«Investo sui miei 8 figli»

«Investo sui miei 8 figli» «In Italia c'è troppa prudenza, bisognerebbe scrivere un elogio all'audacia» «Investo sui miei 8 figli» De Rita-, la famiglia è fondamentale D OTTOR Giuseppe De Rita, come definirebbe il suo lavoro? «Sono un ricercatore sociale, cioè ricerco quello che sta nella società. Io odio l'uso del sondaggio indiscriminato, bisogna entrare nella società e cercare di capire, annusare...». In questo momento cosa sta «annusando»? «Due o tre cose che non mi piacciono. Nel '68 scoprii l'economia sommersa a Prato, Valenza, Biella, Fermo, Arzignano... Negli Anni Settanta mi sono accorto che questi localismi tenevano in piedi l'economia italiana. Ogni volta che torno dalle periferie mi sento contento: anche di recente nel Mezzogiorno ho trovato moltissime persone che vogliono fare un patto per lo sviluppo. E ogni volta mi commuovo per la loro vitalità». Quali sono le sue perplessità, oggi? «La prima è che la nostra è una società che ha slittato la responsabilità verso l'alto. Da una parte abbiamo fatto sacrifici per entrare in Europa spostando la responsabilità verso Ciampi e il Tesoro, ma c'è stata una tendenza anche a spostarla verso il potere reale. Io sento aria di oligarchia, ci sono tre o quattro oligarchie che pesano sul Paese. Sono poteri intrecciati tra giornali, industriali, politici, magistrati, simpatizzanti... questo mi dà la vertigine della fine della politica. Il potere rischia di passare dalla politica ad altri. Questo slit- tamento significa una riduzione della vitalità di base. Sento che stiamo andando verso la cultura elitaria di pochi che pensano e decidono per tutti e questo non ha mai portato né fortuna né vitalità al nostro Paese». E la seconda perplessità? «Mi pare, girando l'Italia, che ci sia una tendenza a rinchiudersi nel proprio guscio per vedere cosa succederà, chi comanderà in Europa, quali saranno i nuovi vincoli. Abbiamo creduto molto allo sviluppo dell'Europa Orientale, investito in Ucraina, in Russia e in Romania, ma adesso stiamo tornando al cuore dell'azienda, verso noi stessi anziché verso la diversificazione. C'è troppa prudenza in Italia. Io penso che si debba invece scrivere un elogio dell'imprudenza». E gli italiani e le Borse? «Io non ho neppure un'azione, però il gioco attiene al gusto dell'italiano. Chi ha soldi gioca in Borsa e chi no alla lotteria. Il fondamento è fare soldi a mezzo di soldi». E lei come ha fatto col suo stipendio a crescere otto figli che oggi hanno tra i 37 e i 25 anni? «Sì, ho 6 maschi e due femmine. Il punto più delicato è stato quando i figli crescevano e io non potevo guadagnare di più. Furono duri gli anni tra il Sessanta e l'Ottanta. Però mia moglie ed io abbiamo fatto funzionare la famiglia grazie ad una casa che avevo comperato dopo la lunga missione internazionale in Persia. Così non c'era il problema dell'affitto. Mia moglie poi scriveva copioni per la tv dei ragazzi. Fino agli Anni Settanta guadagnava più lei di me. Non abbiamo mai avuto una donna di servizio, non l'abbiamo nemmeno oggi e abbiamo fatto un po' come una caserma. Oggi sarebbe più difficile avere una famiglia così anche con due stipendi perché le tasse sono troppo alte». Come ha educato i figli? «Con la cultura della diversità. L'unica salvezza per una famiglia numerosa è la diversificazione: la prima figlia è antropologa, il secondo ingegnere aeronautico, il terzo dottore in teologia, il quarto lavora in banca, il quinto fa il pubblicitario ad Amsterdam, la sesta si occupa di interventi sociali, il settimo sta diventando avvocato e l'ottavo è uno sceneggiatore cinematografico». Come ha fatto a seguire otto figli? «La famiglia numerosa risolve i suoi problemi all'interno della sociometria fraterna. Ai genitori arriva solo il 20 per cento. I figli si confidano e si aiutano fra di loro. Anche oggi con i problemi professionali si sentono e si aiutano». Come si pianificano spese, viaggi, vacanze per otto figb? «Quando eravamo dieci c'erano vincoli di orario mattutino, prima che li accompagnassi a scuola con il pulmino. Ci si dividevano i compiti. Un gruppo faceva i letti, i grandi badavano ai piccoli, i medi comperavano la pizza e il latte per la colazione. Le vacanze le abbiamo fatte tutti insieme nello stesso posto, a Courmayeur. E' stata una vita felice, e questo lo può vedere dai volti di mia moglie e mio». Ma lei voleva una grande famiglia per motivi religiosi? «No, volevamo avere una famiglia numerosa. La dimensione religiosa non è mai entrata in questo discorso. Mia moglie ed io siamo molto religiosi, i figli sono battezzati ma ne abbiamo anche alcuni che sono liberi pensatori». Ma lei è stato un buon padre? «Non lo so, è stato conseguente al mio modo di pensare. Il padre è il garante della diversità dei figli». La famiglia in Italia conta ancora moltissimo? «La cosa fondamentale della famiglia italiana è legata alla sua dimensione economica. Il fatto che ha cementato la famiglia italiana è stato che la famiglia è il maggior soggetto di reddito, dallo stipendio dei genitori alle pensioni dei nonni. Il maggior soggetto dei risparmi e di consumo. E' il maggior soggetto d'investimento». Lei è appassionato di musica, ed ex suonatore di pianoforte. Quando si dedica a questa sua passione? «La sera. Nessuno ha mai visto De Rita in un salotto. Vedo solo amici, vado al ristorante con mia moglie o con i miei figli se no sto a casa, leggo e sento musica». Fa sport? «No. Infatti peso 98 chili, mi piace troppo mangiare» Alain Elkann ti Oggi sarebbe più difficile avere un ménage così Le tasse sono troppo alteyy Vacanze sempre insieme e grande solidarietà. Così sono riuscito a crescerli bene ■■ «In Italia c'è troppa prudenz«InveDe RitaIl ricercatoGiusepDe RLa sua è usuper famigdi dieci perso ■gsmmmmmmmmmmmm H Cognome. §Nom..S!.WSIW$. 1 , ROMA |SWB«i*:.9M!?»»«Sn § Moria Luisa, 8 figli r i ftatferaca; ROMA H 1 JM9MS I MUSICA iBrmo <W Molare: ROMA :; Il ricercatore Giuseppe De Rita La sua è una super famiglia di dieci persone DOMENICA CON

Persone citate: Alain Elkann, Ciampi, De Rita, Giuseppe De Rita