Olio alla sbarra, giallo sugli aiuti

Olio alla sbarra, giallo sugli aiuti Procedura Ue contro il decreto a tutela del Made in Italy. Confermate altre sanzioni Olio alla sbarra, giallo sugli aiuti Finto: 500 miliardi in più ROMA. Chi ha dato, ha dato. Niente da fare: la Corte di giustizia europea ha respinto il ricorso presentato dall'Italia contro le sanzioni applicate dalla Commissione europea in seguito a errori e irregolarità nella gestione dei mercati agricoli nel nostro Paese tra il 1992 e il 1993. La multa che si sperava di veder cancellata è di circa 109 miliardi di lire, già detratti dall'Ue ai finanziamenti destinati ai produttori italiani. I tagli hanno colpito le spese di stoccaggio per la carne bovina, i premi agli ovini, lo stoccaggio di cereali, la messa a riposo di terreni in Sicilia e i rimborsi alle spese di stoccaggio di zucchero. Ma c'è anche il capitolo dell'olio d'oliva, una questione che rischia di diventare esplosiva come le quote latte: su questo fronte, a causa della legge di tutela approvata a Roma, la Commissione europea ha aperto una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia. La contestazione non riguarda il merito del provvedimento, ma le procedure. Per Bruxelles, infatti, l'Italia non avrebbe dovuto approvare la legge in quanto i Quindici avevano già annunciato a giugno l'intenzione di introdurre disposizioni comunitarie a tutela dell'olio d'oliva. Roma ha adesso ancora una decina di giorni di tempo per esporre le sue ragioni. Intanto sulla vicenda fioccano le polemiche: «Il governo italiano quando va a Bruxelles non sa trattare sulle politiche agricole, non è in grado di difendere l'Italia. Ci vuole la massima fermezza nel sostenere la validità del provvedimento», dice il presidente della Confagricoltura, Augusto Bocchini. «Senza contare - aggiunge Bocchini, giudicando il danno insostenibile - il taglio del l'aiuto alla produzione, che ha comportato all'Italia, per la cam pagna '97-98 una riduzione di al meno 400 miliardi di lire». E la Coldiretti: «La procedura di infra zione aperta da Bruxelles contro l'Italia per la legge sull'olio di oli va nasconde un problema di poli tica europea - dice il presidente Paolo Bedoni - gli interessi com merciali non devono prevalere sulla tutela del consumatore. L'e tichetta chiara e non ingannevole è infatti una scelta per garantire i consumatori». Da parte sua la Confederazione italiana agricoltori chiede al governo tre cose: insi stere presso la Commissione euro pea per ottenere minori tagli agli aiuti; avere pronta una risposta efficace per contrastare la proce dura d'infrazione; definire con precisione nella finanziaria gli stanzaiemnti per il piano olivicolo nazionale. Nel dibattito interviene anche il presidente dell'Unaprol Nicola Ruggiero, che rivolge dure critiche all'industria: «Alcuni industriali e commercianti dell'olio d'oliva mentono sapendo di men tire: la procedura d'infrazione av viata dalla Commissione europea nei confronti dell'Italia, infatti, non riguarda il merito del provvedimento, come qualcuno vuol fare credere. Ma costoro sbagliai se pensano di poter bloccare la legge attraverso cavilli burocratici». Ma il ministro Pinto interviene cercando di sdrammatizzare la complessa questione: la riduzione dell'aiuto europeo non sarà poi una tragedia per gli olivicoltori italiani che, anzi, incasseranno quest'anno circa 500 miliardi in più a titolo di integrazione di prezzo. Quindi niente allarmismi, per la campagna 1997-1998 i produttori italiani di olio d'oliva otterranno aiuti comunitari intorno a 1290 miliardi e 700 milioni, contro i 782 miliardi e 430 milioni della precedente. Pinto si è anche dichiarato ottimista sulla possibilità che nell'arco di un mese possa essere approvata la proposta di una specifica normativa europea sull'olio d'oliva che potrebbe essere presentata dalla Commissione Ue già nella prima decade di ottobre. Vanni Cornerò

Persone citate: Augusto Bocchini, Bocchini, Nicola Ruggiero, Paolo Bedoni, Vanni Cornerò