GRAZIE ALBERTO

GRAZIE ALBERTO GRAZIE ALBERTO Ioni, fra l'urlo di passione del suo popolo. Basta con lo sci agonistico, con le vittorie che gli hanno dato la gloria ma anche lo stress, con le magiche imprese che hanno segnato 13 stagioni straordinarie e irripetibili. Alberto Tomba ha vinto 50 gare di coppa, 5 medaglie olimpiche, 4 medaglie mondiali e 1 Coppa del Mondo. E' stato, come riconoscono perfino i suoi critici, che sono sempre stati tanti, magari troppi, uno dei migliori sciatori di tutti i tempi. Alberto Tomba siede nell'Olimpo dello sci accanto a Stenmark, Killy, Girardelli, Sailer, Thoeni, Zurbriggen, Colò, i re delle nevi che hanno scritto le pagine più belle del grande libro. Un addio che lascia un vuoto difficilmente colmabile nello sci italiano, che ora può contare solo sulle nobiltà umane e sportive di Deborah Compagnoni, e un acuto senso di disagio in quello mondiale, che troppo spesso, e colpevolmente, ha chiuso occhi e orecchi davanti ai suggerimenti del campione capace di restituire dignità e prestigio allo sport della neve. Tutti, dirigenti e atleti, dovrebbero invece ringraziare Alberto che li ha resi più credibili e soprattutto più ricchi. Lo sport azzurro perde il suo protagonista più importante e per tanti versi più amato. Lo sport in generale, visto che Alberto ci veniva invidiato dal inondo mtero, non solo lo sci che assai difficilmente riuscirà a esprimere un altro campione di tale livello e popolarità. Dopo la Valanga Azzurra fu necessario almeno un decennio di inutile attesa e di grami risultati prima di scovare, quasi per caso, proveniente dalla città e non dalla montagna, un fenomeno come Alberto, uno sciatore che sapesse unire in maniera mirabile potenza e stile, un campione dalla filosofia semplice ed efficace: o la va o la spacca, conta solo la vittoria. C'è però una grande differenza, fra lui e le grandi stelle italiane del passato. Gustavo Thoeni e Piero Gros, gli eroi della Valanga Azzurra, con le loro vittorie misero l'Italia sugli sci, contribuirono a creare uno sport di massa che significava miliardi per aziende del settore e località turistiche. Erano rispettati e amati, giustamente, ma niente a che vedere con la passione quasi isterica dei tifosi di Tomba e dell'altrettanto radicale avversione dei suoi nemici. Alberto è sempre stato così, in tutto quello che ha fatto o subito: bianco o nero, senza sfumature. Campione supremo e senza difetti per i suoi fedeli, sciatore incompiuto per i suoi critici. Vista dalla parte bianca, la sua camera sportiva è stata un'apoteosi di vittorie, una girandola di grandi imprese e di buoni sentimenti, come suggeriscono per esempio il suo impegno per l'Unicef e le opere di beneficienza che lui ha sempre preferito tenere nell'ombra. Vista dalla parte nera, invece, la sua storia è un miscuglio di successi sulle nevi e di limiti caratteriali e tecnici, un po' pauroso e un po' mammone per via delle libere mai disputate malgrado il fisico adatto e una carriera senza gravissimi infortuii. Tutto vero e tutto falso: in ogni caso, grazie Alberto. Cario Coscia

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