi spiace che la tolgano e spero che capiti come per la sigla delle province sulle targhe automobilistiche: prima qualche burocrate che si riteneva molto intelligente pensò che fosse da abolire e poi dopo un po' si è capito che era utile e non faceva male a nessuno, così tra breve la rivedremo. Mi auguro che allo stesso modo qualcuno in viale Mazzini ci ripensi e ridia a me e agli altri centoquarantonovemila e novecentonovantanove affezionati il piacere di Terza pagina. Pier Paolo Ferrerò, Torino I medici pubblici e il lavoro privato II ministro della Sanità vuole impedire ai medici pubblici di esercitare la libera professione fuori dall'orario di lavoro. E' un provvedimento più che doveroso poiché non è corretto che un lavoratore svolga attività in concorrenza con quella della azienda da cui dipende. E quale datore di lavoro permette ai propri dipendenti di svolgere attività liberoprofessionali all'interno dell'azienda concedendo «spazi» e «strutture»? I medici pubblici, molto ben pagati, devono lavorare con umiltà e il massimo impegno, consapevoli dei limiti della loro disciplina, che non è una scienza. Al contempo le Aziende Sanitarie dovrebbero vietare qualunque attività libero-professionale sia dentro che fuori dalla struttura, realizzando così un risparmio e un beneficio per la collettività. Chi non vuole accettare è libero di andarsene: tanti giovani medici ma ugualmente competenti sarebbero ben felici di poter lavorare alle nuove condizioni stabilite dall'Amministrazione. Luigi Cavalieri, Bologna Le brutte figure dello Stato Ancora una volta lo Stato è riuscito a rimediare una brutta figura nella occupazione principale: fare soldi sulle spalle dei suoi sudditi. E' incredibile che un gioco semplice come il gratta e vinci possa nascondere tante e tali insidie e trucchi per non pagare, anche quando l'evidenza della vincita è più che chiara. Anche se i numeri coincidono danno solo una illusione di vincita. Se al loro computer quel biglietto non risulta però vincente, non c'è nulla da fare, a causa di un errore di stampa la vincita non viene pagata. Ma lo ha forse stampato il giocatore il biglietto? Proporrei una provocazione a tutti quelli che hanno giocato senza vincere: prendete il vostro biglietto e mandatelo ai monopoli di stato con la richiesta di pagamento di un premio qualsiasi. Non importa quale. Se gli errori di stampa sono in grado di trasformare un biglietto vincente in carta straccia, non è da escludere il contrario. In altre nazioni, tentar non nuoce, questo avrebbe un effetto dirompente di ingolfamento e paralisi totale dell'amministrazione dei monopoli e conseguen- te «che gli serva di lezione». Solo in altre nazioni però. Qui, per una usanza tipicamente borboni ca per qualunque cosa ci va il bollo, per cui in pochi sarebbero disposti a spendere ventimila lire per fare un dispetto allo Stato Andrea Bucci bucci@polito.it riti islamici siano rispettati tutti nei confronti di chi segue quella religione: se le deroghe alla legge italiana sono valide per gli animali, deboli e indifesi, a maggior ragione si applichino nei confronti degli uomini musulmani che delinquono in Italia (ad esempio il taglio della mano in caso in furto e così via). Ma forse i «verdi» che dividono gli animali in categorie di serie A (peppola, fringuello, animali da pelliccia ecc) e di serie B (bovini, ovini, caprini) trovano la mia proposta razzista e barbara? Achille Licursi Portocannone (Cb) La privacy in corsia Riferendosi a un articolo di Camon (16 settembre), sulla violazione della privacy nella Sanità, una lettrice si è lamentata (18 settembre) che ai piedi del suo lettino, ricoverata per partorire, stava scritto «Primipara attempata». A me hanno scritto «Primipara tarda». Qual è più seccante? Lettera firmata Risponde Ferdinando Camon Tutt'e due, penso. E tutt'e due inutili. Se quei cartelli hanno una utilità medica, basta metterli in un cassetto, accanto al letto. Penso che tante di queste rivelazioni pubbliche siano sparite, ma non tutte: è compito di Rodotà ristabilire il rispetto nella Sanità, niente nomi sulle ricette, niente cartelle sanitarie esibite in pubblico negli ospedali. La privacy è terapeutica, la violazione della privacy è patogena. Un connazionale alla Camera dei Lord La calorosa accoglienza che il Parlamento italiano ha tributato ai re Juan Carlos, che vi ha tenuto un applaudito discorso, mi dà l'opportunità di ricordare per analogia Giuseppe Osorio, nativo di Trapani ma palermitano d'adozione, giunto a Torino il 26 ottobre 1714, al seguito del re Vittorio Amedeo II, destinato a ricoprire le più importanti cariche governative. Nominato nel 1729 ministro plenipotenziario a Londra, stimato grandemente, il diplomatico siciliano, per la prima volta nella storia inglese, presenziò alle sedute della Camera dei Lord, pronunciando un discorso. Come ambasciatore straordinario, Giuseppe Osorio firmò, a Madrid nel 1749, il contratto nuziale in rappresentanza del principe ereditario Vittorio Amedeo di Savoia, in procinto di sposare l'infanta Maria Antonia, sorella del re Ferdinando VI di Borbone. Angelo Giumento, Palermo Le nuove regole sulla macellazione Il 21 luglio scorso con il voto decisivo del presidente, l'onorevole «verde» Pecoraro Scanio, la commissione Agricoltura ha approvato un prowedimento relativo alla macellazione rituale che permette ampi spazi di autonomia alle comunità islamiche ed ebrai che, che possono continuare ad abbattere gli animali senza preventivo stordimento. La morte sopraggiunge dopo atroci soffe renze per dissanguamento. Con una deroga alle norme italiane e comunitarie si torna alla barbarie ed è vivo in me il sospetto che questa decisione ignobile sia sta ta adottata per non sembrare razzisti verso gli extracomunitari. Ebbene a nome degli animali che saranno massacrati con grande sofferenza io chiedo che i Le lettere iranno inviate, a: LA STAMPA ''Via Marenco 32,10126 TORINO*' fax OH -6568924 e-mail lettere@lastampa.it

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