Un mondo di fondi in pericolo

Un mondo di fondi in pericolo Un mondo di fondi in pericolo In gioco 200 miliardi di dollari con gli «hedge» E MILANO ASTANO poche cifre per dare un'idea dell'importanza degli «hedge fund», letteralmente «fondo copertura dei rischi», nel pianeta della finanza globale. Nel mondo sono più di 4 mila e amministrano un patrimonio di oltre 400 miliardi di dollari, ovvero circa 700 mila miliardi di lire. Ma la loro influenza è immensamente maggiore. Basti dire che il Long Term Capital Management, l'ormai famigerato Ltcm, ha in corso, con un capitale di «soli» 4,8 miliardi di dollari, operazioni per 200 mihardi... Il sospetto, insomma, è che il mondo della finanza globale sia percorso da una rete di (relativamente) poche iniziative di privati, aperte solo ai ricchi (il «biglietto d'ingresso» minimo per partecipare a un «hedge fund» è di un miliardo almeno), capaci però di condizionare l'andamento delle economie grazie all'effetto leva permesso da sofisticati meccanismi finanziari e dalla benevolenza delle legislazioni dei paradisi fiscali. Perché gli «hedge fund», nella quasi totalità, risiedono alle Bahamas, alle isole Cayman o in altri lidi ospitali. Ma come funzionano? Non è facile individuare un denominatore comune tra le tante categorie in circolazione. In generale, si tratta di fondi che investono in azioni (oppure obbligazioni, materie prime, tassi di interesse ecc.) con la possibilità di operare vendite allo scoperto. Un esempio, tratto dalla storia del fondo oggi nell'occhio del ciclone, promosso da John Meriwether e dai premi Nobel Merton e Scholes, può chiarire i meccanismi del sistema. Mettiamo il caso che si ritenga che il valore del Btp italiano tenda a convergere, in vista dell'Euro, con quello del Bund tedesco. Per far soldi Meriwether, come tanti altri speculatori, si è messo a vendere titoli tedeschi e a comprarne altri italiani, di analogo importo, anticipando la tendenza dei mercati e lucrando la differenza. Meriwether, però, non si è mosso con quattrini propri ma con quelli prestati da banche e istituti sulla base di un contratto che legava, per un minimo di tre anni, chi prestava i soldi e il fondo. Non solo. Ltcm non si è limitato a comprare titoli ma, per amplificare la tendenza, ha operato sui futures, ovvero «derivati» che consentono di comprare, versando solo uno scarto di garanzia, il diritto a comprare titoli a un prezzo prefissato. Versando 10 (o anche meno) è così possibile prenotare titoli per un importo 100. E Meriwether, per la verità, ha comprato futures dei futures, amplificando la scommessa di 50, se non di cento altre volte ancora. Peccato che questa e analoghe scommesse sulla carta di poco rischio (tassi di interessi danesi contro cartelle postali di Copenhagen, ad esempio) non siano andate a buon fine, dopo la crisi russa che ha spinto i mercati nella direzione opposta a quella prevista da Meriwether: tutti infatti sono andati a caccia di titoli-rifugio privilegiando il Bund ai titoli dell'area latina. Il principio, insomma, è di ac- quistare ciò che si ritiene sottovalutato vendendo contemporaneamente ciò che si ritiene v; ~ sopravvalutato. s Un gioco molto f lucroso se si indovina l'onda giusta e che ha consentito in questi anni guadagni favolosi. Ma anche molto rischioso se, per amplificare i vantaggi, si utilizzano i derivati. «E il mondo dei derivati - nota il Financial Times - viaggia a braccetto con quello degli hedge fund». Il risultato è che molti ricchi nel mondo in questi giorni tremano. Con gli hedge fund le garanzie sono, in pratica, limitate alla fiducia nei promotori. E può capitare, come ai soci iniziali di Ltcm, di perdere tutto in un mese (il 44% nel solo mese di agosto) senza ricevere nemmeno una telefonata di spiegazione. lu.b.] v; ~ s f Il direttore Uic Piero Ciampicali Sotto a sinistra il banchiere svizzero Cabiallavetta

Persone citate: Cabiallavetta, John Meriwether, Long Term, Meriwether, Merton, Piero Ciampicali, Scholes

Luoghi citati: Bahamas, Copenhagen, Milano